Inquinamento aria e traffico, un libro sostiene che non c’è correlazione e che limitare la circolazione in città non serve
A distanza di due anni dall’introduzione, l’Area C di Milano divide le opinioni dei cittadini – non solo meneghini – e di politici ed esperti in materia di traffico e inquinamento. Nel coro di voci che si affolla sulla sua effettiva efficacia nel ridurre l’inquinamento cittadino, provano a dire la loro il biologo Enrico Engelmann ed il ricercatore universitario Andrea Trentini, autori di ‘Arcipelago Area C’, un libro che interpreta i dati in maniera scientifica con il metodo del ‘rasoio di Occam’ seguendo la massima: ”A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire‘.
I due arrivano così ad una lettura delle statistiche completamente diversa da quella finora proposta. E non è detto, condivisibile.
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La conclusione, sulla base dei rilievi scientifici forniti da ARPA e Amat, l’Agenzia mobilità ambiente e territorio, è che l’Area C non risulta aver prodotto alcuna sensibile riduzione delle polveri sottili PM10. A ridursi, e solo lievemente, è stato semmai il black carbon, sotto-componente del PM10, legato peraltro al periodo di accensione delle caldaie.
Secondo i due autori nell’ultimo quarto di secolo, l’inquinamento a Milano si è progressivamente e considerevolmente ridotto. A dispetto dei messaggi catastrofici che lanciano i mass media.
Infatti il benzene è diminuito di un terzo, cosí come il diossido d’azoto e il monossido di carbonio, mentre il diossido di zolfo si è pressochè azzerato. Ad aumentare sono l’ozono e, appunto, il già citato PM10, su cui peraltro non hanno avuto effetto i blocchi parziali o totali della circolazione, o le targhe alterne.
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Il libro è consultabile on line sul sito dedicato dal titolo: “Arcipelago Area C “. Una voce diversa sull’effetto della chiusura del centro cittadino di una grande città italiana, dove si è provato ad utilizzare la congestion charge.
Ultimo aggiornamento il 8 Maggio 2019 da Rossella Vignoli
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