Cos’è l’agricoltura rigenerativa? Quali sono i suoi vantaggi?
Avete mai sentito parlare dell’agricoltura rigenerativa? Si tratta di una tecnica simile alla permacultura che combina le conoscenze antiche alle tecniche moderne, mimando i processi naturali per rigenerare il suolo sfruttato dalle pratiche agricole intensive e ottenere prodotti sani e di qualità.
Sommario
Definizione di agricoltura rigenerativa
Quando parliamo di agricoltura rigenerativa ci riferiamo ad una serie di tecniche di coltivazione che permettono di beneficiare delle proprietà della terra, senza doverla però sfruttare o impoverire.
Il modello di agricoltura intensiva adottata dal dopoguerra in Italia e nel Mondo aveva come obiettivo quello di massimizzare le rese. Senza alcuna preoccupazione circa gli effetti negativi legati ad un eccessivo sfruttamento del suolo.
Così, l’impiego di forti irrigazioni, di fertilizzanti e pesticidi chimici e di un’eccessiva meccanizzazione lo hanno reso quasi sterile, demineralizzandolo e dilavandolo.
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Per far sì che torni alla sua piena vitalità ed efficienza bisogna agire su minerali, sostanza organica e microbiologia, elementi fondamentali della fertilità del terreno. Questo si ottiene grazie all’azione combinata di pratiche agricole biologiche per la nutrizione delle piante e la difesa delle colture, sostenute dall’arricchimento biologico e minerale del terreno con preparati naturali specifici.
Si tratta di una serie di pratiche che permettono di ‘rigenerare’ il suolo, arricchendolo. In questo modo, lo rendono di nuovo capace di produrre alimenti sani e di qualità a costi contenuti, ma senza essere sfruttato.
Con l’agricoltura rigenerativa si riattivano i cicli naturali, trasformando il suolo in un humus vitale e ricco dal punto di vista minerale e microbiologico. Il fine è quello di renderlo nuovamente idoneo ad ospitare piante sane e resistenti, con frutti di qualità.
Come funziona l’agricoltura rigenerativa
Dopo l’analisi della situazione di partenza, per stabilire quanto sia ‘inaridito’ e depauperizzato il suolo, si procede alla sua rigenerazione adottando pratiche agricole tradizionali. Tra queste, vanno ricordate la rotazione e gli avvicendamenti delle colture.
Vengono limitati gli interventi di mezzi meccanici e si utilizzano preparati biologici per fertilizzare e nutrire il suolo. Per difendere dai parassiti le piante, si ricorre a preparati e tecniche tipiche della lotta biologica integrata.
Le tecniche dell’agricoltura rigenerativa
In sostanza, l’agricoltura rigenerativa è un insieme di tecniche per ricostruire la vitalità del terreno che si rifà alla permacultura.
Combina i saperi tradizionali con le conoscenze scientifiche moderne, imitando i processi naturali, per garantire anche molti altri benefici. Tra questi, il fatto di diminuire l’erosione dei terreni e rimineralizzarli, di garantire la purezza dell’acqua nelle falde acquifere o abbattere l’uso di pesticidi.
Qualcuno potrà obiettare che i metodi agricoli alternativi in teoria sono interessanti, ma non permettono agli agricoltori di essere competitivi sul mercato.
L’attivista Charles Eisenstein ci dimostra invece che un’agricoltura consapevole degli equilibri naturali è capace di aumentare le rese, di ridurre o abbattere i costi per le sostanze chimiche come i fertilizzanti.
Non va dimenticato il fatto che è in grado di sequestrare quantità molto rilevanti di CO2. Ricerche di varie università americane sostengono che se l’agricoltura rigenerativa fosse applicata ovunque, potrebbe fare fronte al 40% delle emissioni mondiali, senza contare la riforestazione e il passaggio a fonti energetiche alternative.
E’ interessante comunque osservare che non bastano le tecniche, come l’agricoltura rigenerativa, ma serve una nuova mentalità. Una mentalità diversa da quella attuale in cui la Natura è concepita come un oggetto inerte al servizio della specie umana. L’ingegneria climatica non è che l’effetto più estremo di questa filosofia che propone l’intervento attivo dell’uomo per controbilanciare gli effetti negativi dell’attività umana stessa sull’ambiente.
Un cambio di paradigma
Non vogliamo negare la capacità della tecnologia di migliorare alcune nostre problematiche, assolutamente. Ma rimane sempre il dubbio che forse, per modificare veramente le cose, non basta la sola tecnica, serve un cambio di atteggiamento. Il problema non sta tanto nell’uso o meno di strumenti o concetti all’avanguardia, quanto quello di avere la mentalità e la sensibilità adeguate per applicarli.
Il sociologo Jeremy Rifkin chiama questa sensibilità empatia. Uno stato d’animo in cui siamo in grado di sentire l’altro, sia nostro simile, animale o pianta, in modo tale da agire per un bene che non è solo quello del nostro conto in banca ma dell’intero sistema.
L’altra parola chiave di questo cambio di paradigma è biofilia, l’amore per la natura. Non come oggetto romantico e astratto, ma come parte di noi.
L’agricoltura rigenerativa infatti ha un atteggiamento umile che non pensa di risolvere i problemi a livello globale, con un click da una grande scrivania di un ufficio di città. Al contrario, lo fa su un piano locale, pascolo per pascolo, fattoria per fattoria.
E’ un invito ad innamorarci della Natura, a prenderci cura dei territori in cui viviamo. Perché così ci prenderemo cura anche di noi stessi.
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Ultimo aggiornamento il 11 Ottobre 2018 da Rossella Vignoli
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Io e mio fratello agronomo, siamo andati ben oltre quanto scritto in questo articolo, utilizzando primariamente il compost ( da rifiuto urbano organico!!!) ed i microorganismi per una Agricoltura completamente Naturale.
Abbiamo già fatto diversi Studi di fattibilità dove si dimostra tutto quello che c’è scritto nell’articolo !!
Anche le maggiori rese … perchè il nostro principio NON è far adattare la pianta al terreno che si ha ma adattare il terreno alla coltura che si vuole produrre …
In questo senso abbiamo scritto un documento ben chiaro che spiega cosa c’è da fare e quali sono i 5 pilastri dell’Agricoltura Naturale!
Alberto