Mobili e altre applicazioni dalla fibra del fico d’India
Ha ereditato l’amore per la terra e la passione per l’agricoltura da suo nonno e fin da bambino, negli assolati campi salentini, sperimentava la coltivazione di pomodori e verdure in piccoli fazzoletti di terra delimitati da qualche paletto.
Oggi Marcello Rossetti gestisce l’omonima azienda agricola di famiglia tra innovazione e tradizione e sperimenta un metodo davvero originale per utilizzare una delle piante più diffuse nel Mediterraneo: il fico d’India.
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Non il frutto o il fiore, come molti già fanno: ciò che Marcello Rossetti utilizza, o per meglio dire ‘ricicla’, è la fibra della pianta dalla quale riesce a ricavare oggetti di design e moduli d’arredo apprezzabili sia per robustezza che per resa estetica.
Così, quella che all’inizio era una semplice passione, con gli anni è diventata un’attività artigianale dall’alto contenuto tecnologico, tanto da far guadagnare all’imprenditore pugliese uno dei prestigiosi Oscar agricoltura green 2013 con cui Coldiretti ha premiato anche quest’anno le aziende italiane e le idee più innovative del settore.
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Da uno scarto destinato alla discarica che per molti agricoltori rappresentava un problema ingombrante di cui liberarsi alla svelta, le foglie di fico d’India diventano preziosi materiali da lavorare e trasformare accuratamente, fino ad ottenere una fibra legnosa molto resistente e duttile dalla quale prendono vita oggetti in ‘sikalindi‘, la vera fibra di fico d’India.
All’interno della piccola azienda di Galatina (Lecce) dove vengono trasformate le pale appena potate e ancora verdi del fico d’India, il semilavorato prende vita sotto forma di materiale da rivestimento che viene poi impresso sulle sagome dei pezzi conservando la sua caratteristica porosità e ‘ruvidità’; questi poi vengono carteggiati e verniciati a mano, con grande cura e maestria, e una volta finiti i mobili vengono esposti nelle sale dell’omonimo show-room, il ‘sikalindi’, situato nel cuore di Lecce.
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Ogni oggetto rivestito in sikalindi conserva per sempre la propria ‘unicità’, conferitagli sia dalla lavorazione eseguita a mano, sia dalla peculiarità della fibra stessa. Il metodo di lavorazione brevettato dall’azienda di Rossetti, inoltre, è basato sul rispetto dei cicli di vita naturali delle piante, sul controllo dell’intera filiera, e sull’utilizzo di vernici e materiali ecologici che garantiscono, oltre ad un bassissimo impatto ecologico, anche l’inalterabilità della fibra nel tempo.
Curiosi di vedere qualche pezzo ‘sikalindi’ originale? Date un’occhiata al sito e scoprite come, da una fibra vegetale apparentemente uguale a tante altre destinata al macero, possono nascere oggetti destinati a durare nel tempo. Non è forse questa la vera essenza del concetto di eco-design?
Ultimo aggiornamento il 14 Settembre 2020 da Rossella Vignoli
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