Consumo di pesce: italiani consapevoli, ma poco informati
Tanti buoni propositi, ma poche informazioni valide: sembrerebbe essere questo il quadro sul consumo di pesce dei nostri connazionali. Che fare?
Quanto è consapevole il consumo di pesce in Italia? Secondo un sondaggio effettuato da Greenpeace, negli italiani sta aumentando la consapevolezza di dover consumare prodotti ittici catturati mediante metodi di pesca sostenibili.
Ovvero, che rispettino la naturale riproduzione della specie senza forzature o metodologie brutali.
Già perché anche i pesci soffrono. Sette italiani su dieci sono disposti a pagare di più per questa causa, mentre 9 su 10 sarebbero perfino disposti a modificare le proprie abitudini alimentari.
Il sondaggio in realtà ha coinvolto mille intervistati, e, oltre agli italiani, anche spagnoli e greci. Lo stesso ha messo anche in evidenza come quasi la metà degli intervistati italiani mangi pesce almeno una volta alla settimana e lo acquista prevalentemente nei supermercati.
Consumo di pesce consapevole… ma con scarsa informazione!
Tutto molto bello. Forse. Perché poi, nel concreto, questi buoni propositi cozzano con la scarsa informazione dei consumatori italiani, spagnoli e greci. Infatti, solo uno su tre tra loro conosce l’esistenza della nuova normativa sull’etichettatura del pesce fresco.
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Mentre va ancora peggio per quanto riguarda la consapevolezza del nuovo obbligo di indicare in etichetta anche la categoria degli attrezzi da pesca utilizzati. Questa norma la conosce solo un intervistato su dieci.
Ma a smascherare ancora di più le popolazioni dell’Europa mediterranea, ci pensa anche il fatto che le popolazioni oggetto del sondaggio finiscono sempre per consumare poche varietà di pesce. Quali tonno, merluzzo, acciughe e pesce spada. Il che non fa che favorire la pesca intensiva, proprio per soddisfare la domanda di mercato così circoscritta.
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Da questo quadro si evince come da un lato ci sia la volontà di rispettare la natura – nella fattispecie le specie ittiche – anche a costo di modificare le proprie abitudini.
Ma dall’altro, questa volontà non è accompagnata da un’informazione concreta per metterla in atto. Per evitare l’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche bisogna fare di più.
Pertanto, sembra di trovarsi solo dinanzi a vuoti buoni propositi, poi sconfessati dalle cattive abitudini quotidiane.
Alla luce di questo sondaggio, Greenpeace esorta le autorità competenti dei rispettivi paesi a informare di più i loro cittadini.
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Ultimo aggiornamento il 20 Luglio 2021 da Rossella Vignoli
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