Anche i virus aumentano con il riscaldamento globale, lo dice uno studio norvegese
Caldo, poi freddo, poi di nuovo caldo. Picchi verso l’alto e verso il basso, piogge torrenziali e fenomeni di arsura tropicale. Un dato è certo: dobbiamo e dovremo abituarci ad clima sempre più schizofrenico nella sua fenomenologia. Effetto dell’intrinseca evoluzione delle stagioni, ma anche e soprattutto conseguenza di decenni contristati da inquinamento, effetto serra, e dal conseguente riscaldamento globale.
Il dito va puntato con fermezza contro le attività umane, e come per un effetto boomerang ora è proprio l’uomo a pagarne le conseguenze. Catastrofi naturali che lasciano dietro di sè scie di morte e distruzione, ma ora anche un preoccupante aumento delle patologie virali.
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La rivelazione arriva dall’Istituto nazionale di veterinaria norvegese, che in un recente studio ha evidenziato la correlazione tra l’incremento delle temperature e la crescente colonizzazione di parassiti come le zecche, potenziali veicoli di pericolose malattie tra gli uomini.
Sotto la lente d’ingrandimento è finita in particolare la zecca Ixodex ricinus, rinvenuta 400 km più a nord del suo limite geografico conosciuto, e anche ad altitudini superiori, fino a 800 metri al disopra del livello del mare. Un fenomeno inatteso solo 50 anni fa.
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Non è un caso che nella stessa area sottoposta ad indagine si sia affiancata alla zecca anche l’encefalite virale che normalmente vi si accompagna. L’ uomo torna ad essere vulnerabile, insomma, soprattutto nei periodi di forte umidità, e quando sottoposto a repentini sbalzi di temperatura.
L’equipe di scienziati scandinavi ha inoltre osservato la crescente diffusione di un’altra malattia, l’infezione da Campylobacter, una malattia gastrointestinale spesso trasmessa dai polli, soprattutto in estate.
Il segnale è chiaro. Dobbiamo ergere difese più efficaci rispetto ad un clima sempre più imprevedibile e spesso ostile, e facendo ben attenzione ad entrare in contatto con tutti gli animali, dal simpatico Fido, alle bestie da allevamento, per finire con le specie selvatiche.
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Ultimo aggiornamento il 23 Marzo 2024 da Rossella Vignoli
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