Come spiegare i cambiamenti climatici… senza catastrofismi
Collegandoli a fenomeni importanti come effetto serra e innalzamento del livello del mare
Attorno ai fenomeni climatici si è sviluppata una grande attenzione da parte dei media. Ma sapere come spiegare i cambiamenti climatici senza fare catastrofismi è importante. Dare la percezione reale del fenomeno e dei suoi effetti sul breve e medio termine serve a far capire alle persone che risorse naturali non sono infinite e la Terra è una sola e va salvata.
Sommario
Cosa sono i cambiamenti climatici in breve
Sono variazioni a lungo termine delle temperature e dei modelli meteorologici e possono essere fenomeni naturali. Ma dall’800 le attività umane ne sono diventate la causa principale.
Il motivo è principalmente legato all’utilizzo dei combustibili fossili (come carbone, petrolio e gas) per produrre energia da usare nelle attività produttive e nei trasporti, che però producono gas serra che intrappolano il calore.
Descrizione | |
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Cosa sono | Alterazioni significative e durature dei modelli climatici globali e locali, dovute sia a cause naturali che all’attività umana |
Cause naturali |
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Cause umane |
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Conseguenze |
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Effetti globali |
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Come spiegare i cambiamenti climatici
Alcuni non usano mezzi termini e parlano di vero e proprio bombardamento mediatico. Un allarmismo eccessivo e pericoloso che può generare psicosi. E allora quali potrebbero risultare le strategie più opportune per annunciare o raccontare eventi di tipo metereologico magari catastrofici? Una preoccupazione sorta soprattutto oltreoceano, negli Stati Uniti, uno tra i paesi più spesso alle prese con disastri naturali.
David Roberts, del sito grist.org, ritiene che l’informazione in questo particolare ambito debba seguire una moral logic, una logica morale. E cita a sostegno un originale parallelismo tra l’informazione data al pubblico sui cambiamenti climatici e le catastrofi naturali e l’informazione data dal medico al paziente nella fase precedente all’avvio di un ciclo di cura.
Quindi Roberts racconta di un medico, Tom, che durante una visita diagnostica alla paziente, Jane, una malattia degenerativa che avrà degli sviluppi critici per lei. Ma Jane, che sino ad ora non ha effettivi disturbi, non crede al medico e anzi, pensa che stia solo assecondando i propri interessi economici.
I due hanno occasione di rivedersi, il medico sottolinea nuovamente la necessità di avviare una terapia, cercando di responsabilizzare la paziente. Nei giorni a seguire la ragazza ha un forte attacco influenzale, che il medico attribuisce alla malattia, mentre Jane preferisce consultarsi con un altro medico. Quest’ultimo, avvalorando i suoi sospetti, motiva l’influenza con un semplice virus. Infastidita, Jane discute di questo secondo parere con Tom e lo invita a non essere così insistente circa la gravità e l’esistenza della sua malattia. E qui la storia si chiude.
La paziente corrisponde al pubblico che assiste ad un fenomeno climatico ma il dottore chi potrebbe essere? I giornalisti o gli specialisti in meteorologia o gli ambientalisti?
E poi Roberts si chiede: chi ha ragione tra i due? Il medico Tom ha seguito una procedura deontologicamente corretta, ma probabilmente è stato troppo solerte nel raccontare subito a Jane tutti i dettagli della patologia, il probabile decorso e le conseguenze. Un atteggiamento che ha finito per destabilizzare sin dall’inizio una paziente (in apparenza) sana come Jane.
Secondo Roberts, ma anche secondo noi, emerge chiaramente una lacuna: esistono figure professionali deputate a informare sugli eventi catastrofici ed i rischi, ma manca chi possa ‘curare’ le ansie, le paure, le reazioni delle persone a questi eventi.
D’altra parte, non è nemmeno pensabile l’istituzione di figure simili, giacché ogni evento ha una propria fenomenologia e va contestualizzato.
E allora dobbiamo incaricare i giornalisti di questo compito, attraverso la cronaca dei fatti, evitando inutili catastrofismi ma collegando comunque i singoli accadimenti a fenomeni generali, come il cambiamento climatico, l’effetto serra, l’innalzamento del livello dei mari?
