Piante e fiori

Ikebana, la filosofia e la pratica dell’arte giapponese di composizione dei fiori

Tutto sull’ikebana, l’arte giapponese di disporre i fiori a scopo ornamentale o religioso. Ecco una guida di approfondimento su questa straordinaria disciplina orientale.

Ikebana, la filosofia e la pratica dell’arte giapponese di composizione dei fiori

Come molte altre pratiche nipponiche come l’ikigai , la ricerca del proprio sè, ed il come il kintsugi, la riparazione in oro che aggiunge valore a ciò che è rotto, si tratta di una pratica orientale che evoca in sé tutta la filosofia giapponese ed il suo modus vivendi.

Si basa sulla realizzazione di composizioni floreali all’interno di appositi vasi. L’obiettivo è quello di ottenere una disposizione in cui confluisca il proprio istinto naturale, dando sfogo all’emotività.

Il termine ikebana in giapponese significa letteralmente “fiori viventi” e proviene dall’unione di due parole: ike “lasciare in vita” e bana “fiore”. Proviamo a capire meglio di cosa si tratta.

Arte ikebana: origini e storia

La storia di questa disciplina artistica viene fatta risalire al VI secolo d.C. Le sue origini vanno rintracciate in India e in Cina. Si diffuse in Giappone solo più tardi, dove prese piede in misura maggiore.

Si trattava di una forma di arte praticata inizialmente solo dai nobili e dai monaci buddisti. Solo con il tempo raggiunse anche le classi sociali più modeste. Era per lo più legata alla religione buddista, tanto che si utilizzavano sempre rami tendenti verso l’alto, per rappresentare la spiritualità.

Filosofia dell’ikebana

Dietro alla pratica di questa disciplina vi è tutto un mondo filosofico. Si tratta di una vera e propria dedizione nei confronti della Natura, una sorta di devozione spirituale che consente all’Uomo di recuperare un rapporto più intimo con se stesso e con il mondo circostante.

Per la realizzazione delle composizioni, possono essere utilizzati tutti gli elementi del mondo vegetale, non solo fiori. Per questo non è corretto paragonare questa pratica al floral design. In quest’ultimo caso difatti si lavora unicamente con il fiore e tutto mira al valore estetico.

Nella disciplina giapponese della disposizione dei fiori tutto invece deve simboleggiare senso di equilibrio e di armonia, in accordo con l’ambiente circostante. Per questo si studiano colori e forme, si crea una danza in grado di suscitare sensazioni e sentimenti. Un modo completamente differente di creare composizioni, lontano anni luce da quello che è lo stile occidentale.

composizione ikebana

Come realizzare un ikebana

Nonostante la possibilità e l’invito a lasciare spazio alla propria creatività, una composizione deve comunque rispettare alcune regole.

Gli elementi essenziali dell’ikebana

Si parte sempre dal vaso, che può essere di ceramica o altro materiale, ma anche un elemento naturale come un tronco d’albero, un pezzo di legno o una pietra, purché non trasparente.

Per tenere i vari elementi in posizione, si può usare una mattonella di mousse artificiale, di quelle per creare bouquet o un pezzo di legno forato.

La scelta delle piante dell’ikebana

La tradizione permette di utilizzare rami, fiori, foglie ed erba. Tutto però deve essere naturale e di stagione. Per semplificare è meglio sceglierli di stagione: nodosi rami di ciliegio, mandorlo o nocciolo e alcuni bellissimi fiori a grande corolla.

Si può sostituire i rami con fogli di vario tipo e forma, dalle diverse texture e altezze, da comporre in modo personale.

Tecnica di base dell’ikebana

L’elemento dominante è sempre il triangolo: questo significa che deve esserci un raccordo di vertici, ciascuno dei quali ha uno specifico significato.

  • Lo stelo più alto rappresenta il Cielo (Shin), ed è l’elemento chiave e principale dell’intera composizione.
  • Lo stelo di media altezza rappresenta invece l’Uomo(Soe) e generalmente ha una lunghezza pari a 2/3 dello stelo più alto. Va sistemato sempre in maniera inclinata, tendente verso il Cielo.
  • Lo stelo più basso rappresentante la Terra (Hikae). Questo va sistemato davanti agli altri due o in posizione completamente opposta.

