L’età del cemento, un film sull’abusivismo edilizio e l’urbanizzazione selvaggia in Lombardia
Cemento, cemento e ancora cemento. Le nostre città, mai come negli ultimi anni, sono dominate da una lenta ma inesorabile crescita cementizia che dall’inizio del XX secolo ha comportato l’utilizzo di ben 55 miliardi di tonnellate di cemento.
Numeri da capogiro se si pensa che la produzione annua dell’odioso conglomerato ha superato quella del greggio e attualmente si attesta a circa 600 kg procapite. Un trend che supera di gran lunga la crescita della popolazione mondiale, per intenderci, e che non sembra aver giovato né all’economia né, tanto meno, all’ambiente visto che con la cementificazione del territorio sono cresciute in maniera esponenziale anche le emissioni di CO2.
Nel triste quadretto appena descritto l’Italia figura al secondo posto in Europa (superata solo dalla Spagna) con 825 milioni di tonnellate di cemento prodotte solo negli ultimi 20 anni: una colata grigia che solo in Lombardia viaggia all’impressionante ritmo di 117 mq al giorno. Ma quella che stiamo descrivendo è un’involuzione lenta, silenziosa, difficilmente percepibile e poco discussa nei salotti televisivi o nei principali circuiti mediatici.
E non importa se il consumo del suolo, l’erosione delle pianure, così come delle coste e dei boschi sembra essere ormai inarrestabile. In un’epoca come la nostra gru e betoniere divorano tutto ciò che incontrano nell’indifferenza collettiva.
A spezzare questa cortina di silenzio e indifferenza arriva un film-documentario di Legambiente dal titolo ‘L’età del cemento’. Un viaggio all’interno della Lombardia più oscura tra palazzi che spuntano come funghi, speculazioni edilizie e centri commerciali nati dal giorno alla notte. In sintesi, un viaggio in una terra dove la tutela del suolo non sembra essere più tra le priorità dei governatori locali e dove ogni giorno c’è qualcuno che rischia di perdere la propria casa per far posto ad una nuova autostrada o all’ennesimo, inutile, grattacielo.
E a commentare questo lungo percorso sono proprio le voci dei protagonisti e delle vittime di questo disastro che si domandano che futuro avranno i loro figli e quali saranno le conseguenze di un fenomeno distruttivo che sta radicalmente cambiando la morfologia del territorio.
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L’autore e regista di questa produzione è Mario Petto, che ha voluto documentare la spaventosa realtà di una regione che dal 1997 ad oggi ha edificato l’equivalente di 7 città grandi come Brescia. Una regione dove si è costruito e si continua a costruire troppo e molto senza che ce ne sia realmente bisogno. E per rendersene conto è sufficiente vedere il numero di capannoni, uffici e palazzi sfitti o disabitati di cui il territorio è costellato.
A far riflettere non sono solo i dati, ma soprattutto la mancanza di un sistema di raccolta di informazioni e di ricerca applicato al territorio per saggiarne lo sfruttamento di giorno in giorno, un po’ come avviene con i rilevamenti di PM10 nell’aria che possono essere costantemente aggiornati e controllati. In maniera analoga, il consumo del suolo dovrebbe essere monitorato con la stessa puntualità poiché la sua tutela è importante quanto la ‘bontà’ dell’aria che respiriamo o dell’acqua che beviamo.
Ma il merito di questo film-documentario è anche quello di aver scoperto una Lombardia ancora intatta nei suoi angoli più agresti fatti di cascine, coltivazioni, campagne rigogliose, boschi incontaminati che a guardarli sembrano lontani anni luce dagli ecomostri che il lavoro incessante delle betoniere continua a partorire.
Natura contro cemento, bellezza contro scempio. Questa è la battaglia che si sta consumando in Lombardia di fronte alla quale tutti noi siamo stati finora solo spettatori (in)consapevoli e passivi.
L’età del cemento: il trailer del docu-film
Davvero un documento importante, che vi invitiamo a visionare e diffondere.
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Ultimo aggiornamento il 17 Gennaio 2018 da Rossella Vignoli
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