Scopriamo la iuta, una fibra vegetale usata per confezionare i sacchi, economica ed ecosostenibile
Scoprite tutto sulla iuta una fibra vegetale molto diffusa per confezionare i sacchi e dalle molteplici proprietà, che conferisce un tocco raw all’arredo.
Sommario
La iuta o juta è una fibra tessile di origine vegetale prodotto principalmente nei Paesi asiatici e utilizzata soprattutto per i sacchi di derrate alimentari coloniali come caffé e cacao, che sta riscuotendo sempre più interesse grazie alla sua totale biodegradabilità, alla sua sostenibilità ambientale e alla sua versatilità.
Questa fibra, infatti, può essere totalmente riciclata, la sua coltura è praticamente priva di impatti nocivi sulla natura e da sola o in combinazione con altri tessuti naturali, come la seta, il cotone, la canapa, il lino, è utilizzata in molteplici ambiti.
Cos’è la iuta
Conosciuta anche come canapa di Calcutta è la seconda tra le fibre naturali di origine vegetale più diffuse dopo il cotone e la più economica tra quelle vegetali. È ricavata da piante erbacee che crescono nelle regioni tropicali dell’Africa e dell’Asia.
Iuta o juta?
Si può scrivere indifferentemente iuta o juta, entrambe le eccezioni sono considerate corrette nella lingua italiana.
La pianta di juta
La pianta appartiene alla famiglie delle Corchorus, erbe annuali che crescono spontaneamente nelle regioni monsoniche dove si registrano piogge intense e un clima molto umido.
La crescita di queste piante dipende dalla quantità di pioggia caduta, precipitazioni troppo intense o troppo scarse possono influire sulle dimensioni del raccolto e sulla sua qualità.
Questo tipo di coltivazione è a basso impatto ambientale in quanto cresce rapidamente senza bisogno di fertilizzanti e concimi chimici, reintegra i nutrienti del suolo e ha un’ottima resa.
Dove viene prodotta la iuta
La maggior parte della produzione mondiale della iuta avviene nell’area del fiume Gange e i principali paesi produttori sono India, Bangladesh e a seguire Cina, Thailandia, Birmania, Pakistan, Nepal e Bhutan.
La storia
Da sempre conosciuta e utilizzata nei paesi asiatici, la iuta è stata introdotta in Europa nel diciannovesimo secolo, quindi, in tempi relativamente recenti rispetto ad altre fibre naturali.
All’inizio questa fibra a causa della sua difficoltà di lavorazione venne utilizzata principalmente per la produzione di tappeti, poi il progressivo sviluppo delle tecniche tessili né consentì un più ampio utilizzo in tutti quei settori dove il prezzo rappresenta una discriminante importante.
La iuta venne così preferita al lino e alla canapa nella produzione di sacchi, imballaggi e tessuti da lavoro.
Le caratteristiche della iuta
Questa fibra naturale presenta una colorazione che può variare dal bianco, al giallognolo al bruno e si presenta ruvida al tatto. La qualità è determinata dalla sua lucentezza e finezza. Più il filato è fine e lucido maggiore è la sua qualità.
Si caratterizza per:
- elevata igroscopicità, ovvero ha un’ottima capacità di assorbimento dell’acqua
- eccellente resistenza
- incredibile versatilità, può essere utilizzata per la creazione di sacchi e imballaggi ma anche di accessori e vestiti e si presta a essere impiegata insieme ad altre fibre come cotone o lana.
- buona traspirabilità
Inoltre, è la fibra green per eccellenza, in quanto totalmente biodegradabile e riciclabile.
Gli impieghi della iuta
Si tratta di un materiale estremamente versatile, che viene impiegato in molteplici settori per i più diversi utilizzi. Inoltre grazie alla sua sostenibilità ambientale è probabile che in futuro sarà ancora più diffusa.
- nel settore agricolo serve a contenere le radici e riparare il fusto delle piante
- nell’industria edile sono molto diffusi i materiali geotessili per la coibentazione e l’isolamento,
- nell’industria tessile è impiegata per la creazione di borse, portafogli, scarpe, cinture e cappelli.
- nei trasporti è utilizzata per gli imballi, soprattutto in campo alimentare, perché traspirante.
I sacchi di iuta
Da sempre questi sacchi grazie alla loro economicità e resistenza rappresentano l’opzione più comune per il trasporto di merci e, soprattutto, di generi alimentari.
Le borse di iuta
Le borse realizzate in questo materiale rappresentano un grande classico della moda estiva.
Capienti, resistenti e molto versatili possono essere utilizzate per fare la spesa, per portare asciugami, libri e giochi dei bambini in spiaggia o come dettaglio capace di donare un tocco di originalità agli outfit estivi.
Iuta al metro
Questa fibra naturale può essere acquistata a metri, opzione molto pratica per coloro che intendono utilizzarla per riparare le piante e i cespugli del giardino dal gelo.
Dove acquistare iuta al metro
È possibile acquistare iuta al metro presso negozi specializzati di tessuti oppure online. Su Amazon sono disponibili diverse offerte di iuta al metro:
Ecco anche dove trovare i sacchi di iuta online:
Come si lava la iuta?
Può essere lavata in lavatrice anche ad alte temperature, ma è sconsigliato l’utilizzo di ammorbidenti che possono danneggiarla.
Altre informazioni
Potrebbero interessarvi anche queste schede sulle fibre naturali e di origine animale più tradizionali:
- cachemire la più pregiata tra le fibre naturali
- alpaca morbida e setosa, per realizzare tessuti di lusso di alta qualità.
- lana morbida calda, il filato più diffuso per proteggere dal freddo
- seta una fibra di origine animale di gran lucentezza per tessuti eleganti
- rafia molto resistente al fuoco e durevole
E qui trovate tutto su quelle più esotiche o insolite:
- fibra di banana è morbidissima, molto ricercata e utilizzata in Giappone per i kimono.
- ramié è un filato bianco e setoso molto resistente, simile al lino
- sisal, un classico per tappeti resistenti
- abaca è usata per corde e nelle bustine di tè.
- fibra di cocco è dura e resistente per realizzare tappezzerie e materassi.
- fibra di eucalipto per fare vestiti eco-friendly
- fibra di bambù che se ne ricava è completamente atossica, antibatterica e biodegradabile.
- fibra di alghe dalle straordinarie capacità rimineralizzanti
- kenaf o fibra di ibisco
- lenpur ricavato dai rami dell’abete bianco
Ultimo aggiornamento il 24 Marzo 2024 da Rossella Vignoli
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