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Cosa sono i PFAS e perché sono pericolosi per la salute

Composti chimici non degradabili e che vengono assorbiti dal suolo e dalle acque, entrando così nella catena alimentare

I danni che i PFAS procurano all’ambiente e alla salute umana sono ormai cosa nota. In Francia sono vietati in cosmetici, prodotti a base di cera, impermeabilizzanti per abbigliamento, vestiti e prodotti tessili.  In Italia, invece, la contaminazione è diffusa nelle acque potabili, con gravi casi rilevanti in alcune aree di Veneto e Piemonte. Nonostante ciò, in Europa, a parte la Francia, non sono state adottate delle misure per contrastare il problema.
In questo approfondimento andremo a spiegare cosa sono i PFAS, dove si trovano, perché sono pericolosi per la salute dell’uomo e come proteggerci.

Cosa sono i PFAS e perché sono pericolosi per la salute

Cosa sono i PFAS

I PFAS sono composti chimici artificiali, detti ‘di sintesi’, ampiamente usati in ambito industriale. Nati negli anni ’40 del ‘900, sono delle sostanze chimiche permanenti, dal momento che resistono ai maggiori processi naturali di degradazione. Per tale caratteristica, con il passare del tempo, i PFAS si accumulano, sia nell’ambiente che negli esseri umani, con conseguenze negative sulla salute di questi ultimi.

Alla famiglia dei PFAS appartengono oltre 4000 composti chimici che vengono impiegati in una gamma di prodotti molto ampia, per sfruttarne le proprietà idrorepellenti e oleorepellenti.

PFAS: significato

La sigla PFAS è un acronimo che sta per: PerFluorinated Alkylated Substances, ossia delle sostanze perfluoroalchiliche.

Dove si trovano i PFAS

I PFAS sono coinvolti in moltissimi processi industriali. Grazie alle loro proprietà oleorepellenti e idrorepellenti, vengono spesso impiegati, alla fine del processo di produzione, per il trattamento di tessuti, pelli e rivestimenti.

Ecco nello specifico i prodotti (molti dei quali d’uso quotidiano) dove ve ne possono essere tracce e i principali ambiti d’impiego:

  • pentole antiaderenti
  • detergenti, emulsionanti, tensioattivi, lucidanti e vernici al lattice
  • settore medicale (teli e camici chirurgici, protesi)
  • carte e imballaggi idrorepellenti oppure oleorepellenti
  • produzione mineraria e lavorazione del petrolio
  • settore automobilistico per prevenire infiltrazioni di benzina
  • rivestimenti edilizi resistenti agli incendi ed agli agenti atmosferici
  • prodotti antincendio (es. schiume)
  • cavi e cablaggi a bassa infiammabilità
  • settore energetico (copertura di collettori solari)
  • settore aeronautico, aerospaziale e della difesa
  • settore elettronico

Perché i PFAS sono pericolosi per la salute

Da qualche anno, i PFAS – e i loro derivati – sono sotto indagine a causa del loro effetto negativo sull’ambiente e sulla salute.

Come già detto, si tratta infatti di prodotto non degradabili, che permangono nell’ambiente. Inoltre, possono penetrare nelle acque sotterranee, entrando così nella catena alimentare.

Di conseguenza, tali sostanze vengono assorbite dal sangue, attraverso ciò che mangiamo e beviamo, con inevitabili conseguenze sulla salute dell’uomo.

Sulla base dei risultati di studi scientifici recenti, di tipo sia sperimentale che epidemiologico, l’EFSA – Autorità europea per la sicurezza alimentare – ha indicato una correlazione tra tracce di PFAS nel sangue e problemi di salute, quali:

  • aumento dei livelli di colesterolo
  • alterazioni epatiche
  • problemi alla tiroide
  • alterazioni del sistema endocrino
  • disturbi al sistema immunitario
  • mutamenti del sistema riproduttivo
  • alcuni tipi di neoplasie

I limiti dei PFAS

Per le loro caratteristiche, eliminare i PFAS dall’ambiente è praticamente impossibile. Per cercare di limitarne i danni, però, si discute ampiamente sui limite da porre.

