C’è molto traffico sui ponti per… animali!
Un po’ di tempo fa avevamo richiamato la vostra attenzione sul problema degli attraversamenti animali nelle località di montagna o appena fuori dal contesto urbano.
Problema brillantemente risolto nel parco canadese di Banff , dove sono stati creati dei veri e propri sottopassi per consentire il passaggio indisturbato della fauna locale. Dopo 3 anni di studio e avvistamenti, i ricercatori hanno potuto constatare con enorme entusiasmo che i sottopassi funzionano e sono stati utilizzati dal 20% degli orsi.
Diversi altri Paesi hanno cercato di intervenire nell’ottica di una minimizzazione dei danni per salvaguardare non solo gli animali ma anche l’incolumità dell’uomo. E’ così che sono comparsi cartelli stradali, catarifrangenti antiselvaggina, barriere olfattive (in Austria e Germania), ultrasuoni (USA e Germania), recinzioni di vario tipo. Alcuni paesi come la Germania hanno persino messo una multa di 35 euro per chi è scoperto utilizzare i cavalcavia destinati agli animali.
L’Olanda in questo senso è una delle più avanzate: addirittura un cavalcavia di 800 metri per consentire il passaggio agli animali sulla A50, l’autostrada più lunga. E persino il Kenya ha allestito dei sottopassi per consentire agli elefanti di passare indisturbati!
Tutto questo però non ha prodotto notevoli risultati, tanto che continuano a capitare incidenti.
E in Italia a che punto siamo? Purtroppo mancano ancora leggi e regolamenti a livello nazionale e nel frattempo ogni anno 1,5 milioni di animali perdono la loro vita nell’impatto con le automobili. Si tratta per lo più di ungulati, lupi, orsi, ricci, anfibi e uccelli.
In più bisogna fare i conti con il costante aumento del traffico, le cui previsioni tutt’altro che rosee parlano di una percetuale che oscilla dal 150 al 200% entro il 2025.
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La regione più attenta e sensibile alla problematica si è confermata il Friuli Venezia Giulia, che ha realizzato 4 ponti verdi lunghi fino a 800 metri, 4 tunnel e 50 sottopassi, numeri che le hanno consentito il riconoscimento di regione più verde d’Italia dalla LIPU, in occasione del meeting internazionale del IENE (Infra-Eco-Network-Europe).
Segue il Parco Regionale lombardo del Ticino che vanta inoltre un ponte per pedoni e animali, il Ponte del Gabibbo, lungo 40 metri, e un ponte di oltre 500 metri che funge da attraversamento sopra una superstrada.
Generalmente, a fronte di nuove infrastrutture, si cerca sempre di compensare con la creazione di nuovi habitat vegetali come è avvenuto per la realizzazione della Terza corsia, della Villesse-Gorizia e per il completamento della A28.
La società Autovie Venete si è difatti attivata con una serie di iniziative volte a ripristinare il corretto equilibrio ambientale, per citarne alcune il trattamento delle acque meteoritiche, la creazione di canneti e boschetti e il sovrappasso sulla galleria di Savogna.
Tuttavia i dati sono più che esaustivi e risulta chiaro che la presenza di strade, autostrade e ferrovie rappresenta ancora oggi una delle maggiori minacce per la vita della fauna locale.
Che senso ha creare un parco se poi non siamo in grado di gestire adeguatamente la costruzione delle nuove infrastrutture?
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Ultimo aggiornamento il 24 Marzo 2024 da Rossella Vignoli
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