Land grabbing in Indonesia, una mostra fotografica ne documenta l’avanzata
Un fotografo italiano, Alessandro Rota, ha realizzato nel 2013 un progetto fotografico sul land grabbing in Indonesia. Le foto delle mostra raccontano in modo visuale cosa sia realmente questa pratica, che consiste nell’acquisizione, anche con l’utilizzo della violenza e della coercizione, degli appezzamenti di terreno che la popolazione autoctona coltiva da centinaia di anni con piante locali utilizzate per la propria sopravvivenza, da parte di grosse aziende, allo scopo di sfruttarli agricolarmente con un unica monocoltura.
La coltivazione più diffusa a seguito del land grabbing, soprattutto in Indonesia e nel Sud-Est asiatico, è la palma, da cui si ottiene poi l’omonimo olio per uso alimentare largamente usato in pratica in tutti i prodotti da forno.
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Le statistiche parlano chiaro : ogni anno circa 330 mila ettari di foresta sono distrutti per essere trasformati in nuove piantagioni, e le aziende protagoniste di queste eco-tragedie sono per il 75% straniere.
Ma non e’ finita qui! Accade molto spesso infatti, che le società in questione allontanino con la forza gli abitanti dalle loro terre, che le ottengano a prezzi irrisori senza dare agli abitanti le indennità pattuite, e che addirittura si rifiutino di abbandonare i terreni alla scadenza della concessione.
Nel 2011 è stata creata una “tavola rotonda per l’olio di palma sostenibile” (RSPO), ma nonostante i buoni propositi dell’organizzazione, la risoluzione del problema sembra ancora lontana.
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Le fotografie di Rota per la mostra Land-Grabs: Indonesia, oltre a cogliere i momenti tragici degli espropri, mostrano sprazzi di vita quotidiana della popolazione Indonesiana residente nella provincia di Jambi, nell’isola di Sumatra, e sono state esposte fino al 26 maggio al Politecnico di Milano.
Ultimo aggiornamento il 23 Maggio 2024 da Rossella Vignoli
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