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Moda sostenibile: cos’è, principi, vantaggi e brand impegnati

Un modo di fare moda che mette al centro il rispetto per l'ambiente e per i diritti umani

La moda sostenibile è un movimento il cui scopo è quello di cambiare l’industria del fashion, dai materiali impiegati ai processi produttivi, in modo che l’intera filiera preservi l’ambiente e rispetti i lavoratori impiegati nel settore.

Moda sostenibile: cos’è, principi, vantaggi e brand impegnati

Sono sempre di più i brand impegnati nell’eco-moda e sempre di più sono anche i consumatori, divenuti più consapevoli ed esigenti, che vogliono essere sicuri che i capi acquistati vengano prodotti secondo modi e tempi che non contribuiscano a deteriorare le risorse e le condizioni ambientali del pianeta, nonché le condizioni di lavoro del personale addetto alla produzione.

Cosa si intende per moda sostenibile

La moda sostenibile – sustainable fashion o eco fashion – è un processo volto a promuovere un cambiamento del sistema moda, sia in termini di ecologia e di sostenibilità ambientale, così come anche di etica e giustizia sociale.

Con queste premesse, la moda sostenibile si inserisce in un processo di modo di vivere più consapevole e impegnato nei confronti del Pianeta, sempre più impoverito delle sue preziose risorse, e nei confronti di chi lavora in questo settore, con una attenzione quindi alle persone e al loro benessere.

In pratica, la moda sostenibile è quella moda che rispetta sia l’ambiente che la società, in tutte le sue fasi: concezione, produzione, distribuzione e vendita.

Che impatto ha la moda sull’ambiente

L’industria tessile è una delle più inquinanti della Terra.
La produzione di capi d’abbigliamento, infatti, costa enormi quantità di energia, acqua e risorse non rinnovabili.
Durante l’intero ciclo di vita dei capi d’abbigliamento (piantagione, trattamenti dei materiali, lavaggi dei capi in casa), si registrano enormi sprechi.

  • Consumo esagerato di risorse naturali, in particolar modo di energia e di acqua
  • Ingenti quantità di emissioni di gas serra, che corrispondono dall’8% al 10% delle emissioni globali, per il trasporto di materie prime e prodotti finiti
  • Utilizzo di sostanze chimiche per i processi di tintura, stampa e fissaggi
  • Il fenomeno del fast fashion genera grandi quantità di rifiuti tessili, che si accumulano in discarica e si riversano anche nei mari

La non sostenibilità del settore riguarda anche l’aspetto etico. Basti infatti pensare al fatto che, molto spesso, la produzione è delocalizzata, e avviene in Paesi sotto sviluppati, dove la retribuzione è molto bassa e le condizioni di lavoro precarie, spesso ai limiti dell’indecenza. Nel settore tessile, la forza lavoro è rappresentata per l’80% da donne e bambini.

Serve quindi intervenire tempestivamente con azioni immediate per salvaguardare gli ecosistemi e per garantire i diritti dei lavoratori.

Quando è nata la moda sostenibile

La nascita del movimento della moda sostenibile si intreccia con le origini del movimento ambientalista moderno, con la pubblicazione, nel 1963, del libro “Silent Spring”, scritto dalla biologa americana Rachel Carson. In questo libro, la Carson, esponeva anzitempo il grave problema dell’inquinamento associato all’uso di agrofarmaci nel fenomeno della industrializzazione.

Nei decenni a seguire, si è poi cominciato ad indagare in maniera più sistemica, l’impatto che hanno sull’ambiente le azioni umane e, come ridurne gli effetti.
Nel 1987 è stata coniata l’espressione “sviluppo sostenibile”, che sottolinea l’importanza di riuscire a soddisfare le attuali esigenze senza mettere a rischio le risorse del Pianeta.

Nell’ambito della moda, ciò ha portato a profonde riflessioni sul ciclo di vita dei prodotti: progettazione, produzione, distribuzione, uso e smaltimento. Scopo principale era- ed è tuttora – quello di trovare modelli di produzione e di consumo che impattassero in maniera minima sull’ambiente e sulla società, favorendo al contempo la riduzione dell’inquinamento, la conservazione e la rigenerazione delle risorse, e il rispetto dei diritti umani.

Tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, molti brand del settore abbigliamento hanno cominciato ad utilizzare materiali eco sostenibili e ad adottare un approccio sostenibile nel processo di produzione dei loro capi, contribuendo così alla diffusione del concetto di moda sostenibile.

I principi su cui si basa la moda sostenibile

Analizziamo nel dettaglio quali sono i principi su cui si basa la moda ecosostenibile.

  • Utilizzo di materie prime meno inquinanti
  • Introduzione di nuove tecnologie e di nuovi processi produttivi più efficienti e meno inquinanti
  • Riduzione degli sprechi: in primo luogo di acqua e di elettricità
  • Remunerazione più equa per i lavoratori del settore
  • Nessuno sfruttamento dei lavoratori, in special modo dei bambini
  • Implementazione del riciclo per ridurre al minimo gli scarti
  • Sostituzione di pelli e pellicce animali con altri materiali
  • Impiego di stoffe ecologiche, come seta e lino

I vantaggi della moda sostenibile

L’eco moda permette di applicare il concetto di sostenibilità in vari ambiti, da cui conseguono numerosi vantaggi.

  • Minore impatto sull’ambiente, con conseguente benessere della popolazione mondiale
  • Miglioramento delle condizioni dei lavoratori
  • Propulsione verso una innovazione tecnologica, volta a generare nuove opportunità di crescita, sia sociale che economica
  • Riscoperta di produzioni tradizionali e artigianali

Cosa fanno i marchi di moda sostenibile

All’atto pratico, per poter essere definito sostenibile, un marchio di abbigliamento deve:

  • utilizzare materiali eco-friendly (come ad es. cotone biologico, canapa, bambù…)
  • ridurre il suo impatto ambientale a livelli minimi durante la fase di produzione, riducendo lo spreco di materie prime e il consumo di acqua ed energia
  • limitare sprechi e rifiuti, riutilizzando il più possibile
  • prediligere pratiche di lavoro etiche
  • garantire condizioni di lavoro umane ed equamente retribuite
  • esortare i consumatori al riutilizzo degli abiti, offrendo, ad esempio, servizi di riparazione
  • collaborare con altre aziende, governi, organizzazioni e istituti di ricerca, al fine di condividere conoscenze e risorse così da promuovere i principi della moda sostenibile

Sulla base di queste best practices, questi marchi diventano, inevitabilmente, la scelta ideale per le persone che sono attente all’ambiente e che ci tengono all’ecologia e alla sostenibilità.

I marchi impegnati nella moda sostenibile

Sono sempre di più i brand d’abbigliamento e i designer (anche marchi di lusso), impegnati nel promuovere una moda sostenibile, e che quindi abbracciano valori etici e ambientali. Molti marchi dedicano sezioni delle loro collezioni moda sostenibile, in cui propongono capi realizzati con fibre naturali e secondo una filiera protetta che riduce gli sprechi, l’inquinamento e lo sfruttamento dei lavoratori.

Ecco alcuni dei principali brand impegnati in tal senso.

  • Patagonia: da tempo in prima linea nell’ambito della sostenibilità, fa uso di materiali riciclati si basa su pratiche lavorative eque, con la promessa di donare una percentuale dei profitti a cause ambientali. Sulla base del concetto “Worn Wear”, il brand permette ai clienti di restituire articoli che sono ancora in condizioni buone, per ricevere in cambio del credito per l’acquisto di nuova merce
  • Stella McCartney: pioniera nella moda di lusso sostenibile, è nota per l’uso di materiali vegani e i design cruelty-free
  • Gabriela Hearst: ha creato una linea honest luxury, basata su un’impronta ecologica e realizzata con materiali di qualità elevata
  • People Tree: pioniera nel campo della moda equosolidale, collabora con artigiani dei Paesi in via di sviluppo per produrre abbigliamento etico e sostenibile
  • Casasola: marchio fiorentino che fa uso di materie prime certificate per realizzare capi dalla supply chain trasparente
  • Pact: realizza varie tipologie di capi in cotone biologico
  • Themoirè: brand milanese che produce capispalla e borse usando materiali vegani, 100% sostenibili
  • Eileen Fisher: realizza capi in fibre organiche, come lino e cotone biologico, tramite pratiche sostenibili nei processi produttivi
  • Veja: marchio che produce sneakers, usando materiali equosolidali e riducendo al minimo gli sprechi durante la fase del processo produttivo. Per favorire la massima trasparenza tra azienda e consumatore, il marchio rende noto sia il costo di produzione, oltre al prezzo di vendita del prodotto
  • Mara Hoffman: propone una moda audace e colorata, realizzata con materiali eco-friendly e avvalendosi di processi produttivi etici
  • Kotn: realizza capi di alta qualità in cotone egiziano, offrendo il proprio supporto ai piccoli agricoltori
  • Girlfriend Collective: realizza capi d’abbigliamento sportivo partendo dal riciclo di bottiglie di plastica
  • Nisolo: produce scarpe e accessori sostenibili, usando materiali ecologici e garantendo retribuzioni eque agli artigiani

