Diradamento, un’operazione utile a preservare la crescita rigogliosa di piante e verdure
Tecniche di base e consigli pratici
Oggi parliamo del diradamento, che altro non è che l’eliminazione di eventuali piante in eccesso. Ma perché è utile, quando va eseguito? Come capire se è necessario nel proprio giardino? Nella nostra guida sul diradamento troverete le risposte a tutte le vostre domande.
Sommario
Diradamento: cos’è e a cosa serve
Come il nome stesso suggerisce, il diradamento è una procedura colturale che consiste nell’eliminare le piantine in eccesso. Al momento della semina – soprattutto per il tipo a spaglio o a buca nel terreno – viene messo più di un seme, anche perché la germinabilità non è garantita al 100%.
Non è detto che tutti i semi giungano a maturazione ed alcuni potrebbero inoltre essere colpiti da fenomeni atmosferici troppo intensi, oppure dall’azione di animali, roditori e parassiti.
La conseguenza di un surplus di semina, può portare ad avere degli orti sovraffollati, dove le varietà scelte faticano a svilupparsi. Con il diradamento si preserverà la distribuzione uniforme delle sostanze nutritive e dei sali minerali nel terreno, garantendo così una crescita equilibrata di tutte le verdure.
Quando serve eseguire il diradamento
Abbiamo visto che il diradamento va eseguito nei casi di germinazione molto (anche troppo) fruttuosa. Si procede quindi al diradamento graduale delle piantine, ma solo dopo che abbiano prodotto almeno 2 o 3 foglie.
Come si esegue il diradamento
La selezione delle piante da sradicare non è casuale. Una volta apparsi i germogli e raggiunta una media lunghezza, si eliminano gli esemplari più deboli, quelli cioè che hanno meno possibilità di crescere rigogliosi o di resistere alle varie modifiche climatiche.
Per prima cosa si deve eseguire una lieve annaffiatura del terreno per poter lavorare su una superficie morbida. Questa operazione può essere effettuata la sera prima dell’operazione di diradamento oppure di prima mattina del giorno stesso.
Le piantine da eliminare vanno poi estratte con delicatezza cercando di non rovinare gli esemplari adiacenti. Si devono strappare dalla base aiutandosi, se necessario, con la punta di una piccola zappa.
Fare attenzione anche a non danneggiare le radici, perché i germogli estirpati possono essere recuperati e trapiantati altrove, ad esempio in vasetti oppure in zone di terreno che presentano ampi spazi vuoti.
Consigli pratici
Ricapitolando, ecco gli accorgimenti da attuare:
- non aspettare che le piante siano troppo cresciute
- innaffiare per bene qualche ora prima di procedere al diradamento
- eliminare le piantine più deboli a favore di quelle più robuste e in buona salute
- procedere con delicatezza e cautela
Diradamento dei frutti
Seppur a malincuore, il diradamento va effettuato anche per i frutti immaturi in eccesso (i cosiddetti frutticini). Ciò, al fine di ottenere frutti maturi di miglior pezzatura.
Quali frutti vanno eliminati? I frutti di dimensioni ridotte, quelli che presentano malformazioni, quelli troppo bassi, quelli che crescendo potrebbero toccare terra e anche quelli nati all’interno della chioma perché difficilmente giungerebbe a maturazione a causa della scarsa illuminazione.
Procedere è semplice: basta staccare il frutto eseguendo un movimento rotatorio oppure tagliare il picciolo con delle forbicine. Si può anche favorire la naturale cascola scuotendo brevemente ma con vigore la pianta. In ogni caso, prestare sempre attenzione a non danneggiare la corteccia.
Diradamento di melo
Il melo è la specie più soggetta all’alternanza. Il diradamento va effettuato ogni anno a maggio. Tra un frutto e l’altro deve rimanere lo spazio compreso tra pollice e indice divaricati.
Diradamento del pero
Raramente si deve eseguire il diradamento sul pero poiché la cascola naturale dei frutticini è sufficiente a garantire l’accrescimento di quelli rimasti sull’albero.
Diradamento di pesco, albicocco e susino
Il diradamento sulle Drupacee – in prevalenza pesco, nettarino, albicocco e susino – è estremamente importante perché ne pregiudica il raccolto, in termini di quantità, dell’anno successivo.
Con il peso dei frutti in maturazione, inoltre, i rami tendono a piegarsi col rischio di spezzarsi.
In questo caso bisogna iniziare a diradare le varietà più precoci e finire con le tardive, quando la cascola naturale è finita. Il diradamento deve terminare quando i frutti hanno il nòcciolo lignificato.
Per pesche e nettarine la distanza tra i frutti dev’essere di 8-10 cm, per albicocche e susine sono sufficienti 5-6 cm.
Il diradamento può riguardare anche le foglie, se queste vanno a coprire molto i frutti. Bisogna però lasciarne i due terzi perché possano svolgere la loro funzione fotosintetica.
Diradamento del limone
Il diradamento non va effettuato sul limone, e neppure su arancio, mandorlo, fico, caco, nespolo e castagno. Questi alberi infatti espellono da soli il frutto durante la prima fase dello sviluppo.
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Ultimo aggiornamento il 11 Novembre 2020 da Rossella Vignoli
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