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Ecco cosa mangiano gli italiani a causa della crisi

Con il diminuire della capacità di spesa, anche le scelte alimentari si sono modificate, ecco cosa mangiano gli italiani in tempi di crisi.

La crisi economica ha purtroppo accresciuto il numero delle persone che non riescono a nutrirsi adeguatamente, ma anche innescato una serie di comportamenti virtuosi e dal sapore antico (riduzione sprechi, pasti in comune, ritorno ai fornelli, preparazione scorte, gavette a lavoro), all’insegna del risparmio, della sobrietà e del maggior rispetto per l’ambiente; andiamo allora a vedere cosa mangiano gli italiani in tempi di crisi.

Ecco cosa mangiano gli italiani a causa della crisi

Il rapporto Coldiretti-Censis “Gli effetti della crisi: spendo meno, mangio meglio” parla di ben 11 milioni che non riescono a garantirsi un pasto proteico adeguato almeno ogni due giorni: una cifra raddoppiata rispetto al 2008, il fatidico anno di inizio della crisi. Fa riflettere anche l’alto numero di persone (4.068.250) che nel 2013 son stati costretti a chiedere aiuto per poter mangiare (Fonte: Coldiretti, Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2013).

I pacchi alimentari sono stati preferiti ai servizi mensa, in virtù delle aspettative dei nuovi indigenti (pensionati, disoccupati, famiglie con prole), che prediligono per pudore tale forma di aiuto. La difficoltà di riempire il carrello della spesa potrebbe inoltre protrarsi, basti considerare che nel 2014 gli acquisti alimentari sono diminuiti dell’1% rispetto all’anno precedente, con picchi per prodotti quali uova, frutta e verdura.

Secondo i dati del rapporto Censis-Coldiretti, i tagli della cifra destinata alla spesa (compiuti da sei italiani su dieci) hanno anche ridimensionato gli sprechi nei consumi alimentari, atteggiamento che hanno riguardato il 48,1% delle famiglie del Belpaese. La ricerca della qualità dei prodotti e la convenienza economica sono diventati i due fattori principali che guidano le scelte in campo alimentare degli italiani.

Eccoci dunque a quelli che potremo definire i “lati positivi” della crisi: la riduzione degli sprechi e il recupero degli avanzi sono all’origine della riscoperta della cucina povera, dove piatti che avremo del tutto trascurato in tempi di abbondanza, quali le bucce di patate fritte, la zuppa di teste di pesce, le frittate di pasta avanzata o la panzanella con pane raffermo, tornano ad esser gustati e apprezzati, in periodi di bisogno come quelli attuali.

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La necessità di risparmiare accentua anche la convivialità degli italiani, poiché il rapporto Coldiretti-Censis  ha stimato che 10,6 milioni di famiglie condividono almeno un pasto ogni giorno della settimana. La tendenza a ritrovarsi tutti insieme intorno alla tavola conferma il rinforzamento del ruolo della famiglia, un soggetto unificante che fornisce non solo servizi e tutele ai suoi membri più bisognosi, ma anche un supporto psicologico per affrontare i crescenti problemi connessi alla società di oggi. Il momento di maggiore unione resta la cena, condivisa ogni giorno da ben 8,8 milioni di famiglie, mentre lo stare insieme all’interno del nucleo familiare tocca il suo apice durante il fine-settimana. In questi tempi difficili, quindi, la famiglia si caratterizza come il miglior strumento di welfare, riuscendo a tamponare gli effetti più duri della crisi.

carrello spesa
Ecco cosa mangiano gli italiani a causa della crisi

Se prendiamo poi in considerazione la crescente tendenza degli italiani a fare scorte alimentari, sembra di esser tornati ai tempi di guerra. Quasi 1 cittadino su 3 accumula in casa riserve di cibo, mentre 8,3 milioni di famiglie dichiarano di fare regolarmente stock di prodotti in offerta, durante le promozioni presentate sempre più frequentemente dai vari punti vendita. Nonostante la deperibilità degli alimenti, l’81% degli italiani tende perfino a non privarsi dei cibi scaduti, mentre è aumentato sia il numero dei cittadini che redige una lista scritta della spesa prima di recarsi al supermercato (pari a circa la metà della popolazione), che quello di coloro che riciclano gli avanzi (c.a. 22,8 milioni di famiglie) o acquistano prodotti alimentari  su Internet (8,1 milioni di individui), dove è più facile confrontare i prezzi. Sull’onda della crisi, si tende quindi a privilegiare un modello di consumo e produzione più sostenibile e delle nostre tasche.

