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Come si ricicla la plastica in Italia? Ce lo dice il Consorzio CARPI

Nonostante i rifiuti speciali provenienti da agricoltura, commercio e industria rappresentino quasi la metà dei rifiuti in plastica annualmente inviati al riciclo in Italia, non è mai stato effettuato uno studio approfondito sui dati che emergono da questo settore.

Come si ricicla la plastica in Italia? Ce lo dice il Consorzio CARPI

Il Consorzio CARPI (Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia), operativo dal 2007, è un consorzio di servizi che riunisce alcune delle più importanti realtà nazionali operanti nella raccolta, riciclo e produzione di materie plastiche provenienti da superficie privata. Su sua iniziatica è nato il Libro Bianco “Il Riciclo della Plastica”, che raccoglie e analizza per la prima volta tutti i dati e le informazioni esistenti sul comparto del riciclo indipendente, per offrire una visione completa e accurata della filiera.

Occorre distinguere, però, tra due tipologie di rifiuti in plastica: quelli considerati “urbani”, soggetti alla raccolta differenziata, e quelli di provenienza industriale, il cui smaltimento è affidato quasi interamente ad imprese private. E sono proprio questi ultimi l’oggetto di indagine.

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Lo studio CARPI si prefigge tre finalità: offrire un quadro completo dei flussi di materie plastiche nell’economia Italiana, della destinazione dei rifiuti a cui danno luogo e dei materiali frutto del loro riciclo; presentare una rassegna delle principali problematiche di natura economica con le quali gli operatori della filiera del riciclo devono fare i conti; esaminare il contributo allo sviluppo dell’economia italiana che i processi di recupero e riciclo della plastica offrono dal punto di vista della creazione di ricchezza e occupazione, dello stimolo all’innovazione tecnologica, del contenimento dell’impatto sull’ambiente dei consumi.

Nel corso del 2011 sono tre le tipologie di rifiuti speciali raccolte dal Consorzio: 180 kt di rifiuti di imballaggio post-consumo dai quali, una volta tolto un 15% di scarto, no state ottenute oltre 150 kt di granulo per la realizzazione di imballaggi e altri manufatti; 50 kt di rifiuti di beni di plastica provenienti dall’agricoltura industriale; 6 kt di rifiuti pre-consumo, ovvero scarti di produzione industriale mai diventati prodotti finiti.

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Nel 2010, l’ultimo anno per il quale i dati sono disponibili, i lavoratori occupati nel settore della gestione dei rifiuti in Italia erano poco più di 135 mila, quelli del comparto del recupero e della preparazione per il riciclaggio circa 23 mila. Ma la caratteristica fondamentale di questo settore è che i lavoratori il cui impiego è legato alla filiera del riciclo della plastica non sono solamente quelli direttamente occupati nelle imprese che raccolgono, selezionano o riciclano i rifiuti: dall’attività e dal successo di queste ultime, infatti, dipendono anche le imprese che ad esse forniscono materie prime, servizi e macchinari.

Grazie ad un moltiplicatore occupazionale, è stato calcolato  che, per ogni posto di lavoro creato in maniera diretta nel settore della gestione dei rifiuti, altri 1,74 posti di lavoro vengono creati in maniera indiretta. Secondo i dati forniti dal CARPI, dunque, circa 5.160 posti di lavoro sarebbero riconducibili direttamente o indirettamente alla filiera del riciclo della plastica.

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