Accesso all’elettricità nel Mondo, l’Africa la peggiore
Sebbene si siano fatti molti progressi in termini di accesso all’elettricità nel Mondo e nell’ultimo ventennio centinaia di milioni di persone che prima ne erano prive hanno oggi elettricità, specie in Cina e India, restano ancora circa 1,3 miliardi di persone senza elettricità, ovvero un quinto della popolazione mondiale (dati fermi al 2011, ma abbiamo tutti i motivi per credere che siano sempre questi, se non peggiorati) .
Sono 25 le nazioni dell’Africa sub-Sahariana che devono affrontare continui black-out e devono puntare in gran parte solo sui combustibili fossili per avere energia, e in misura molto minore, sulle rinnovabili, senza una rete di distribuzione estesa, e che raggiunga tutti. Questo crea situazioni di crisi e conflitti tra i vari Paesi.
Dagli anni ’90 numerosi finanziamenti per oltre 600 milioni di dollari all’anno hanno cercato di portare l’accesso energetico a quella fetta della popolazione a tutt’oggi esclusa, tuttavia gli sforzi non hanno sortito un grande effetto e si calcola che per il 2030 forse solo la metà della popolazione mondiale avrà energia in maniera affidabile e continuativa.
I problemi principali dell’accesso energetico nel Mondo possono essere riassunti in tre punti:
- Accesso discontinuo e capacità insufficiente – Il 24% della popolazione africana ha un accesso di questo tipo, assieme al 40% dei Paesi in via di sviluppo. Per capirci, tutta l’Africa produce solo 28 Gigawatt, l’equivalente della produzione dell’Argentina.
- Scarsa affidabilità – le aziende africane ed asiatiche hanno 56 giorni all’anno di black-out e il 20% di perdite causate da questo problema dall’inaffidabilità della rete elettrica.
- Alti costi – le tariffe energetiche sono molto più basse rispetto all’Europa e agli USA; nei Paesi africani vanno da 0,03 a 0,06 per kilowat mentre in Europa si aggirano sui 0,10-0,15 euro per kilowat, ma dove c’è solo diesel sono molto più alte. Le aziende poi, utilizzando propri generatori, vedono lievitare di 2-3 volte i costi ambientali dovuti all’inquinamento prodotto.
Secondo una ricerca World Energy Outlook dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’energia (IEA) va anche aggiunto il fatto che metà della popolazione dell’Asia – si parla di quasi 2 miliardi di persone –e l’80% dell’Africa sub-Sahariana – altri 700 milioni – vive senza avere fonti per scaldarsi e cucinare, utilizzando solo le tradizionali come carbone e legna, arbusti e escrementi animali, così come in India, sono i due terzi degli abitanti a non avere accesso energetico. Con tutto ciò che ne consegue per l’ambiente.
In generale i continenti messi peggio sono Asia e Africa sub-sahariana, che rappresentano oltre il 95% di coloro che non hanno accesso all’energia moderna.
Tra i Paesi in via di sviluppo, il tasso medio di elettrificazione è del 77%, che aumenta a circa il 91% nelle aree urbane, ma si ferma a circa il 65% nelle aree rurali, dove più di otto persone su dieci non hanno accesso all’energia. Molte di queste zone sono di difficile accesso, isolate. E questo rende ancora più difficili le opere di intervento e riduce l’interesse dei Governi a portare elettricità a queste comunità che vivono ai margini; prediligendo sempre i centri urbanizzati anche per questioni turistiche e commerciali.
Dati drammatici che non sono certo da terzo millennio. Poco più di un secolo dall’invenzione della lampadina la maggior parte della popolazione africana e metà di quella asiatica vive nel buio quando scende la notte. Così i bambini non possono leggere e fare i compiti dopo il tramonto, spesso dopo aver trascorso la giornata a lavorare è questo l’unico momento in cui possono studiare, gli uomini non possono lavorare, gli ospedali non possono funzionare adeguatamente e conservare attrezzature, medicine e vaccini, le industrie si fermano…
Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2024 da Rossella Vignoli
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