La resurrezione del lago d’Orta: dopo la bonifica torna alla vita
Oggi vi vogliamo raccontare una storia positiva, in cui quello che poteva essere un ennesimo caso di inquinamento diventa un’occasione di rinascita. Parliamo del lago d’Orta, le cui acque erano talmente inquinate dagli scarichi di un’industria chimica da essere più acide dell’aceto e aver allontanato la vita dal lago.
Il lago d’Orta è un lago prealpino del Piemonte collocato tra le province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola. Ma a partire dal 1926 questo lago è stato pesantemente inquinato dagli scarichi industriali causati dalla Bemberg, una società che produce rayon con un processo che impone reflui altamente inquinanti. Tali scarichi, senza praticamente essere depurati, per anni sono stati riversati direttamente nel lago. Ed erano così tossici che solo due anni dopo l’entrata in funzione dello stabilimento, dai campioni di acqua, si rilevava l’assenza di plancton animale e vegetale, mentre i pesci andavano scomparendo.
Le acque del lago d’Orta nel tempo hanno acquisito un livello di acidità pari a quella dell’aceto e questo, oltre a impedire ogni forma di vita, manteneva nella più pericolosa forma tossica i metalli pesanti scaricati da diverse industrie.
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Dopo una sessantina di anni, nel 1989, è stato finalmente avviato un progetto di recupero dell’Orta,che prevede l’utilizzo della tecnica del liming, ossia nell’immissione di milioni di tonnellate di carbonati di origine naturale nelle sue acque, al fine di riportarle a valori normali di acidità. Questa sostanza correttrice dell’acidità viene gettata nel lago grazie ad un’imbarcazione ad hoc.
Dopo pochi anni l’acidità viene corretta arrivando a valori accettabili, diminuisce la tossicità dei metalli scaricati nelle acque e la vita ricompare nelle acque del lago d’Orta. A un quarto di secolo di distanza dal liming, stanno rinascendo alcuni animali ormai spariti. Tra questi, le ‘cozze di lago’, che svolgono un ruolo molto importante nell’ambiente, tanto da essere definiti “ingegneri ambientali”.
Infatti, con la loro presenza nei sedimenti facilitano l’insediamento di altri organismi di fondo, aumentando la biodiversità e depurando dagli accumuli di sostanze tossiche presenti, perché le rendendono “inattive”.
Questa operazione può essere considerata la più importante mai eseguita al mondo, ma rimane la necessità di monitorare la qualità dell’ecosistema che si sta faticosamente ricostituendo per via spontanea. Così è stato messo in piedi un nuovo progetto, Orta reloaded, che vuole mettere in luce questa storia straordinaria attraverso attività didattiche e di controllo.
Una volta tanto vi raccontiamo una bella storia a lieto fine, in cui il solito scandalo di inquinamento selvaggio che rimane impunito e deturpa un tratto del territorio italiano viene restituito bonificato e a nuova vita. E speriamo di potervene raccontare tante altre.
Ultimo aggiornamento il 20 Ottobre 2015 da Rossella Vignoli
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