L’obiettivo ideale è quello di fissare un limite massimo pari a 20 ng/l per i PFAS più pericolosi.

Dal 1° gennaio 2026, poi, entreranno in vigore nuovi parametri che stabiliscono una presenza massima nell’acqua di rubinetto di 100 ng/l (limite da considerare come obiettivo normativo e non inteso come valore sanitario con ripercussioni sulla salute).

PFAS: un pericolo per l’ambiente

I PFAS sono estremamente persistenti. Questo fattore non è stato debitamente considerato ed approfondito. Per anni, queste sostanze sono state quindi utilizzate massicciamente senza tener conto del loro livello di tossicità, dal momento che i loro effetti negativi non erano tangibili nell’immediato.

Con il passare del tempo, però, queste sostanze si sono accumulate nell’ambiente. E qui resistono per anni: raggiungono l’atmosfera e danneggiano il buco nell’ozono, vengono assorbite dal terreno e dalle falde acquifere, entrando così a far parte della catena alimentare.

Di conseguenza, tali sostanze si accumulano nell’ambiente e, di conseguenza, anche negli organismi viventi.

Quali cibi contengono PFAS

Poiché i PFAS contaminano l’acqua, i cibi che assorbono più acqua durante la cottura sono quelli che ne contengono più tracce.

Tra l’altro, recenti indagini hanno dimostrato che gli alimenti cotti in acqua contaminata da PFAS possono divenire loro stessi una fonte di questi inquinanti tossici.

Si va così a sfatare il luogo comune secondo cui tramite l’ebollizione si andrebbero a ridurre gli inquinanti nell’acqua. Nel caso specifico dei PFAS, test scientifici hanno rilevato che gli alimenti cotti in acqua contaminata possono essere inquinanti decine di volte in più rispetto ai corrispettivi crudi.

In particolare, sempre da recenti indagini è emerso che i livelli più elevati di PFAS nei cibi cotti sono presenti in pasta, patate, riso, carote e manzo.

PFAS nell’acqua

La contaminazione di PFAS nella nostra vita quotidiana è un dato di fatto che è pressoché impossibile da debellare in maniera rapida e definitiva.

Tuttavia, non bisogna creare uno stato di allarme. Seppure i PFAS siano presenti nell’acqua, per via della contaminazione delle falde acquifere, nella maggior parte dei Comuni italiani, i livelli attuali rilevati non costituiscono un problema di salute pubblica. 

Tuttavia, in caso di dubbi sulla qualità dell’acqua del proprio rubinetto, è possibile far eseguire analisi specifiche per verificare la presenza di PFAS o rivolgersi al gestore della rete idrica locale.

Come proteggersi dai PFAS

Per ridurre l’esposizione a tali sostanze presenti nell’acqua, garantendo così la sicurezza dell’acqua che utilizziamo quotidianamente, ci sono soluzioni efficaci da poter attuare, come l’installazione di filtri a carboni attivi e gli impianti ad osmosi inversa.

Tramite modalità differenti, i due sistemi trattengono e rimuovono i PFAS dall’acqua.

  • Il depuratore a carboni attivi assorbe i contaminanti presenti nell’acqua: li attira e li lega ai carboni attivi, così che rimangano intrappolati nel filtro e facendo fluire l’acqua depurata
  • Il meccanismo dell’osmosi inversa sfrutta una membrana semi-permeabile per separare i contaminanti dall’acqua pulita

Controllare le analisi dell’acqua di casa per verificare la presenza di PFAS

Per conoscere la qualità dell’acqua del proprio rubinetto di casa, e sapere se questa è contaminata da PFAS e in quali quantità, è possibile andare sul sito del gestore dell’acqua del Comune o della ASL di riferimento per verificare la pubblicazione delle analisi periodiche delle acque potabili. Da gennaio 2026, gli enti pubblici saranno obbligati a monitorare la presenza di PFAS nelle acque potabili.

