Fibre bio: per numero di certificazioni Italia al secondo posto
Sempre più numerose sono le aziende italiane del settore tessile che fanno utilizzo di fibre naturali da agricoltura biologica per i loro prodotti. I dati che fornisce Icea (Istituto per la certificazione etica e ambientale) parlano da soli: le società certificate sono passate da 12 nel 2005 a 76 nel 2012.
Numero che consente all’Italia di conservare la sua seconda posizione nel quadro europeo, dietro solo alla Germania, come riferisce anche il rapporto GreenItaly 2012 di Unioncamere e Fondazione Symbola.
L’utilizzo di queste coltivazioni permette di ridurre sensibilmente il contribuito inquinante dell’industria tessile mondiale. Per ipotesi, tanto per citare un esempio, se il cotone fosse solo biologico, la percentuale di pesticidi, concimi di sintesi e tinture artificiali, diminuirebbe del 92%. Questo perchè parliamo di una tra le fibre naturali più utilizzate nell’industria tessile mondiale.
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Lo studio dice anche un’altra cosa: le aziende che scelgono di produrre con materiali biologici sono soprattutto filature, tessiture, e tintorie. Dunque, la catena delle forniture.
Passiamo ora a parlare dei nuovi filati. La canapa risulta una delle materie prime più ecologiche, richiede infatti pochi fertilizzanti e insetticidi e presenta un accrescimento rapidissimo. Dalle sue fibre si ottengono tessuti sottili, morbidi e robusti. Presenta caratteristiche similari la fibra di lino, con un ciclo di vita di soli cento giorni e il vantaggio di richiedere poca acqua e di non essere presa di mira dai parassiti. Elemento di non poco conto, spostandoci sulla bilancia economica, riguarda il fatto che il lino risulta la sola fibra originaria del Vecchio Continente, capace di produrne i due terzi del fabbisogno mondiale.
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Ultimo aggiornamento il 23 Maggio 2024 da Rossella Vignoli
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