Un uragano, uno tsunami o un allagamento sono episodi eccezionali, come ne sono sempre accaduti nella storia. Purtroppo, o per fortuna, in passato non esisteva tutta questa massa mediatica che spettacolarizza un evento, come non esisteva capacità di previsione.
Ed è da qui che dobbiamo partire: dalla possibilità di prevedere gli effetti di un disastro. Chi comunica un fenomeno climatico dovrebbe mandare alle persone dei messaggi utili, efficaci, tempestivi. Senza cercare per forza titoli sensazionali.
Come spiegare i cambiamenti climatici a chi non ci crede
Spiegare i cambiamenti climatici a persone scettiche, o che non credono nella loro esistenza, può essere una sfida. Bisogna adottare un approccio paziente, basato sui fatti. Ma anche utilizzare un linguaggio accessibile.
Ecco alcune strategie utili:
- Evitare il confronto diretto: le persone tendono a chiudersi di fronte a critiche o atteggiamenti condiscendenti, meglio ascoltare le altre opinioni mostrando rispetto per il loro punto di vista
- Trovare un terreno comune: non partite con dati complessi, ma proponete argomenti che riguardano la vita quotidiana, come l’aria pulita, il risparmio energetico o il benessere delle generazioni future
- Usare esempi concreti e visibili: molti fanno fatica a collegare il cambiamento climatico con fenomeni tangibili come lo scioglimento dei ghiacciai, con eventi meteorologici estremi, con l’innalzamento del livello del mare ed i moderni metodi agricoltura e allevamento intensivi. Per questo è utile mostrare foto o video di ghiacciai ritirati nel tempo, dell’aumento di eventi estremi come alluvioni, siccità e ondate di calore…
- Fare leva sulla scienza e sui dati: in un linguaggio semplice spiegare che il cambiamento climatico è il risultato di un aumento dei gas serra, come la CO2, che intrappolano il calore nell’atmosfera. L’uso di tabelle sull’aumento delle temperature globali può essere efficace. Spiegare che le misurazioni delle temperature globali sono basate su dati raccolti per oltre un secolo.
- Collegare il problema a soluzioni pratiche. Il cambiamento climatico non è solo una minaccia, ma un’opportunità per migliorare la vita quotidiana, che può condurre a dei vantaggi, come le fonti di energia pulita, la riduzione degli sprechi energetici per risparmiare denaro, la conservazione della natura…
- Evitare di politicizzare il discorso. Molti scettici vedono il cambiamento climatico come una questione politica, bisogna concentrarsi sulla scienza e sugli effetti pratici e non su argomenti ideologici o politici.
Come rispondere alle obiezioni più comuni
Molti scettici hanno dubbi specifici. Ecco alcune risposte a obiezioni frequenti:
- Il clima è sempre cambiato. Si può dare ragione al fatto che il clima ha avuto cambiamenti naturali in passato, ma oggi i cambiamenti sono molto più rapidi rispetto a quelli naturali, e l’aumento di CO2 è senza precedenti negli ultimi 800.000 anni.
- Non c’è consenso scientifico. Si può rispondere che circa il 97% degli scienziati del clima concorda sul fatto che il riscaldamento globale è reale e causato dall’uomo (fonte: National Academy of Sciences). Gli scienziati lavorano con dati verificabili, non con opinioni.
- È solo un ciclo naturale. La risposta dovrebbe spiegare che i cicli naturali, come le glaciazioni, seguono ritmi specifici e che le attuali temperature non si spiegano solo con i cicli naturali, ma con l’aumento delle emissioni di gas serra causato dall’uomo.
Invitare a fare ricerche personali
Chiedi di verificare le informazioni in modo autonomo, suggerendo fonti affidabili. Ad esempio proponendo siti scientifici come quello della Nasa (climate.nasa.gov) e dell’International Panel for Climate Change. (ipcc.ch)
Anche la visione di documentari come ‘Una scomoda verità’ e ‘Before the Flood’ e vari video su YouTube possono aiutare a vincere le resistenze.
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Ultimo aggiornamento il 11 Dicembre 2024 da Rossella Vignoli
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