Carne artificiale: nuove ricerche per diminuire le emissioni di CO2
Carne artificiale: in arrivo nuovi filoni di ricerca e sviluppo per cercare di ottenere carne artificiale in maniera più sostenibile
Fecondazione in vitro, arti robotici, organi artificiali, è tutto già realtà, o quasi; eppure c’è stato un momento in cui sembrava solo fantascienza. Un gruppo di scienziati dell‘Oxford University e dell’Università di Amsterdam, sarebbero in grado di sviluppare della carne in laboratorio. Sì, carne con cui sfamarci al posto di quella tradizionale da allevamento e soprattutto diminuire le emissioni di CO2..
Gli scienziati si sono avvalsi del lavorìo del Cyanobacteria hydrolysate, un batterio che ha il compito di fungere da nutriente e da energia per le cellule. Il tessuto artificiale risolverebbe così diversi problemi, prima fra tutti la sottoalimentazione, e la richiesta sempre più crescente di carne da allevamento; inoltre, un tessuto prodotto in laboratorio anziché frutto di un allevamento intensivo, riburrebbe di molto il nostro impatto sull’ambiente.
Innanzitutto a livello energetico: la carne artificiale taglierebbe drasticamente (di circa il 96%!) le emissioni di gas serra. Per non parlare dell’impatto sulle risorse, prime tra tutte acqua e terra.
CONOSCI QUAL’È L’impatto della produzione di carne sulle risorse del pianeta?
Il rapido sviluppo industriale di Paesi come la Cina e l’India, ha innescato un processo di massiccio sfruttamento degli spazi oltre che dell’energia. Cambiamenti, che hanno portato il prezzo del grano e del riso a salire rapidamente, così come sempre più massiccio e rapido è stato il processo di deforestazione in Amazzonia e il crescente fenomeno dei ‘furti di terra’ (quellod efinito come land grabbing) nei Paesi più poveri da parte di grandi aziende occidentali.
La carne artificiale richiederebbe tra il 7% e il 45% di energia in meno rispetto a quella tradizionale, e basterebbe solo l’1% di terreno e il 4% d’acqua a farla crescere. Ma ovviamente, un procedimento del genere non può arrivare con il suo carico di effetti collaterali; il primo è il prezzo.
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Questa iniziativa diventerà quanto più economica quante più aziende e associazioni decideranno di investire nella ricerca. L’organizzazione animalista People for the Ethical Treatment of Animals si sta già prodigando per trovare finanziamenti; dopotutto, sono sempre di più le persone che nel Mondo industrializzato stanno iniziando ad avere a cuore la salute degli animali e dell’ambiente, mentre diminuire le emissioni di CO2 è l’obiettivo anche dei Governi stessi.
Su internet girano ormai da tempo video che documentano la brutale conservazione e macellazione degli animali da allevamento; non tutti vogliono sentirsi costretti a diventare vegetariani, ma sarebbero ben felici di mangiare carne che non fosse l’effetto di un maltrattamento brutale.
Un’invenzione dunque, che anche se non sostitutiva degli allevamenti tradizionali, potrebbe fungere da ottimo rinforzo al sistema degli allevamenti; rispondendo alla domanda sempre più crescente di proteine animali, forse potrebbe anche portare gli allevatori ad un comportamento più equo e sostenibile, nei confronti dell’ambiente e del bestiame stesso.
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Un altro effetto collaterale è l’energia necessaria per produrre la carne artificiale; infatti coltivare carne di pollo in laboratorio ha un costo iniziale maggiore che non allevarlo, ma con il vantaggio che ci vorrebbero solo 5 anni, anziché 10.
La ricerca per ottenere la carne artificiale al momento è stata finanziata dall’organizzazione non-profit New Harvest, che si occupa di cercare alternative alla produzione della carne e speriamo che in futuro l’interesse aumenti perché i vantaggi di questa idea sono maggiori dei sacrifici che bisognerebbe compiere per ottenerla.
C’è inoltre infatti la possibilità che questa carne artificiale sia più sana di quella vera perché non sarà gonfiata dagli ormoni, dai cortisoni né arricchita di conservanti e coloranti.
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Ultimo aggiornamento il 20 Dicembre 2018 da Rossella Vignoli
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