La Svezia e la gestione delle sue foreste, un sistema da rivedere
Anche la “verde” Svezia rischia di rimanere senza foreste naturali. Ciò perché esse sono gestite mediante monocoltura e taglio a raso, tecniche che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza del 75% delle specie arboree esistenti.
Perché si è arrivati alla monocoltura? Perché le foreste svedesi sono ormai sempre più utilizzate per produrre legno e dunque si prediligono specie che garantiscano la loro massima qualità. Di qui la piantagione di poche specie di alberi.
Eppure una foresta ha bisogno di una pluralità di generi arborei, per un migliore ecosistema: la crescita degli alberi, lo stoccaggio del carbonio, la produzione di frutti di bosco, il cibo per la fauna selvatica, la presenza di legno morto, e la diversità biologica. Il che andrebbe appannaggio della stessa produzione di legno.
IL PARADOSSO: Il problema della Svezia? Non produce abbastanza spazzatura…
La Società svedese per la conservazione della natura (SSNC) ha quindi deciso di sfidare quello che chiamano “il sistema svedese” di gestione forestale. Essa critica perfino la certificazione FSC, considerata il miglior standard di gestione forestale. O più precisamente, la sua mancata applicazione. Un compito ingrato giacché la SSNC è tra i fondatori del FSC – Svezia, nel 1998.
Dal 2009, il SNCC ha presentato numerosi ricorsi formali al FSC; ma purtroppo nessuna delle operazioni contestate ha perduto la certificazione. Non è tutto oro quello che luccica dunque. Neanche in Svezia.
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Ultimo aggiornamento il 21 Giugno 2024 da Rossella Vignoli
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