Grenoble è la prima città senza pubblicità e più aree verdi
La prima città senza pubblicità in Europa è la francese Grenoble, che ha vietato le affissioni pubblicitarie nelle vie pubbliche e anzi ha deciso di piantare più alberi nei parchi urbani e nelle strade. Da copiare…
I centri urbani sono sempre più assediati da enormi cartelloni pubblicitari pronti a veicolare qualsiasi tipo di messaggio, dagli spot elettorali all’ultimissimo completo di biancheria intima sfoggiato dalla modella di turno, a volte creando incidenti, ma da pochi mesi la francese Grenoble ha deciso di diventare la prima città senza pubblicità in Europa.
Ormai non bastano più Tv, Internet, giornali e radio, anche una semplice passeggiata per la città ci trasforma in bersagli per il bombardamento mediatico continuo. Così vuole la civiltà del consumismo, ma agli eccessi è pur sempre bene mettere un limite.
È quello che deve aver pensato il sindaco della cittadina francese, Éric Piolle, che ha mantenuto le promesse fatte in campagna elettorale, annunciando la rimozione da gennaio ad aprile 2015 di tutti i cartelloni pubblicitari cittadini, per far posto ad aree verdi e spazi volti alla socialità.
Grenoble, capoluogo del Dipartimento dell’Isère nel sud-est del Paese, è un centro di 150mila abitanti con ben 326 cartelloni pubblicitari – 64 dei quali di grandi dimensioni – che occupano uno spazio pari a 2.051 mq. Con questo provvedimento, il primo cittadino ecologista (tessera dei Verdi) ha reso carta straccia il contratto stipulato dalla municipalità col colosso della pubblicità mondiale JCDecaux, che nel 2014 ha fruttato circa 645mila euro per le casse comunali.
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Una scelta coraggiosa, perché il centro francese diviene il primo e unico in Europa a rinunciare ai ricavi pubblicitari. Naturalmente non si è fatta attendere la risposta di JCDecaux, che ha mosso forti critiche al sindaco, accusandolo di privare il bilancio cittadino di entrare pari a sei milioni in dieci anni, e di togliere ai suoi abitanti anche il servizio di informazione, poiché la metà dei pannelli era destinata alla comunicazione istituzionale.
Osservazioni che non hanno affatto turbato Piolle. «È arrivato il momento di rendere questa città più geniale e creativa – ha dichiarato il primo cittadino – il Comune ha deciso di togliere i cartelloni pubblicitari dagli spazi pubblici di Grenoble per sviluppare aree destinate alla società civile. Circa cinquanta alberi verranno piantati prima della primavera».
Altri funzionari comunali hanno ribadito la legittimità di tale rivoluzionario provvedimento, facendo presente che i pannelli pubblicitari di Grenoble, collocati in città a partire dal 1976, sono ormai obsoleti e non rispondono più alle aspettative degli abitanti, che reclamano invece spazi pubblici. Proprio quelli che saranno destinati loro, poiché i vuoti lasciati dai cartelloni diventeranno luoghi da offrire ad associazioni locali che si occupano di cultura o tematiche sociali, autorizzate ad utilizzare solo piccoli pannelli per pubblicizzare le loro iniziative.
La municipalità francese contesta anche le cifre sui futuri mancati profitti per le casse comunali fornite da JCDecaux, calcolati non in 600 ma in 150mila euro annuali, in virtù della crescita della pubblicità online.
A JCDecaux resta in mano solo un pugno di mosche, ossia la gestione degli spazi pubblicitari delle pensiline degli autobus fino al 2019, mentre Grenoble si avvia ad essere una centro urbano più verde, creativo, partecipato e a misura d’uomo, senza la monotonia e l’ossessività degli slogan pubblicitari. Proseguendo così lungo quel percorso virtuoso, che l’ha portata perfino ad esser nominata come quinta città più innovativa del mondo (Forbes, 2013).
Finora l’unico grande centro urbano ad aver dichiarato guerra alla pubblicità è stato San Paolo in Brasile, che dopo pochi anni ha però abbandonato la scelta di rimozione dei cartelloni, stipulando un contratto nel 2012 proprio con JCDecaux. Laddove San Paolo ha fallito, ci prova oggi la “piccola” Grenoble, che all’onnipresenza della pubblicità vuol sostituire quella del verde e della socialità. Tifiamo per lei!
Ultimo aggiornamento il 11 Giugno 2024 da Rossella Vignoli
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