Concorso per il grattacielo organico, menzione speciale al grattacielo di scarti
I grattacieli sono il simbolo della rivoluzione industriale del petrolio e dell’acciaio, strutture che svettano nel cielo di metropoli dove gli alberi e i rilievi naturali sono assenti o addomesticati in piccole “riserve”, sono l’equivalente moderno delle torri medievali, elementi di prestigio, che poco hanno a che fare con una prospettiva ecologica.
A Londra però si è tenuto il London Organic Skyscraper Competition, un concorso per la progettazione di grattacieli che imitano i processi naturali. Tra i vincitori e le menzioni speciali ci ha colpito il progetto di grattacielo che si auto costruisce grazie ai propri scarti.
Lo studio di architettura Chartier-Corbasson ha partecipato al concorso con un progetto che suona quasi come una provocazione: un grattacielo che è letteralmente una montagna di rifiuti.
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L’idea è quella di trasformare gli scarti domestici in materiali da costruzione, in questo caso le immondizie prodotte dagli stessi abitanti della struttura. Il punto di partenza è ispirato alle leggere ma resistenti impalcature asiatiche, usate in Indonesia ma anche ad Hong Kong, fatte di bambù, che formeranno l’intelaiatura di questo “work in progress”.
Al bambù si aggiungeranno dei pannelli prefabbricati e poi si comincerà ad attendere i primi rifiuti prodotti dai coinquilini, stoccati in apposite strutture: bottiglie di plastica, vetro e cartone che andranno a formare altri pannelli e nuovi materiali da costruzione.
In un anno gli abitanti della struttura dovrebbero essere in grado di produrre da soli una facciata tanto ampia come quella che già abitanto e tutto questo grazie ai propri rifiuti, opportunamente trattati. Il grattacielo è quindi una costruzione che evolve in base al contributo dei propri abitanti e allo smaltimento dei rifiuti veramente a km0.
Secondo le previsioni dei progettisti, questo grattacielo organico sarà una sorta di piramide che si distinguerò nella skyline di Londra per il colore verdeggiante, grazie alla presenza di giardini pensili collocati su ogni piano.
Un palazzo di rifiuti riciclati è sicuramente un nuovo modo di concepire dei vecchi simboli di potere come i grattacieli. L’economia del petrolio, dei paesi emergenti e della finanza ha prodotto negli ultimi anni strutture che superano abbondantemente i 400 metri di altezza, concentrate soprattutto in Asia. Il grattacielo che detiene il record si trova a Dubai ed è alto 828 metri, ma ci sono già progetti che puntano a superare il chilometro. Simboli della crescita esponenziale di alcune economie regionali e della ricchezza di nuove élites favorite dal prezzo del petrolio o dalle speculazioni finanziarie, ora queste torri gigantesche sono diventate anche la risposta al sovraffollamento delle metropoli asiatiche e quindi del bisogno di concentrare abitazioni, uffici e servizi in pochi metri quadri.
Il progetto londinese di un grattacielo che si autolimenta con i propri rifiuti è molto più “europea” come visione, un’idea permeata dallo spirito ecologista del “Vecchio Mondo”, che ha già passato la sua fase di boom e si trova invece ad affrontare il problema degli scarti della folle corsa industriale dei decenni passati. Può comunque proporsi come apripista nel concepire strutture funzionali sia per la questione abitativa che per quella del riciclo, sempre più pressante nelle megalopoli sorte negli ultimi anni in Asia.
La creatività si prospetta sempre di più come la soluzione ai problemi generati da una mentalità troppo pragmatica, legata al solo profitto.
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Ultimo aggiornamento il 4 Luglio 2024 da Rossella Vignoli
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