Capiamo se i contenitori per alimenti sono pericolosi, siano essi in plastica, alluminio o carta e se le pellicole che ricoprono gli alimenti venduti nella grossa distribuzione sono davvero sicure. Cosa bisogna sapere?
Sommario
Di cosa sono fatti i contenitori per alimenti
I contenitori per alimenti sono realizzati con un’ampia varietà di materiali, e ciascuno ha le sue proprietà e caratteristiche specifiche.
La scelta del materiale si basa sia sul tipo di alimento da conservare, che la durata della conservazione, e sulla possibilità di riscaldare il cibo direttamente nel contenitore e di conservarlo a basse temperature. Anche l’impatto ambientale ha un ruolo importante, per cui si predilige un materiale biodegradabile o riciclabile.
I materiali più comuni utilizzati per la produzione di contenitori per alimenti:
- Plastica: la più diffusa per leggerezza, versatilità e basso costo, è declinata in diversi tipi ed è identificata da un codice di riciclo (numero in un triangolo). La più adatta al contatto con gli alimenti sono il PET (Polietilene tereftalato, codice 1) per bottiglie di acqua e bibite, l’HDPE (Polietilene ad alta densità, codice 2) per bottiglie di latte, detersivi e alcuni contenitori per alimenti, considerato sicuro per gli alimenti, il PP (Polipropilene, codice 5) per contenitori per alimenti e biberon, resistente al calore e adatto al microonde, ed il LDPE (Polietilene a bassa densità, codice 4) per pellicole e sacchetti per alimenti.
- Vetro: materiale inerte, è considerato sicuro per il contatto con gli alimenti, non rilascia sostanze chimiche e può essere sterilizzato. È adatto alla conservazione di cibi caldi e freddi, ed è riciclabile all’infinito. Lo svantaggio principale è la fragilità.
- Acciaio inossidabile: resistente, durevole e igienico, è adatto alla conservazione e al trasporto di alimenti, anche caldi. Non trattiene odori e sapori e può essere utilizzato anche in forno.
- Alluminio: leggero e resistente alla corrosione, è utilizzato per vaschette e fogli per la cottura e la conservazione degli alimenti. Può reagire con alcuni alimenti acidi, quindi è importante verificare l’idoneità del contenitore.
- Silicone: flessibile, resistente al calore e antiaderente, è utilizzato per stampi da forno, contenitori per alimenti e coperchi
- Ceramica: utilizzato per piatti, tazze e contenitori per alimenti, può essere fragile e pesante
- Legno: per taglieri e contenitori per alimenti secchi, richiede una corretta manutenzione per evitare la proliferazione di batteri
- Carta e cartone: usati negli imballaggi e contenitori monouso, spesso rivestiti con uno strato di plastica per renderli impermeabili.
- Materiali biodegradabili e compostabili: la bioplastica deriva da risorse rinnovabili come amido di mais, canna da zucchero o fibre vegetali, alcuni sono biodegradabili, altri no. Sono una valida alternativa ecologica ai contenitori in plastica tradizionale.
Sostanze trasferite dal contenitore
È noto che alcuni materiali usati come contenitori per alimenti possono trasferire sostanze chimiche agli alimenti con un fenomeno noto come migrazione. Questo può avvenire per diversi motivi, tra cui reazioni chimiche, calore e contatto prolungato.
L’entità della migrazione dipende da diversi fattori, come il tipo di materiale del contenitore, il tipo di alimento, la temperatura e la durata del contatto.
Le sostanze chimiche potenzialmente nocive in questo senso sono oggetto di vari studi che ne hanno confermato la pericolosità e per questo sono spesso vietate:
- Bisfenolo A (BPA): presente in alcune plastiche rigide e trasparenti (policarbonato), è un interferente endocrino, ovvero una sostanza che può interferire con il sistema ormonale. Studi scientifici hanno evidenziato possibili correlazioni tra l’esposizione al BPA e problemi di salute, come disturbi riproduttivi, obesità, diabete e problemi cardiovascolari. L’utilizzo del BPA nei contenitori per alimenti per l’infanzia è vietato in molti paesi e l’EFSA (European Food Safety Authority) ha recentemente ridotto drasticamente la dose giornaliera tollerabile.
- Ftalati: rendono le plastiche più flessibili, ma alcuni sono considerati interferenti endocrini e possono migrare negli alimenti, soprattutto quelli grassi. L’esposizione è stata associata a problemi di salute, come asma, allergie e disturbi riproduttivi.
- Perfluoroalchilici (PFAS): presenti in alcuni rivestimenti antiaderenti e resistenti alle macchie, sono sostanze persistenti nell’ambiente e nell’organismo umano. Studi scientifici hanno evidenziato possibili correlazioni tra l’esposizione ai PFAS e problemi di salute, come cancro, malattie della tiroide e problemi immunitari.
- Formaldeide: presente in alcuni materiali plastici, è cancerogena e può migrare negli alimenti, soprattutto a temperature elevate
- Altre sostanze: altri composti chimici presenti in alcuni contenitori per alimenti possono migrare negli alimenti, come il stirene (presente nel polistirolo) e alcune sostanze utilizzate negli inchiostri di stampa degli imballaggi
I contenitori per alimenti sono pericolosi o no?
I pericoli per la salute possono nascondersi anche nei contenitori per alimenti di quasi ogni tipo. In effetti, questi recipienti, e soprattutto le sostanze in essi contenuti, potrebbero teoricamente essere dannosi nel lungo termine.
Alcune sostanze chimiche sono presenti nei contenitori per alimenti e sono potenzialmente pericolose per la salute umana. Tali prodotti chimici, infatti, rischiano di trasferirsi dall’imballaggio agli alimenti stessi provocando un’assunzione costante e cronica.
Le materie che più facilmente possono trasferire agli alimenti i contenuti nell’imballo sono la plastica e l’alluminio, che spesso rivestono internamente le confezioni per gli alimenti di largo consumo. Tra le altre sostanze incriminate e a contatto con il cibo compaiono anche la formaldeide, una sostanza tossica associata al rischio di insorgenza di alcune forme tumorali e presente in ridotte quantità nelle bottigliette di plastica, insieme ad altri agenti chimici potenzialmente dannosi come bisfenolo A (BPA), tributilstagno, ftalati, triclosan.
La possibilità di stabilire con sicurezza il coinvolgimento di questi materiali a contatti con il cibo nello sviluppo di patologie, anche croniche, sarà offerta da nuovi studi a lungo termine in cui verificare effettivamente il rischio per i consumatori.
Va comunque ribadito che ad oggi non esistono studi epidemiologici di ampia portata che attestino la pericolosità, anche minima, dei comuni contenitori per alimenti usati soprattutto nella grande distribuzione: per questa ragione, reputiamo non ci siano motivazioni per reali allarmismi.
Certamente, comprare sfuso non presenta alcun rischio teorico di questo tipo, ragione per cui continueremo a prediligere questa buona abitudine.
Studi scientifici
Esistono numerosi studi scientifici che indagano la migrazione di sostanze chimiche dai contenitori per alimenti e i potenziali rischi per la salute. Alcuni esempi includono:
- Bisphenol food health risk, EFSA
- Contaminanti alimentari: sostanze migranti dagli imballaggi, Università di Padova
- Effetti dell’esposizione ai PFAS sulla salute nella popolazione umana, Fosan
- Food packaging chemicals may be harmful to human health over long term
Foto di copertina di Brett Wharton su Unsplash
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Ultimo aggiornamento il 5 Novembre 2024 da Rossella Vignoli
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