Iran: il lago Urmia, uno dei più grandi e dei più sfruttati al mondo, verrà salvato
Il lago di Urmia si è progressivamente prosciugato per la costruzione di dighe, sempre meno piogge e l’aumento dell’evaporazione, raggiungendo livelli record di salinità che hanno fatto fuggire fenicotteri e rari uccelli che lo popolavano, ma ora il Governo iraniano ha pianificato la sua rinascita.
500 milioni di dollari per salvare il lago Urmia, uno dei più grandi laghi (salati) del Medioriente. Il presidente iraniano Rouhani ha deciso di investire quest’importante cifra per riportare al suo antico splendore di questo lago (conosciuto anche come lago Oroumieh), ormai prosciugato a causa della siccità e dello sfruttamento intensivo.
Si trova tra le province dell’Azerbaigian orientale e occidentale ed è il terzo lago di acqua salata più grande del mondo (lungo 140 Km ed esteso su una superficie di 5.200 Km2), dichiarato dall’Unesco riserva per la biosfera, vista la presenza di fenicotteri, pellicani, cicogne, trampolieri e molte altre specie di uccelli migratori. Situato ad un’altitudine di 1.267 m è disseminato da ben 120 isole, tra cui quella di Kaboodan, che è riconosciuta come parco nazionale.
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Le sue acque sono salatissime e non permettono di ospitare pesci, ma fin dall’antichità son note per le loro proprietà curative e ampiamente utilizzate dai medici locali per trattare le malattie della pelle e i disturbi reumatici.
Vari fattori, tra i quali la diminuzione delle piogge, l’alto tasso di evaporazione, l’innalzamento del livello di salinità, la perdita di affluenti e lo sfruttamento delle falde acquifere, minacciano da anni la sopravvivenza di questo importante bacino idrico, messo a rischio soprattutto dall’eccessiva costruzione di dighe sugli immissari, sorte per soddisfare le esigenze energetiche di una popolazione in aumento. Una di queste, realizzata in prossimità del lago nel villaggio di Chahchai, ha pericolosamente bloccato le acque di un suo immissario, originando a sua volta uno specchio idrico a cui attingono gli agricoltori della zona per le loro esigenze irrigue.
Il progressivo prosciugamento del lago di Urmia ha provocato la fuga e un alto tasso di mortalità tra molte specie di uccelli migratori che lo popolavano. Non solo, notevoli danni hanno subito anche il turismo (molti albergatori hanno chiuso e le stesse visite guidate si sono notevolmente ridotte) e l’agricoltura, poiché il vento ha trasportate grandi quantità di sale dal lago in secca ai terreni coltivati posti nelle vicinanze, compromettendone pesantemente la fertilità.
Tutti gli accorgimenti governativi adottati negli anni passati, dal travaso di nuove acque all’adozione della tecnica del cloud seeding per modificare le precipitazioni, dal miglior utilizzo delle falde acquifere all’impiego di nuove tecniche di irrigazione in agricoltura, non sono riusciti a risolvere il problema. Oggi il lago di Urmia – centro iraniano noto anche come “città dell’acqua” – ha visto diminuire del 95% il volume delle sue acque e del 20% la sua superficie, riducendosi a poco più di una distesa di sale, fango e polvere.
Un destino comune a quello di numerosi altri bacini iraniani sempre più minati dalla crisi idrica, quali i fiumi nei dintorni di Ashafan nella regione centrale o quelli di Ahwaz nei pressi del Golfo, senza dimenticare il lago Hamoun che si trova al confine con l’Afghanistan.
Grazie anche all’aiuto di tecnici e scienziati stranieri, il Governo iraniano ha organizzato il piano per il salvataggio di questo bene prezioso, dopo anni di sfruttamento eccessivo e rimedi inefficaci. Attendiamo fiduciosi gli esiti, nella speranza che le acque del lago di Urmia tornino presto a brillare.
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