CONAI: che cos’è e di cosa si occupa?
Cos’è il CONAI e a cosa serve? Ce lo siamo mai chiesti o abbiamo sorvolato su questa sigla misteriosa? in realtà riguarda la vita di tutti noi in maniera indiretta. Scopriamo insieme di cosa si occupa questo consorzio che è essenziale per la sostenibilità dell’ambiente.
Sommario
L’acronimo Conai: significato
Allora è arrivato il momento di raccontarvelo, perché chi come noi, ha a cuore l’ambiente, possa farsi un’idea di questo ente, dedicato alla raccolta dei materiali da imballo (Consorzio Nazionale Imballaggi) di tutta Italia.
Cosa sono gli imballaggi
Innanzi tutto cosa sono gli imballaggi. Tutti quei contenitori per oggetti e alimenti vari che utilizziamo ogni giorno, perché consentono il trasporto e la distribuzione dei prodotti.
Pensate alla vaschetta porta-frutta del supermercato, così come al cellophane che avvolge un libro o una rivista, alle protezioni per i mobili, alle scatole delle attrezzature sportive, al polistirolo che imprigiona giochi e vari utensili.
Insomma, tutto quello che serve a proteggere gli oggetti e gli alimenti prima di essere consumati e utilizzati, garantendone la qualità e la salvaguardia.
Da 15 anni oltre 1 milione di imprese italiane si sono consorziate per costituire un ente senza fini di lucro che gestisca i loro imballi.
La normativa
Il CONAI nasce per rispondere ad una normativa europea del 1994 che estende agli imballaggi il concetto cardine della politica ambientale europea del ‘chi inquina paga‘: la responsabilità dei rifiuti è di chi li produce.
In Italia, il D.L. 22/97 indica le linee-guida e fissa gli obiettivi di riciclo a livello nazionale ma sono CONAI, aziende ed enti pubblici a decidere le modalità di gestione dei rifiuti, che diventano una risorsa da riciclare, per toglierli dalla discarica (e dal termovalorizzatore se possibile) e garantirgli un corretto processo di recupero.
Infatti è minore l’energia necessaria a produrre una materia prima ‘di riciclo’ che una materia prima vergine.
Scopri come riciclare la carta
I Consorzi che aderiscono al CONAI sono 6, ciascuno dedicato ad un certo tipo di materiale che può essere riciclato:
- il vetro (COREVE)
- la plastica (COEPLA)
- il legno (Rilegno)
- la carta e il cartone (COMIECO)
- l’acciaio (RICREA)
Ma come opera?
CONAI ha stipulato una convenzione con la quasi totalità dei Comuni italiani (ma anche alcune società che raccolgono la differenziata) a cui paga una quota (300 milioni nel solo 2011) per lo smaltimento dei loro rifiuti solidi urbani.
Così, senza costi aggiuntivi, li va a prendere, dovunque essi siano, a Trapani come ad Aosta, per avviarli al corretto riciclo e toglierli così dalla discarica (– 61% dei rifiuti andati in discarica dal 1997 a oggi).
SCOPRI: come riciclare la plastica correttamente nella raccolta differenziata
Il ruolo dei comuni
I Comuni sono un anello importante anche per la prevenzione: più la quantità e la qualità dei loro rifiuti è alta, che significa avere una bassa percentuale di frazione estranea, maggiore sarà la cifra erogata dal CONAI al Comune. Questo induce l’Amministrazione locale a farsi carico del comportamento dei suoi cittadini per arrivare ad una raccolta più capillare e ben differenziata.
Il ruolo delle aziende specializzate
Per conto di CONAI lavorano anche una serie di aziende specializzate nel recupero degli imballi, che passerà poi a chi lo può trasformare in altro materiale ed energia.
Infatti, dall’altro capo della filiera, si trova un consorzio di imprese che si occupano della gestione dei rifiuti raccolti, li seleziona e li differenzia, per poi passare alle aziende che li riciclano in altri prodotti (materie prime-seconde).
In cosa si trasformano gli imballaggi differenziati?
- Eccovi alcuni esempi
- l’alluminio diventa bici, cerchioni
- l’acciaio sarà tondini e binari
- il vetro si trasforma in nuove bottiglie
- la plastica dà vita a felpe e tappetini, cruscotti e vaschette
- il legno si cambia in mobili
- la carta muta in scatoloni e giornali
Sono imballi circa un quarto del totale dei rifiuti urbani. E se nel 1997 solo il 33% era in qualche modo recuperato, oggi la quota è salita al 73,7%, un dato che la dice lunga sull’efficacia di questo sistema consortile.
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Zero Waste: si può
L’obiettivo finale? Zero waste, nessun rifiuto. Dalla cultura del consumismo e dell’usa-e-getta al recupero totale di ciò che si produce, in un circolo virtuoso che non inquini più.
Forse questo è il sogno di ogni ecologista che si rispetti ma si potrà avverare solo quando tutti faranno la loro parte, dal Governo alle imprese, dall’azienda al cittadino.
C’è ancora molto lavoro da compiere, specialmente a livello di coscienza individuale, ma il successo del CONAI è l’esempio concreto di quanto sia già stato fatto.
Ultimo aggiornamento il 28 Dicembre 2017 da Rossella Vignoli
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