In alternativa, o in mancanza dei dati predetti sui rispettivi siti, è possibile inviare un FOIA per richiedere l’accesso agli atti al gestore dell’acqua potabile e/o alla ASL territoriale di riferimento.

Si consiglia di inviare il FOIA, debitamente sottoscritto e firmato, via PEC, allegando una copia del proprio documento d’identità.

In caso di diniego – totale o parziale – dell’accesso, o in caso di mancata risposta entro 30 giorni, è possibile presentare istanza di riesame presso il Responsabile della Trasparenza. Infine, in caso di rifiuto anche da parte del Responsabile della Trasparenza, è possibile fare ricorso al TAR, avvalendosi però del supporto di un Avvocato esperto in Diritto Amministrativo, da pagare a spese proprie.

Come depurarsi dai PFAS

Ora che se ne conoscono con certezza gli effetti nocivi, è fondamentale prevenire l’ingestione di PFAS. Ma cosa fare per depurarsi dai composti ormai già presenti nel nostro organismo?

Una ricerca sperimentale effettuata da un gruppo di ricercatori dell’Università di Padova, ha preso spunto dalla tecnologia di filtraggio delle acque, basata sull’uso dei filtri a carboni attivi, per individuare un corrispettivo terapeutico ad uso umano.

S’è così visto che, grazie alla sua estesa area superficiale interna, il carbone attivo vegetale riuscirebbe a trattenere molte molecole. Difatti, il carbone attivo vegetale viene già utilizzato in caso di meteorismo, intossicazione da farmaci e da avvelenamenti alimentari.

L’assunzione di carbone vegetale permetterebbe quindi di drenare i PFAS a livello intestinale, eliminabili poi tramite le feci.

Per aiutare il corpo ad eliminare questi composti nocivi più rapidamente è inoltre consigliato bere acqua in quantità e seguire una dieta equilibrata. Per avere maggiori consigli su come supportare il corpo durante il processo di detossificazione è inoltre consigliato il consulto con un medico esperto in nutrizione.

Prevenire la contaminazione da PFAS

Come detto, ora che se ne conoscono i rischi e i pericoli, è di fondamentale importanza prevenire la contaminazione da PFAS mettendo in atto i dovuti accorgimenti nella vita quotidiana.

  • Installare dei sistemi di depurazione all’impianto dell’acqua potabile
  • Leggere attentamente le etichette dei prodotti per la cura personale (shampoo, detergenti, creme, cosmetici…) e scegliere quelli etichettati “senza PFAS”
  • Evitare l’uso di pentole ed utensili da cucina antiaderenti che contengono PFAS (come ad esempio il Teflon); preferire piuttosto pentole, teglie e tegami in altri materiali, come la ghisa, la terracotta, il vetro e l’acciaio inox
  • Limitare l’acquisto e l’utilizzo di prodotti impermeabili (capi di abbigliamento, tessuti trattati per resistere alle macchie, biancheria…)
  • Cercare delle alternative salutari alla pellicola trasparente e alla carta oleata, come ad esempio i contenitori in vetro per conservare gli alimenti o la carta da forno non trattata

In senso più ampio, al fine di dare il proprio contributo per creare un cambiamento positivo, sia a livello comunitario che globale, è possibile affrontare il problema dei PFAS prendendo parte a gruppi di sensibilizzazione, firmando petizioni e partecipando ad iniziative volte a limitare l’impiego dei PFAS nell’industria e nei processi produttivi.

Fonti

Abbiamo utilizzato queste ricerche come fonti per scrivere l’articolo sulla pericolosità di PFAS.

Contaminazione da PFAS nelle acque potabili in Veneto: valutazione dell’esposizione umana, ISS, 2013. Ha studiato l’inquinamento da PFAS nelle acque potabili delle province di Vicenza, Verona e Padova, evidenziando esposizioni croniche che possono causare problemi alla salute. Si è riscontrata una correlazione tra i PFAS e un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, tumori e disfunzioni del sistema endocrino.

