Alcuni ortaggi insoliti e dimenticati, da riscoprire per i loro gusti e le loro proprietà
Ortaggi molto particolari per forme e proprietà, che può essere utile portare in tavola più spesso
Vi presentiamo 8 ortaggi insoliti o dimenticati, ricchi di proprietà benefiche e nutritive, che potrete portare in tavola stupendo tutti!
Sommario
Le varietà di piante commestibili a nostra disposizione sono quasi infinite. Alcune somigliano agli ortaggi a cui siamo abituati nel quotidiano, altre sono veramente particolari nel gusto o nella loro forma, altre ancora sono specie dimenticate e che magari erano in uso in passato nella nostra cucina, infine ci sono quelle sconosciute perché provenienti da altri Paesi.
Eppure c’è sempre tempo per scoprirle o riscoprirle e conoscere le loro proprietà e i loro usi in cucina e non solo, ecco quindi una carrellata di 8 ortaggi insoliti da imparare a conoscere e mangiare.
Ortaggi insoliti da (ri)scoprire
Oggi ne vedremo otto, tutte contraddistinte da interessanti proprietà, che passeremo sommariamente in rassegna, insiema ad alcuni modi di servirli in tavola.
La pastinaca
La pastinaca, pastinaca sativa, appartiene alla famiglia delle apiaceae, è un ortaggio biennale nativo dell’area mediterranea. Ha il fusto erbaceo e cavo, i fiori sono gialli e le radici, e sono particolarmente carnose e dal color bianco crema (più l’inverno è rigido e lungo e più queste radici si sviluppano).
Proprio queste ultime costituiscono la parte commestibile, il suo sapore è dolce e leggermente zuccherino. Le radici vanno raccolte dopo la prima gelata della stagione e ricorda una carota.
E’ possibile consumare la pastinaca cruda, ma è preferibile cuocerla per renderla più digeribile e piacevole al palato.
E’ un ortaggio ricco di fitonutrienti, vitamine (C, K, E e gruppo B), minerali (ferro e calcio) e soprattutto fibre (100 g di radice forniscono il 13% di fibra). Contiene anche numerosi antiossidanti e secondo alcuni studi avrebbe proprietà anti-infiammatorie e anti-fungine.
Il fagiolo di Goa
Il suo nome scientifico è psophocarpus tetragonolobus. E’ noto come pisello asparago (ricorda il sapore di questa pianta) o fagiolo alato (per la sua forma). E’ un legume molto nutriente la cui origine non è stata ancora definita, si ritiene che provenga dalle Mauritius e che successivamente si sia diffuso in Nuova Guinea e in Indonesia.
I baccelli presentano la sezione di una stella a quattro punte e possono raggiungere i 15 cm di lunghezza, anche se la raccolta va fatta quando sono piccoli (3-5 cm). Tutta la pianta è edibile: con i semi si ricava un olio simile a quello della soia; con la granella secca si prepara un alimento fermentato detto tempeh.
Le foglie e le radici possono essere cucinate in vario modo; i baccelli giovani si possono consumare anche crudi. I fiori vengono utilizzati come colorante o per insaporire le zuppe e i piatti con i funghi. La pianta è un rampicante che può raggiungere i 4 metri di altezza e tutte le parti che la compongono hanno un elevato valore proteico (superiore al 35%).
In Indonesia è una pianta preziosissima: oltre che nella cucina tradizionale, infatti, il latte di questo legume unito alla farina è utilizzato per nutrire i bambini che hanno carenze di proteine.
Tra gli altri vantaggi: è ottima per il foraggio. L’olio di scarto dei suoi semi è sia usato come combustibile sia come ingrediente per il sapone.
Infine, è un ottimo azoto fissatore, migliora la fertilità chimica e fisica del terreno.
Il cavolo d’Abissinia
Il cavolo d’Abissinia o brassica carinata A.Braun, nota anche come brassica o senape etiope, appartiene alla famiglia delle brassicacae. Le sue foglie riprendono quelle della senape a foglie larghe, i fiori sono gialli e vanno a costituire delle lunghe e compatte infiorescenze terminali. Tutta la pianta è commestibile.
Le foglie giovani si consumano come la verdura da taglio, crude o cotte; i boccioli, particolarmente saporiti, sono simili a piccoli broccoli e si possono consumare previa cottura.
Anche questo tipo di ortaggio migliora i terreni sul piano chimico e strutturale, inoltre, alcuni studi hanno dimostrato che se ne può ricavare un olio che, trattato, diventa un ottimo biodiesel.
Biodegradabile, non contiene zolfo, riduce la fumosità dei gas di scarico e non vi è rischio di autocombustione. Consigliato per la coltivazione invernale, soffre l’afa e il clima troppo asciutto. Si adatta facilmente anche alla coltivazione in vaso.