Migliora anche il  rapporto coi fornelli. 10 milioni di giovani under 35 dichiarano di cucinare spesso – i  più con passione e piacere – così che non stupisce il fatto che gli istituti alberghieri abbiano raggiunto ben il 9,3% del totale delle iscrizioni al primo anno delle scuole secondarie, rappresentando ormai la seconda scelta per gli alunni che si avviano alle superiori. Il boom dei ragazzi in cucina riflette un trend, secondo il quale un giovane su quattro scommette su una prospettiva futura di lavoro in agricoltura o in tutte quelle attività che riguardano la trasformazione dei prodotti o la ristorazione.

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Le nuove generazioni contribuiscono dunque ad alimentare una tradizione solida a livello nazionale, se è vero che nel complesso il 46,8% di italiani afferma di cucinare sempre, contro il misero 4% che riferisce di non farlo mai. anche se ai fornelli continuano a trovarsi in netta maggioranza le donne.

Col maggior tempo in cucina e la crescente tendenza all’accumulo di riserve alimentari, aumentano anche i prodotti fatti in casa, dal sugo, al pane, alla pasta, alla pizza, fino allo yogurt, alle marmellate e ai dolci. Sono sempre di più gli italiani che dichiarano di leggere e utilizzare ricettari (88,4%), seguire programmi televisivi sulla cucina (79,4%) e adottare  i consigli dei grandi chef (56,2%), rinforzando questa divertente e salutare tendenza al fai da te, che pone attenzione sulla qualità degli ingredienti e consente di risparmiare. Senza dimenticare la crescente attenzione verso i mercati di vendita diretta dei prodotti a Km zero, che stanno riscuotendo un notevole successo, in virtù della maggior sensibilità dei cittadini verso la freschezza e qualità degli alimenti.

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Il culto del prodotto “fatto in casa”, che rappresenta un positivo ritorno al passato rispetto alle conquiste e agli eccessi seguiti all’industrializzazione e urbanizzazione del Paese, coincide con l’aumento del numero degli italiani che si portano la gavetta sul posto di lavoro. Un trend connesso all’esigenza di risparmiare, che riflette anche la volontà di mangiare in modo migliore e più sicuro: impossibile non fidarsi della propria abilità o di madri e mogli, non vi pare? Ecco dunque che ben 13,8 milioni di italiani si portano in ufficio o in fabbrica cibi già preparati in casa (tra questi oltre 5,6 milioni dichiarano di farlo regolarmente, con un aumento record del 15% nell’ultimo triennio).

ristoranti
italiani a causa della crisi mangiano sempre meno fuori

In conclusione, il rapporto si sofferma su una tendenza giovanile sempre più diffusa – chiamata apericena (una sorta di via mezzo tra un aperitivo e una cena) – che consente di socializzare e mangiare e bere bene, a costi contenuti. Soprattutto nei weekend, tre su quattro giovani under 35 partecipano a questo rito, che da alcune città del Nord si è ormai diffuso in tutta Italia, rappresentando un momento importante di convivialità, relax e conoscenza di prodotti tipici. Sempre più spesso, infatti, vengono organizzate serate a tema con prodotti locali a Km zero o prove di degustazione di vini della zona, che permettono di apprezzare i patrimoni del territorio.

Insomma, possiamo tranquillamente continuare a lamentarci della crisi, facendo però tesoro di quelle positive abitudini che ha originato e torneranno utili anche in tempi migliori.

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