Aumenta uso delle bici in città: lo dice il dossier A Bi Ci della ciclabilità di Legambiente
Sapete che in Italia nell’ultimo anno è aumentato l’uso delle bici in città più o meno grandi? Lo stabilisce un rapporto di Legambiente, ma occorre imparare a sapersi muovere in un contesto urbano, proprio perché questo mezzo, economico ed ecologico, è sempre più diffuso.
20 capoluoghi italiani vantano performance di ciclabilità di livello europeo, e in altre di medie dimensioni almeno un quarto della popolazione quotidianamente usa la bici in città: è quanto emerge dall’ “A Bi Ci della ciclabilità”, una ricerca sull’utilizzo delle due ruote nelle città capoluogo di provincia del Belpaese, realizzata da Legambiente in collaborazione con Rete Mobilità Nuova.
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Nonostante l’ormai noto e cronico ritardo dell’Italia rispetto al resto del Vecchio Continente in materia di mobilità sostenibile, i dati emersi dall’indagine inducono all’ottimismo e fanno pensare a un’inversione di rotta nelle abitudini dei nostri concittadini.
Se in generale resta molto da fare e le distanze tra alcuni nostri centri (Torino, Roma e Bari) e altre grandi città europee (Amsterdam, Berlino, Copenaghen) sono ancora enormi, è pur vero che 20 comuni capoluogo stanno facendo la loro parte. Dato ancor più significativo quello di Bolzano, Pesaro e Ferrara, che rientrano nella classifica delle 20 città europee in cui aumentano gli spostamenti in bici in città sul totale degli spostamenti urbani.
Nella graduatoria italiana le migliori sono proprio Pesaro e Bolzano, dove ogni giorno monta in sella il 30% degli abitanti, seguite da Ferrara (27%) e Treviso (25%). Un risultato reso possibile dal meritevole operato delle Amministrazioni locali, che hanno favorito concretamente, all’interno del centro abitato, il passaggio dalla rumorosa, inquinante e costosa mobilità a motore a quella più sostenibile a pedali, promuovendo anche una nuova idea della bici, da intendersi non più esclusivamente come mezzo ricreativo, ma come valida soluzione per i consueti tragitti casa-scuola e casa-lavoro.
In questi quattro comuni si è partiti dalle esigenze di mobilità dei cittadini e si è lavorato molto sia sul piano della comunicazione, dove i ciclisti sono diventati i principali protagonista della città smart, che su quello delle infrastrutture, mediante la messa in sicurezza dello spostamento non motorizzato e l’adozione di provvedimenti ad hoc, quali la creazione di aree a velocità limitata, dove i veicoli a motore non possono superare i 20 o i 30 Km/h.
Al di là di queste oasi felici per i ciclisti, il 20% degli spostamenti totali si effettua in bici anche in altre cinque città italiane, mentre in ulteriori 11 centri urbani la percentuale supera la soglia del 10.
Se quindi in grandi aree urbane, quali Torino e Bari, la bicicletta resta perlopiù un’illustre sconosciuta, in altre realtà del Paese – fortunatamente in crescita dal punto di vista numerico – i “frequent-bikers” sono sempre di più, un po’ per scelta spontanea e un po’ per merito dell’azione virtuosa delle amministrazioni locali in questo settore eco-friendly.
L’ “A Bi Ci della Ciclabilità” è stato realizzato attraverso un questionario inviato a tutti i comuni capoluogo, dove è stato chiesto di indicare il tipo di veicolo (auto, moto/scooter, trasporto pubblico, bici, piedi) utilizzato dagli abitanti per gli spostamenti sistematici all’interno del centro urbano. Si tratta del miglior indicatore per determinare la qualità della mobilità su scala urbana, ma purtroppo è anche il parametro su cui i comuni hanno fornito il minor numero di informazioni: solo 50 città capoluogo (sulle 104 interpellate) hanno dati aggiornati e confrontabili tra loro.
Sono stati poi presi in considerazione anche i metri equivalenti di percorsi ciclabili, con Reggio Emilia che ha fatto registrate il valore più alto grazie ai suoi 39,03 m ogni 100 abitanti, laddove invece sei città (Caltanissetta, Enna, Isernia, Potenza, Reggio Calabria, Siracusa) non hanno segnalato alcun tipo di infrastruttura dedicata alla ciclabilità.
In generale, comunque, dall’indagine risulta un crescente interesse degli italiani verso il mondo delle due ruote, con l’uso della bici in città e non solo che si sta diffondendo notevolmente, anche nei giorni feriali. È ormai appurato che un quinto degli abitanti di Ravenna, Rimini, Piacenza, Sondrio e Venezia-Mestre preferisca stabilmente questa modalità di spostamento urbano, mentre anche a Pordenone, Biella, Pavia, Reggio Emilia, Novara, Padova, Pisa e Cremona è estremamente positiva la percentuale di richiesta di mobilità soddisfatta dalle biciclette.
Sull’onda di questi nuovi trend, l’Istat ha deciso di inserire anche il bike sharing e il car sharing tra le nuove entrate del paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo. Come rilevato dallo stesso istituto di statistica, infatti, i servizi di condivisione bici sono attivi in 58 città (dieci in più in un biennio), con quasi 10mila biciclette messe a disposizione (+ 62%) e oltre 1.000 punti di prelievo (+ 42%).
Secondo Legambiente, più che dalla difficoltà economica del periodo, il cambiamento delle forme di mobilità deriva proprio dalla crisi del tradizionale modo di muoversi nelle aree urbane: aumenta l’insofferenza ad una quotidianità fatta di ingorghi, stress, tempo perso, smog e chi pedala prende sempre più spazio. Purtroppo non c’è possibilità (mancano informazioni statistiche dettagliate) per fare un paragone con la situazione di cinque o 10 anni fa, ma è evidente che ritrovare oggi 17 città italiane in cui pedalano tra il 15 e il 30% della popolazione testimonia che il ciclismo urbano non è più un fenomeno di nicchia, e che la strada aperta da questi comuni virtuosi concentrati nel nord del Paese può essere positivamente copiata nel resto d’Italia.
Si sottolinea la necessità che le piste ciclabili siano fatte bene, in modo che risultino funzionali, sicure e ben distribuite su tutto il territorio cittadino. Eppure, non bastano le ciclabili a fare i ciclisti, gli amministratori che vogliono rendere pedalabili le loro città devono agire prima di tutto sull’intero sistema di mobilità urbana. È infatti evidente che «ciclisti, pedoni e trasporto pubblico crescono dove si rovesciano le gerarchie, dove cioè andare in auto diventa l’opzione meno facilitata e dove c’è garanzia di sicurezza per l’utenza vulnerabile».
La cittadinanza pare più attenta alle forme alternative e più sostenibili di mobilità: alle autorità il compito di metterla in condizione di potersi spostare in bici in modo efficiente e sicuro.
Immagine via shutterstock.
Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2018 da Rossella Vignoli
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