Ecco il primo ponte vegetale a Londra
Sta per essere ultimato il primo ponte vegetale a Londra, ma è già sommerso di critiche dagli inglese per primi…
Dal canale di Panama allo stretto di Suez l’annuncio della creazione di una grande opera ha sempre avuto risposte di pubblico contrastanti: ingenui entusiasti e grandi detrattori, speculatori e iettatori.
Così, quando Boris Johnson, sindaco di Londra, ha annunciato il via ai lavori del Garden Bridge, come da copione, si sono scatenate le voci assolutamente a favore contro la stragrande maggioranza di quelle assolutamente contrarie.
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C’è da chiedersi come mai, un popolo così attento alla Natura, come quello inglese, stia facendo muro contro un progetto che, sulla carta, darà respirò ad una delle metropoli più trafficata d’Europa.
L’idea di una passeggiata verde sul fiume nasce nel 2002 dall’attrice Joanna Lumley: un ponte pedonale, ex-novo, totalmente ricoperto di alberi e altre innumerevoli specie vegetali che andrà ad unire le due sponde del Tamigi da Temple a South Bank.
Una costruzione di cemento interamente rivestita di rame, una passerella verde lunga 367 metri il cui vero scopo, secondo l’attrice inglese, sarà quello di “ far battere i cuori e calmare le menti agitate”.
Il progetto, disegnato da Thomas Heatherwick, l’importante designer a cui fu affidata anche la realizzazione dell’enorme braciere olimpico di Londra 2012, è ispirato alla Highline newyorkese, la linea della metropolitana in disuso i cui costi di smantellamento sono stati evitati grazie alla riconversione della struttura in parco pedonale, cosa che, tra l’altro, ha anche riqualificato la zona circostante.
La prima critica riguarda chiaramente il fattore economico: indicato come l’ennesima inutile speculazione edilizia la cui sola costruzione costerà 175 milioni di sterline di cui, 60 milioni, verranno recuperati da fondi pubblici.
Seconda aspra critica è l’utilità: la struttura, così com’è pensata, non può sostenere più di 2.500 persone per volta, quindi l’accesso sarà necessariamente limitato, non ci si potrà fermare a fare picnic, non potrà far parte di percorsi di manifestazioni e non sarà aperto ai ciclisti, una serie infinite di limitazioni inaccettabili per un popolo abituato a fruire in maniera libera persino alle opere d’arte.
In più il ponte sarà sede, una volta al mese, di eventi e manifestazioni, mentre i suoi cancelli verranno regolarmente chiusi dalla mezzanotte alle 6 del mattino, questo, per i londinesi si traduce in poche parole: Ennesima Attrazione Turistica in una zona che ne conta già più di 20!
Terza critica: i costi di manutenzione, che si prevede arrivino a circa 3,5 milioni di sterline l’anno, saranno recuperati interamente dalle manifestazioni mensili o bisognerà integrarli con il pagamento di un biglietto?
A difendere il progetto c’è, in prima linea il suo ideatore, Thomas Heatherwick, che sottolinea come ogni grande opera abbia avuto la sua parte di critiche, la stessa Tour Eiffel come orribile… E comunque, se vogliamo paragonare il ponte vegetale a Londra con la Highline di New York, ricordiamoci che è interdetta ai ciclisti ed ha degli orari di chiusura. La struttura deve necessariamente sopportare il peso di 3.000 mc di terra, indispensabili per la sopravvivenza delle diverse specie vegetali, il cui ciclo vitale contribuirà a rendere l’atmosfera e i colori del ponte sempre diversi a seconda delle stagioni, rendendo la passeggiata un’esperienza sensoriale completa sotto ogni punto di vista.
Ditelo ai detrattori, magari saranno solo invidiosi…
Ultimo aggiornamento il 29 Gennaio 2024 da Rossella Vignoli
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