Demanufacturing in Italia, l’esempio del laboratorio CNR con Candy e Magneti Marelli
Dare una seconda vita ai piccoli e grandi elettrodomestici non è solo un esempio di riciclo virtuoso, ma soprattutto una tendenza che sta prendendo piede nei laboratori di aziende del settore, italiane e straniere, con un nome ben preciso: demanufacturing. Se un tempo, infatti, una lavatrice o un frigorifero erano fatti per durare per ‘sempre’, al punto da risultare addirittura ‘antieconomici’ per i produttori, negli ultimi anni il concetto di ‘longevità’ è stato sostituito da quello di ‘obsolescenza programmata’, grazie al quale le aziende produttrici aumentano la produttività diminuendo la durata media dei loro prodotti. Tutto questo con buona pace dei consumatori e dell’ambiente.
Scelte, strategie, linee guida che oggi più che mai fanno riflettere e pongono diversi interrogativi, soprattutto in virtù dell’obsolescenza ‘psicologica’ che piccoli elettrodomestici come fotocamere, smartphone o tablet vivono in funzione del bombardamento pubblicitario a cui sono sottoposti gli utilizzatori finali.
Se tutto questo coincide con tendenze e meccanismi fin troppo radicati nel tessuto socio-culturale ed economico dell’epoca moderna, la soluzione al problema deve essere ricercata altrove. In altre parole, è necessario responsabilizzare maggiormente produttori e consumatori rispetto agli elettrodomestici o a qualunque altro oggetto e – cosa ancora più importante – è essenziale che la vita di quegli oggetti non finisca quando non funzionano più o sono passati di moda.
Il concetto di demanufacturing consiste proprio in questo: raccogliere gli elettrodomestici gettati, scomporli, ripararli e riassemblarli perché possano tornare di nuovo in circolazione. È esattamente quello che succede nel laboratorio del CNR di Milano, dove un team di ricercatori ed esperti del gruppo Candy e Magneti Marelli e del Politecnico di Milano, hanno dato vita ad un progetto tutto italiano sostenuto dalla Regione Lombardia: un esempio di demanufacturing in Italia dai contenuti innovativi.
LO SAI?: Come si riciclano gli elettrodomestici
In questo laboratorio, 25 ricercatori danno nuova vita alle schede elettroniche rotte recuperate dai vecchi elettrodomestici attraverso un processo automatizzato: le schede passano su una piastra riscaldata dove un braccio robotizzato le rigenera. Se l’oggetto è troppo compromesso o non più recuperabile, viene frazionato in modo da isolare i metalli nobili, le plastiche e tutto ciò che può essere riciclato in altro modo.
Per i produttori questo significa godere di molti vantaggi:
- in termini di visibilità e reputazione, curare la sostenibilità ha un ritorno di immagine senza eguali
- la gestione dei rifiuti è molto costosa, dunque vale la pena gestirla in casa propria
Demanufacturing, dunque, vuol dire comprare qualcosa, ad esempio un frigorifero, utilizzarlo per tutto il tempo necessario e restituirlo al produttore perché possa essere rigenerato, modernizzato e reimmesso sul mercato. Nel Mondo, Panasonic, Toshiba e Ford lo fanno già da tempo. Panasonic, in particolare, ha creato un’azienda ‘satellite’ in Germania che è diventata una specie di fabbrica circolare: qui i televisori vecchi vengono disassemblati e riciclati per farne di nuovi e più moderni. Un ‘trucchetto’ che consente un risparmio pari all’85% dei costi di produzione e che è sicuramente più vantaggioso della produzione ex-novo di altri pezzi.
Un approccio nuovo, innovativo e virtuoso all’economia industriale su larga scala. La risposta più efficace al moderno consumismo. Ma sopratutto, la direzione giusta da prendere: quella di non affezionarci agli oggetti, di non cambiarli in funzione delle mode del momento, e di non considerarli ‘finiti’ una volta rotti. Il demanufacturing è l’unico percorso possibile e sostenibile in tema di riuso. Anche l’Italia, per fortuna, sembra averlo capito.
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Ultimo aggiornamento il 4 Gennaio 2024 da Rossella Vignoli
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