I vari brand di moda, piccoli o grandi, più o meno famosi che siano, hanno capito che oggi, muoversi nella direzione della moda sostenibile, è un modo ulteriore per avere riscontro dal pubblico, sempre più attento alla sostenibilità.

Quali sono i materiali utilizzati nella moda sostenibile

Uno dei principi base su cui si fonda l’eco moda è l’utilizzo di materiali ecologici, che permettono di abbassare l’inquinamento e gli sprechi.

Lana, setalino, sono i più noti. Materiali naturali, biodegradabili che non contengono OGM. La loro estrazione avviene attraverso processi meccanici, e non prevedono l’impiego di sostanze tossiche neppure in fase di lavorazione.

Perfetto per la realizzazione di capi estivi, il lino è un tessuto fresco e traspirante, che assorbe l’umidità. Facile da lavare, è anche antibatterico. Un materiale quindi indicato per la biancheria intima e da letto.

Anche il cotone è una materia prima naturale, biologica, biodegradabile e senza OGM. Estratto con macchinari, non richiede l’impiego di sostanze tossiche né per l’estrazione né per la lavorazione.

cotone organico
L’inconfondibile distesa di un campo di cotone.

Uno dei materiali preferiti nella moda sostenibile è la canapa. Forte, resistente e versatile, è molto indicata per realizzare freschi capi estivi, in tessuti leggeri, morbidi e traspiranti. Rispetto al cotone, la canapa è ancora più ecologica perché, per produrre la medesima quantità di tessuto, richiede il 50% in meno di acqua.

Naturale, biologico e biodegradabile, è poi il cashmere: non contiene OGM e viene estratto con processi meccanici.

Pur essendo un tessuto artificiale, anche il bambù è adatto per la moda ecosostenibile. Difatti, è biodegradabile e non contiene OGM.

Altri materiali nuovi o meno conosciuti

Di recente scoperta è il tencel. Noto anche come lyocell, si tratta di un tessuto di cellulosa realizzato con fibre di legno di eucalipto, provenienti da foreste coltivate senza l’uso di fertilizzanti chimici né pesticidi.
100% biodegradabile, il tencel viene inoltre prodotto in un circuito chiuso, che prevede il recupero del 99% dell’acqua impiegata nel processo produttivo. I capi realizzati con questi materiali risultano morbidi, leggeri e traspiranti, perfetti quindi per l’abbigliamento estivo e la biancheria intima.

Infine, altro tessuto sostenibile e di alta qualità è il makò egiziano, un tipo di cotone coltivato in maniera sostenibile, sostenendo le comunità locali nelle regioni della Valle del Nilo, rinomato per la sua morbidezza, resistenza e durata. Si tratta di uno dei cotoni più pregiati al mondo.

Altri approfondimenti

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Federica Ermete

Nata a Busto Arsizio nel 1982, dopo il diploma si trasferisce a Cremona – dove vive tutt’ora – per conseguire la laurea in ambito umanistico. Sia per formazione professionale che per passione personale, i suoi ambiti di specializzazione sono l’alimentazione, la salute, il fitness di cui è appassionata anche nella vita quotidiana, ed il benessere naturale. Collabora con entusiasmo con la redazione di Tuttogreen dal giugno 2020.

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