Tutti gli elementi sembrano nascere da un unico tronco, per questo vanno sistemati su un supporto stabile. Una volta definito il triangolo, la composizione può essere arricchita di altri elementi della Natura.

Occorre poi rispettare tre dimensioni:

  • profondità
  • spazio
  • asimmetria

Le piante, inoltre, sono scelte in base al messaggio che si vuole trasmettere; ad esempio, il bambù simboleggia la prosperità, mentre i fiori di pesco sono un inno alla femminilità.

Per la scelta dei fiori e delle foglie, vengono generalmente preferiti i boccioli appena schiusi. Questo perchè inserire un fiore o una foglia già sbocciati impedisce a chi osserva di poter ammirare il processo della nascita. Al contrario, un fiore giunto a maturazione, si avvia già verso la decomposizione, evocando quindi il senso della morte.

ikebana

Stili di ikebana

Esistono vari stili, ognuno fa riferimento ad una scuola precisa. Vediamoli.

  • Rikka è lo stile più conosciuto ed antico, proveniente probabilmente dalla scuola Ikenobo. Il termine rikka significa letteralmente “fiori in piedi“. Si caratterizza per composizioni molto grandi, che sin dall’inizio vennero impiegate per decorare i templi o le case dei nobili.
  • Shoka. Comparve dopo il Rikka. Era il XVII secolo e si iniziava a sentire l’esigenza di semplificare l’arte, permettendo alla pianta di poter emergere nella sua semplicità. Questo filone difatti si caratterizza per l’estrema sobrietà.
  • Nageire. che privilegiava vasi molto alti e composizioni particolarmente semplici e minimal. Questo stile venne fondato da Sen-no-rikyu, un Maestro della cerimonia del tè. Era la seconda metà del XVI secolo.
  • Chabana. Lo stile tipico e classico, che ritroviamo durante il rituale del Tè. Si basa sull’utilizzo semplice di un solo bocciolo con accanto alcune foglie verdi.
  • Moribana. Significa letteralmente “ammasso di fiori” e difatti si basa sull’impiego di vasi molto bassi, ricchi di fiori grandi. Questo stile comparve verso la fine del XIX secolo ad opera del Maestro Unshin Ohara. Forse fra tutti è quello che diede avvio alla modernità, risentendo degli influssi dell’Occidente.

ikebana

  • Jiyubana o stile libero. Figlio dei giorni nostri, nasce difatti al termine della Prima Guerra Mondiale, periodo fertile nel mondo delle arti. Si iniziò a lasciare spazio all’uso maggiore della creatività, a cui venne concesso di spingersi verso nuove forme originali, privilegiando anche vasi molto moderni.

Dal 1930 in poi, iniziarono a comparire numerose scuole. Con l’occupazione degli Americani inoltre, molte mogli dei soldati si avvicinarono a questa disciplina e la esportarono al rientro in patria.

Questo ha fatto sì che oggi tale arte abbia raggiunto un po’ tutto il mondo. Anche in Italia difatti sta lentamente prendendo piede, trovando grandi sostenitori.

Uno dei più interessanti interpreti di oggi è il giapponese Makoto Azuma, che per le sue composizioni quasi futuristiche è una star internazionale conosciuta al di fuori del Giappone.

Corsi di ikebana

In tutta Italia esistono corsi e scuole dedicate a quest’arte per permettere a tutti di scoprire le varie tecniche e approfondire le conoscenze sull’arte giapponese di disporre i fiori. Si può iniziare anche a casa da soli, basterà un libro per avere un approccio semplificato a questa arte ultra-codificata. Provate questi:

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Ultimo aggiornamento il 26 Aprile 2022 da Rossella Vignoli

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Alessia Fistola

Nata in Abruzzo nel 1982, si trasferisce a Roma per conseguire una laurea e un master in psicologia, ma dopo una decina d'anni rientra nel suo piccolo paese ai piedi della Majella, fuggendo dalla vita metropolitana. Attualmente coniuga l'attività di psicologa libero professionista con la passione per la scrittura, un hobby coltivato sin dalle scuole superiori. Collabora con la redazione di Tuttogreen dal 2011, cura un blog personale di taglio psicologico e scrive articoli per un mensile locale. Nel tempo libero ama passeggiare nei boschi e visitare i piccoli borghi, riscoprendo le antiche tradizioni d'un tempo.

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