Quando conviene passare ai consumi elettrici per auto, riscaldamento e servizi…
Passare ai consumi elettrici invece del combustibile fossile conviene? Uno studio canadese dice di si.
I rimedi proposti all’eccessiva emissione di gas serra, ossia ai principali responsabili del cambiamento climatico, sono ormai innumerevoli, etra questi c’è chi parla con sempre maggiore insistenza della necessità di passare ai consumi elettrici per quei servizi che oggi sono legati prevalentemente allo sfruttamento dei combustibili fossili.
La diffusione delle auto elettriche o ibride plug-in, delle reti di treni ad alta velocità e delle pompe di calore per il riscaldamento sono tutte soluzioni di questo tipo, all’insegna del risparmio e della massima efficienza energetica.
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Nonostante tali vantaggi, rispettivamente nei confronti delle auto a benzina o gasolio, dei voli a media e lunga percorrenza e delle caldaie a metano, gasolio o GPL, queste tecnologie più sostenibili stentano ancora ad affermarsi su larga scala, sia per gli alti costi, che per alcuni inconvenienti e limiti tecnici e infrastrutturali. Inoltre, secondo molti critici, l’utilizzo dell’energia elettrica per la mobilità o la produzione di calore comporta un’emissione di CO2 sostanzialmente pari o di poco inferiore a quella legata al ricorso ai combustibili fossili, per il fatto che l’elettricità deriva ancora in massima parte dallo sfruttamento di quest’ultimi.
Un recente studio pubblicato su Nature Climate Change, condotto da un gruppo del Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Toronto, ha cercato di capire se e quando conviene l’elettrificazione dei consumi, giungendo a conclusioni interessanti.
La ricerca, guidata da Chris Kennedy, ha analizzato le emissioni complessive di CO2 di un’ampia varietà di tecnologie elettriche che possono essere sostituite a quelle correlate all’uso dei combustibili fossili, prendendo in considerazione i loro rispettivi cicli di vita e i diversi scenari di intensità di CO2 emessa per ogni kWh di energia elettrica prodotto.
I risultati dello studio canadese lasciano intravedere ottime possibilità di sviluppo per l’elettrificazione dei trasporti e del riscaldamento, perché dai calcoli effettuati è emerso che la loro convenienza si verifica quando 1 kWh viene prodotto con emissioni di CO2 inferiori ai 600 grammi, un livello che è pari quasi al doppio del dato medio italiano ed europeo.
Secondo Kennedy, si tratta di una buona media che potrebbe tradursi in un obiettivo da conseguire in tempi brevi (entro il 2020-2030) per tutti quei Paesi che sono ancora lontani da questo risultato, lungo quel percorso che conduce alla massima sostenibilità energetica.
Nel lavoro di ricerca vengono infatti pubblicate molte tabelle riportanti l’intensità di CO2 nella produzione elettrica mondiale, che dimostrano ad esempio come ben dieci dei 15 Paesi mondiali che emettono le maggiori quantità di gas serra in atmosfera, siano al di sotto del limite di 600 gr CO2/kWh. Senza dimenticare l’importanza del fatto che il primo e il terzo Paese emettitore, rispettivamente Cina e India con valori superiori ai 700 gr CO2/kW, stiano gradualmente abbassando tali limiti.
Ebbene, prendendo in considerazione lo standard di convenienza fissato dallo studio, la prospettiva della crescente elettrificazione dei consumi energetici al fine dell’abbattimento delle emissioni di gas serra risulta molto interessante sia per i Paesi che si ritrovano agli ultimi posti della Top 15 (ad esempio Canada e Brasile che hanno intensità di CO2 fissate rispettivamente a 167 e 68 gr/kWh), che per il Bel Paese e l’Unione europea nel suo complesso, fermi a valori più alti di emissione (pari a 385 e 380 gr/kWh).
Gli autori dello studio si spingono anche oltre nelle loro conclusioni, poiché affermano che il passaggio all’elettrificazione dei consumi risulta conveniente anche in quei Paesi che hanno emissioni medie superiori ai 600gr/kWh. Per quali motivi? Perché l’elettricità riduce l’inquinamento a livello dell’utente finale e, al contempo, costituisce uno stimolo a investire nelle fonti rinnovabili.
In sintesi, passare ai consumi elettrici andrebbe a sostituire l’utilizzo dei combustibili fossili più costosi (ad esempio il petrolio e il gas naturale), rendendo disponibili delle risorse finanziarie che potrebbero essere impiegate per lo sviluppo delle fonti elettriche rinnovabili. La produzione di elettricità, in pratica, dipenderebbe sempre di più dalle fonti di energia pulita e si svincolerebbe gradualmente dalla dipendenza dal carbone, in un circolo virtuoso caratterizzato dalla costante diminuzione dell’emissione di gas serra, e quindi dell’inquinamento.
Sarà “elettrico” il futuro dei trasporti e del riscaldamento?
Immagini via shutterstock.
Ultimo aggiornamento il 17 Novembre 2017 da Rossella Vignoli
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