Nella top ten dei paesi ricicloni c’è anche l’Italia, ma solo per gli imballaggi
Se la strada verso il riciclo sembra per l’Italia lenta ed affannosa, c’è un comparto specifico che viaggia ad una velocità decisamente superiore, e potrebbe suggerire l’esempio da seguire. Parliamo dei rifiuti di imballaggio, che oggi nel Belpaese vengono riciclati per una percentuale del 65%, risultato che vale un posto tra i primi dieci al mondo nella classifica di categoria.
Secondo i dati diffusi da Conai, il Consorzo nazionale Imballaggi, nel 2011 tre involucri su quattro sono stati avviati a recupero, per una quota di 8.58 milioni di tonnellate su un totale di 11.47 milioni immesse al consumo. L’impegno per la raccolta e il recupero dei “colli” in acciaio, alluminio, legno, carta, vetro e plastica ha inoltre ridotto il ricorso alle discariche, che oggi ricevono solo il 25% del materiale.
Incentrata da un decennio sul riutilizzo, e sugli investimenti in infrastrutture e tecnologia, la strategia evidenzia solo risvolti positivi. Si calcolano benefici economici netti pari a 9.3 miliardi di euro, e un segno meno alla voce emissioni di CO2 di ben 63,3 milioni di tonnellate. Benefici per l’ambiente e la salute, ma anche tanti nuovi posti di lavoro.
La filiera italiana del riciclo conta attualmente 3.697 aziende di raccolta e gestione dei servizi di igiene urbana, 3.600 centri per la selezione e il trattamento dei rifiuti, circa 170 impianti di riciclo. Da parte sua, per citare un esempio, l’indotto del sistema Conai e Consorzi ha generato quasi 90.000 occupati.
Il quadro assomiglia al copione di uno spot pubblicitario. Riciclare è meglio, e sotto tutti i punti di vista. Riciclare significa anche suggerire un differente modo di pensare alle nuove generazioni, in un ottica di “spreco zero” che potrebbe facilitare una svolta definitivamente green per il sistema Italia.
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Ultimo aggiornamento il 23 Marzo 2024 da Rossella Vignoli
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