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La melanzana rossa di Rotonda
La melanzana rossa di Rotonda è una melanzana molto particolare non solo per il colore e la forma, ma anche perché presenta delle caratteristiche un po’ diverse dalle altre melanzane. Il suo nome scientifico è solanum aethiopicum. Arrivò in Italia alla fine dell’800 dall’Africa centro-occidentale e attualmente è coltivata in particolare in Basilicata, in alcuni comuni della valle del Mercure (tra cui, appunto, Rotonda).
La pianta predilige il clima molto caldo e asciutto e la coltivazione è simile a quella delle altre solanacee.
E’ caratterizzata da frutti che, per forma e colore, ricordano i pomodori, sono più piccoli delle altre melanzane. A differenza di queste ultime (che vanno raccolte immature non appena si ingrossano), si possono raccogliere solo quando sono rosse. Tale colorazione è data dall’aumento di carotene in seguito alla maturazione della bacca.
Della melanzana rossa non si consumano solo i frutti (conservati tradizionalmente sott’olio o sott’aceto) ma anche le foglie, molto più tenere di quelle della melanzana viola.
La melanzana bianca
La melanzana bianca è una varietà di melanzana caratterizzata, come il nome stesso lascia intendere, dal colore bianco-avorio dei suoi frutti. Le melanzane (solanum mologena) appartengono alla famiglia delle solanacee. Sono delle piante erbacee annuali che hanno bisogno di un clima mite e caldo.
Infatti, la loro crescita si arresta quando la temperatura è inferiore ai 12°. La melanzana bianca, la cui origine rimane incerta (si presume provenga dalla Turchia) a differenza di quella viola, ha una bassissima presenza di semi, il suo gusto rimane più delicato e prima della cottura non necessita l’immersione in acqua salata in quanto non ha il tipico retrogusto amaro.
Non va consumata cruda per l’elevata quantità di solanina, sostanza irritante che viene ridotta attraverso la cottura.
Il kiwano
Il kiwano (cucumi metuliferus), detto anche cetriolo spinoso, appartiene alla famiglia delle curcubitaceae. Originario dell’Africa orientale, in seguito si è diffuso in Australia, in Nuova Zelanda, e in Paesi come l’Italia, Francia e Portogallo. E’ una pianta annuale, rampicante dalla crescita veloce. Ha le spine sulle foglie, sui gambi e anche i frutti sono pieni di piccoli aculei. Il frutto del kiwano acerbo ha un colore verde con striature gialle. Una volta maturo, assume una colorazione tendente all’arancione.
Al suo interno presenta una consistenza gelatinosa di colore verde e, come il cetriolo, ha tanti piccoli semi (da non mangiare germinati).
Solitamente viene consumato come frutta ma è ottimo anche nelle insalate, il suo sapore è agrodolce e più fruttato del cetriolo. Ricco di oligoalimenti (magnesio, calcio e potassio) e di vitamina C, è considerato un ottimo reidratante, energizzante e rimineralizzante.
Per quanto riguarda la coltivazione, è simile a quella dei cetrioli. La semina si effettua in primavera e la pianta ha bisogno di un’esposizione soleggiata e di frequenti innaffiature.
La mini-zucca Jack Be Little
Tra i tanti tipi di zucca, spicca in particolare questa per la sua forma e le sue dimensioni. La zucca Jack Be Little è una varietà della zucca arancione, ma nella sua versione in miniatura. La sua pianta ha un portamento rampicante e per questo ha bisogno di tutori, può esser coltivata sia nei campi sia in grandi cassoni.
Produce fino a sette piccole zucche da circa 100 gr l’una. Si possono raccogliere quando sono completamente arancioni con il picciolo che inizia a scurirsi. Vanno consumate come la zucca arancione. Eliminata la buccia e i semi, si possono lessare, friggere, cuocere al vapore. In alternativa, si possono ricavare simpatici porta candele o composizioni ornamentali.
Come per le zucche, le proprietà di queste mini-zucche sono diverse. Ricche di caroteni, vitamina A e di minerali (fosforo, ferro, magnesio e potassio). Sono ipocaloriche (94,5% di acqua e i grassi sono quasi assenti, 0,1%) ed indicate per chi soffre di diabete.
Le coste di rabarbaro
Le coste di rabarbaro sono una varietà di coste a gambo rosso, dalle foglie verde chiaro con venature rosse, che man mano che diventano coriacee assumono un colore più violaceo. A dispetto del loro nome, non sono correlate al rabarbaro, si chiamano così solo a causa del colore del loro gambo. La semina è identica a quella delle altre coste, dalla primavera all’autunno, e i primi raccolti possono esser fatti a partire dalla quarta settimana.
Le foglie fresche si possono consumare crude così come i piccoli steli, mentre le radici, dalla forma allungata e dal colore rosso vivace, vanno consumate cotte (anche se è bene ricordarsi che questo comporta l’estirpazione della pianta).
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Ultimo aggiornamento il 8 Aprile 2024 da Rossella Vignoli
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