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Perché i ciclisti non rispettano i segnali stradali?

Problemi e soluzioni a una problematica che non è solo un luogo comune

L’utilizzo della bicicletta in città è un fatto molto positivo per la salute e l’ambiente, si sa, ma questa sana abitudine rende necessario che le amministrazioni locali si occupino di risolvere un’importante questione: perché i ciclisti non rispettano i segnali stradali? Di seguito, alcune riflessioni sul tema.

Perché i ciclisti non rispettano i segnali stradali?

Qualche anno fa, in Canada, a Toronto aveva fatto molto discutere il caso dell’assessore Karen Stintz, che era stata multata per aver attraversato la strada con la sua bicicletta incurante del segnale di stop. L’assessore aveva tentato di contestare la multa, provocando così l’indignazione dei cittadini.

Ma al di là del fatto specifico, il caso di Karen Stintz ha messo in evidenza la questione della generale noncuranza della segnaletica stradale da parte dei ciclisti, anche in Nordamerica.

Il vero problema, secondo molti, sta proprio nell’urbanistica della città e nel modo in cui sono organizzati incroci e sensi unici. Ad esempio, di fronte alle lamentele per i numerosi ciclisti che percorrono nella direzione sbagliata strade a senso unico, questi rispondono di non avere scelta, perché rispettando la segnaletica, arriverebbero a destinazione aumentando a dismisura il percorso, cosa per nulla piacevole se si considerano gli inverni canadesi (ma anche certe torride estati italiane).

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La vera soluzione è quella di progettare città e segnaletica non solo tenendo in considerazione autobus e macchine, ma anche le biciclette. Questo sarebbe un incentivo a non infrangere le regole stradali, e magari anche a lasciare l’auto a casa e prendere la bici, che non fa mai male!

Se le piste ciclabili fossero continue e curate, poi, non ci sarebbe alcun motivo di imboccare le strade nella direzione sbagliata.

ciclisti non rispettano i segnali stradali?
A Copenhagen la segnaletica urbana è molto chiara per tutti, ciclisti inclusi e questo favorisce la disciplina collettiva

Laddove esiste segnaletica chiara, non pensata solo per automobili e soprattutto laddove sono presenti piste ciclabili – la cui mancanza obbliga i ciclisti a proseguire in linea con le automobili, che è la situazione che causa la maggioranza degli incidenti – i ciclisti non hanno alcun incentivo a violare le regole della strada. O meglio: non sono obbligati a farlo per tutelare la propria incolumità.

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Del resto, quando leggete di ciclisti travolti da auto e camion, non si tratta mai del ciclista che avete maledetto perché sta transitando su un marciapiede…

Ci sono alcune città che tengono molto in considerazione le esigenze dei ciclisti. Ad esempio a Copenhagen la schedulazione dei semafori è tale da fornire un flusso costante di luci verdi alle biciclette che viaggiano nei limiti di velocità consentiti.

Altre città più piccole, come Houten in Olanda, sono diventate super-sicure grazie alle forti restrizioni alla circolazione degli automezzi (che possono circolare solo in una sorta di tangenziale esterna).

Il monito per i nostri amministratore è chiaro: la risposta non è (solo) la regolamentazione, ma la progettazione auto-centrica delle strade è il vero problema da risolvere, se si vogliono ottenere ciclisti più disciplinati, aria più respirabile e città più pulite e vivibili. Se i ciclisti non rispettano i segnali stradali, non si tratta certo di congenita mancanza di civismo, ma di necessità spesso estrema.

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Ultimo aggiornamento il 28 Giugno 2024 da Rossella Vignoli

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Rossella Vignoli

Fondatrice e responsabile editoriale, è esperta di bioedilizia, design sostenibile e sistemi di efficienza energetica, essendo un architetto e da sempre interessata al tema della sostenibilità. Pratica con passione Hatha yoga, ed ha approfondito vari aspetti dello yoga. Inoltre, è appassionata di medicina dolce e terapie alternative. Dopo la nascita dei figli ha sentito l’esigenza di un sito come tuttogreen.it per dare delle risposte alla domanda “Che mondo stiamo lasciando ai nostri figli?”. Si occupa anche del sito in francese toutvert.fr, e di designandmore.it, un magazine di stile e design internazionale.

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