Effetti dei PFAS sulla salute: alterazioni metaboliche e del sistema endocrino, Progetto Genetic, Università di Padova e CNR. Questo studio, condotto dal Dipartimento di Medicina ha esaminato gli effetti dei PFAS sull’organismo umano, concentrandosi sull’impatto sugli ormoni tiroidei, sul metabolismo lipidico e sul sistema riproduttivo. E confermato il legame tra l’esposizione ai PFAS e l’aumento di colesterolo LDL, ipotiroidismo e infertilità.

Relazioni annuali sull’inquinamento da PFAS nella regione Veneto, ARPA Veneto. L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ha pubblicato numerosi rapporti che documentano la contaminazione da PFAS nelle acque superficiali e sotterranee del Veneto. Questi studi hanno evidenziato concentrazioni elevate in prossimità di impianti industriali e un impatto significativo sulla biodiversità acquatica.

Health Effects Support Document for Perfluorooctanoic Acid (PFOA) and Perfluorooctane Sulfonate (PFOS), Environmental Protection Agency, 2021. L’EPA ha condotto una delle più ampie analisi sugli effetti sanitari dei PFAS, identificando il PFOA e il PFOS come sostanze nocive che possono causare cancro, danni al fegato e ai reni, problemi di sviluppo fetale e immunotossicità.

Exposure to PFAS and the Risk of Hypertension and Cancer, Harvard University, 2016. Lo studio ha identificato un collegamento tra esposizione cronica a PFAS e l’aumento del rischio di ipertensione, tumori (soprattutto renali e testicolari) e disfunzioni immunitarie. Gli autori hanno inoltre evidenziato la presenza di PFAS in fonti alimentari come pesce e acqua potabile. Pubblicato su Environmental Health Perspectives

PFAS – Restriction Proposal, European Chemicals Agency, 2020. Analisi sull’impatto ambientale dei PFAS, descrivendoli come “sostanze chimiche perenni” a causa della loro persistenza. Lo studio ha sottolineato la contaminazione di suolo, acqua e fauna selvatica, con effetti devastanti sugli ecosistemi e rischi di bioaccumulo nella catena alimentare

PFAS and Human Health Effects: Immunotoxicity and Endocrine Disruption, Studio del National Institute of Environmental Health Sciences, 2018 Questo studio ha confermato che i PFAS possono alterare il sistema immunitario (riducendo l’efficacia dei vaccini) e interferire con il sistema endocrino, influenzando la fertilità e il metabolismo.

Emerging Chemical Risks in Europe: The Case of PFAS, Agenzia Europea dell’Ambiente, 2022 L’EEA ha analizzato la diffusione dei PFAS in Europa e le loro conseguenze ambientali. Lo studio ha evidenziato la contaminazione di fonti idriche e l’impossibilità di degradare queste sostanze in natura. Ha inoltre collegato i PFAS a fenomeni di bioaccumulo negli animali e negli esseri umani.

Health Effects Linked to PFAS Exposure in the Mid-Ohio Valley, C-8 Health Project, 2005-2013. Questo progetto, condotto negli Stati Uniti, ha monitorato la salute di circa 70.000 persone esposte a livelli elevati di PFAS. I risultati hanno mostrato una correlazione significativa tra PFAS e malattie come cancro al testicolo, malattie della tiroide e colite ulcerosa.

PFAS in Rainwater: Global Ubiquity and Health Risks, Università di Stoccolma, 2022 Questo studio ha evidenziato la presenza di PFAS nell’acqua piovana a livello globale, dimostrando che i livelli di contaminazione hanno superato i limiti di sicurezza in molte aree del mondo.

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Ultimo aggiornamento il 26 Febbraio 2025 da Rossella Vignoli

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Federica Ermete

Nata a Busto Arsizio nel 1982, dopo il diploma si trasferisce a Cremona – dove vive tutt’ora – per conseguire la laurea in ambito umanistico. Sia per formazione professionale che per passione personale, i suoi ambiti di specializzazione sono l’alimentazione, la salute, il fitness di cui è appassionata anche nella vita quotidiana, ed il benessere naturale. Collabora con entusiasmo con la redazione di Tuttogreen dal giugno 2020.

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