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La strage degli elefanti in Africa è una vera emergenza

Se ne dibatte da anni, ma la strage degli elefanti in Africa è una vera emergenza, la cui soluzione sembra ancora ben distante dall’essere trovata, nonostante sia ben chiara la causa di tale atrocità: la smodata ed incontrollabile richiesta d’avorio proveniente dal mercato cinese.

La strage degli elefanti in Africa è una vera emergenza

Risale a cinque anni fa infatti la decisione del CITES (il Comitato sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, l’organismo delle Nazioni Unite che dovrebbe disciplinare il commercio internazionale della fauna selvatica) che ha permesso alla Cina, nonostante i moniti e le proteste di molti gruppi ambientisti, di ottenere il titolo di “Ivory Trading State”, legalizzando e liberalizzando il commercio di avorio proveniente da alcuni paesi dell’Africa in cui il numero di elefanti era considerato ancora copioso.

Ciò ha portato ad un aumento inarrestabile della domanda di avorio, che ha avuto come naturale conseguenza lo sviluppo del bracconaggio. Il business derivante da questa deprecabile caccia non è indifferente, dato che una zanna che in Africa ha un valore di circa 240 dollari (173 euro), viene rivenduta in Cina a dieci volte tanto!

Difficile quantificare in maniera precisa quanti elefanti siano stati uccisi dall’approvazione della legge; uno studio recentemente pubblicato dal Center for Conservation Biology dell’Università di Washington, afferma che il numero di vittime si aggirerebbe intorno alle 52.000 l’anno.

Il quadro che emerge è agghiacciante, e sorprende il silenzio dei potenti di turno, che fanno orecchie da mercante ad una problematica non sicuramente di secondo piano.

L’unico  ad essersi mosso attivamente verso una nuova direzione, al momento sembra essere Barack Obama,  il quale, il 5 novembre 2013  ha ordinato la distruzione della riserva di zanne di elefante degli Stati Uniti, dichiarando che la distruzione delle 6 tonnellate di avorio targato USA potrebbe inviare al mondo un messaggio di cambiamento.

Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2024 da Rossella Vignoli

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