Latte sprecato perché scade dopo 2-3 giorni
Secondo la legge 204 del 2004, in Italia il latte fresco ha una scadenza fissata a sette giorni dal momento in cui viene confezionato. Ma nei supermercati il prodotto viene ritirato dagli scaffali 2-3 giorni prima, ancora in ottimo stato di conservazione, per essere destinato alla produzione di mangime per animali. Uno spreco che trova l’unica ma discutibile giustificazione negli accordi economici tra produttori e le catene della grande distribuzione.
E così accade che ogni qualvolta un camion frigorifero consegna i cartoni, ritiri anche le confezioni in scadenza: milioni di litri di latte. Conn costo che peraltro è a carico del produttore, ed incide fino al 5% sul fatturato.
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Il ricavato potrebbe essere devoluto agli allevatori, alzando il prezzo della materia prima, ma ciò non succede. Per di più lascia perplessi pensare che un prodotto ancora buono per l’uomo diventi da un giorno all’altro alimento animale.
Gli esperti rincarano la dose e non hanno remore a dichiarare che il latte confezionato può tranquillamente essere consumato anche 1-2 giorni dopo la data di scadenza. Dunque, andiamo anche oltre ai canonici 7 giorni fissati dalla normativa ma questo poco interessa ad aziende e ai super mercati, che rifiutano l’ipotesi di posizionare il latte “più vecchio” in appositi scaffali a prezzi scontati, perchè ciò comporterebbe la creazione di una nuova nicchia di mercato che ruberebbe clienti al latte fresco con data a 7 giorni, causando una riduzione del margine di guadagno.
PER APPROFONDIRE:
In realtà il vero problema, che i produttori di elettrodoemstici paiono non voler affrontare, riguarda il fatto che la maggior parte dei frigoriferi domestici non garantisce una temperatura compresa fra +4°C e +6°C.
Un recente studio dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie dimostra che il frigo di casa ha temperature superiori, soprattutto in corrispondenza della portiera dove si tiene il latte. Questa condizione fa sì che sia necessario consumare il latte prima rispetto alla effettiva data di scadenza indicata.
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E pensare che dotare i frigoriferi di un termometro adeguato costerebbe alle aziende produttrici una cifra non superiore ai 2-3 euro…
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