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Cos’è il Tap e perché proprio in Puglia

Il metanodotto che porta gas dall'Azerbaijan ha creato proteste in Puglia ma è operativo dl 2020

La realizzazione del TAP, ovvero il Trans Adriatic Pipeline, un gasdotto che, partendo dall’Azerbaigian (Paese dove viene estratto il gas) per una lunghezza totale di 870 km (di cui circa un centinaio sul fondale dell’Adriatico), porta il gas in Italia ha mobilitato sia i cittadini che amministratori. Tuttavia, ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie, le inchieste che erano state aperte sulla sua costruzione sono state archiviate, e dal 2020 è operativo e trasporta gas naturale dall’Azerbaijan all’Europa attraverso la Turchia, la Grecia, l’Albania e il Mar Adriatico, fino all’Italia.

Cos’è il Tap e perché proprio in Puglia

Cos’è il TAP

È un lungo gasdotto che attraversa Grecia, Turchia e Albania, finito nel 2020, che consente una ulteriore diversificazione della nostra dipendenza dal gas estero, in particolare dalla Russia e dalla Ucraina. I principali fornitori fino a poco tempo fa. La guerra in Ucraina ha prodotto diversi cambiamenti negli approvvigionamenti italiani al gas.

A realizzarlo è stato il consorzio svizzero TAP, i cui azionisti principali sono società che si occupano di distribuzione del gas, come l’italiana SNAM.

L’opera è stata finanziata con l’aiuto della Banca Europea per gli Investimenti, dato che l’Unione Europea ha riconosciuto al TAP lo status di “Progetto di Interesse Comune”.

Il gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) è stato completato e inaugurato a novembre 2020.

Pertanto, nel 2024 il TAP non è più in fase di costruzione, ma è operativo e trasporta gas naturale dall’Azerbaijan all’Europa attraverso la Turchia, la Grecia, l’Albania e il Mar Adriatico, fino all’Italia.

Quali sono i benefici del TAP

Questo impianto sottomarino ha dato una certa sicurezza energetica e diversificazione all’Italia nell’ambito dell’approvvigionamento di combustibili come il gas naturale.

In effetti, il TAP riduce la dipendenza dell’Italia da singoli fornitori di gas, come Russia e Algeria, storicamente dominanti nel mercato nazionale.

L’approvvigionamento da un nuovo partner strategico come l’Azerbaijan aumenta la resilienza energetica italiana, riducendo i rischi geopolitici e le possibili interruzioni di fornitura.

A livello di impatto sull’ambiente ricordiamo che il gas naturale, pur essendo un combustibile fossile, è considerato un’energia a minore impatto ambientale rispetto al carbone e al petrolio.

Il TAP, consentendo di sostituire fonti fossili più inquinanti, può contribuire alla transizione energetica italiana verso un mix energetico più sostenibile. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che questa è una soluzione a breve-medio termine, e che l’obiettivo a lungo termine deve essere la completa decarbonizzazione del sistema energetico

Quali sono i problemi del TAP

A preoccupare gli ambientalisti, oltre l’espianto di ulivi millenari e le emissioni di gas, anche il fatto che dal fondo del mare il tunnel entrerà nel sottosuolo italiano a una distanza di circa 800 metri dal litorale e a una profondità di 25 metri.

Questa parte del grosso gasdotto sarà scavata da terra partendo da un punto a circa 700 metri dalla spiaggia.

Giunto sulla terraferma, il TAP con un diametro di circa 1,2 metri proseguirà interrato a una profondità mai inferiore a 1,5 metri per circa 8 chilometri. Il tutto, preoccupa dal punto di vista del turismo e dell’agricoltura, oltre che per la qualità dell’aria.

Per quanto concerne invece l’impianto, il PRT, si tratterà di un’area grande quanto una dozzina di campi da calcio. Il consorzio TAP assicura che l’impianto non dovrebbe produrre una quantità significativa di emissioni, visto che «il gas non richiede alcuna lavorazione e non ne è previsto lo stoccaggio».

Al massimo alcune ridotte emissioni solo quando sarà necessario riscaldare il gas per adattarne la pressione a quella del resto della rete italiana. Ma si tratterà sempre di una frazione trascurabile.

Il gasdotto dovrebbe trasportare 10 miliardi di metri cubi di gas l’anno, che potrebbero diventare 20 se venissero realizzate nuove infrastrutture per aumentare la pressione all’interno del gasdotto.

Il fabbisogno attuale italiano di gas è stimato in circa 70 miliardi di metri cubi l’anno, con un aumento di quasi il 15 per cento rispetto al 2014. Non a caso, l’Italia è già attraversata da una vasta rete di gasdotti nazionali e provenienti dall’estero.

Leggi anche: In Puglia parte il recupero di edifici industriali dismessi per darli ai giovani

Ultimo aggiornamento il 19 Settembre 2024 da Rossella Vignoli

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Luca Scialò

Nato a Napoli nel 1981 e laureato in Sociologia con indirizzo Mass Media e Comunicazione, scrive per TuttoGreen da maggio 2011. Collabora anche per altri portali, come articolista, ghost writer e come copywriter. Ha pubblicato alcuni libri per case editrici online e, per non farsi mancare niente, ha anche un suo blog: Le voci di dentro. Oltre alla scrittura e al cinema, altre sue grandi passioni sono viaggiare, il buon cibo e l’Inter. Quest’ultima, per la città in cui vive, gli ha comportato non pochi problemi. Ma è una "croce" che porta con orgoglio e piacere.

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