Storia delle pedonalizzazione: da dove vengono le zone pedonali
La pedonalizzazione di alcuni importanti tratti di centri storici di diverse città italiane è materia di discussione per molti compatrioti: ma da dove vengono le prime zone pedonali? Sono tutte legate all’abnorme numero di auto circolanti? Ecco una piccola, ma utile, retrospettiva sul tema.
La vicenda della pedonalizzazione di una delle zone più famose d’Italia e non solo, come Via dei Fori Imperiali a Roma, è solo l’ultima di un percorso di maturazione che ha origini ben più lontane nel tempo di quanto si possa pensare, ma soprattutto che non riguarda soltanto Roma e l’Italia.
Ripercorriamo insieme la storia delle pedonalizzazioni urbane, che si sono diffuse nel corso di un secolo.
L’esigenza di chiudere delle aree urbane al traffico veicolare, ha origine all’inizio del 1900, quando ancora le auto circolavano in numero molto limitato nelle città.
Essen, in Germania, fu la prima città interessata da un vero e proprio progetto di pedonalizzazione, datato 1926.
A seguire una lunga pausa, che ha visto il mondo intero coinvolto nel secondo conflitto mondiale, nel quale, ironia della sorte, è stata protagonista la stessa Germania che già si interrogava sulla necessità di creare delle zone cittadine chiuse al traffico automobilistico.
Arriviamo al 1953, stavolta nei Paesi Bassi, dove a Rotterdam nasce la prima zona del centro storico vietata alle automobili e sede del cuore commerciale della città. Questo genere di pedonalizzazioni avrebbe preso piede in futuro, allo scopo di preservare le aree commerciali del centro dall’inevitabile decentramento periferico che stavano via via subendo con il saturarsi del traffico urbano.
Gli anni ’60 ci regalano la storia di maggior successo nei progetti di pedonalizzazione, quella di Copenhagen, che ha portato a creare una zona pedonale urbana di quasi 16.000 mq di partenza, ma destinata negli anni ad estendersi, fino a raggiungere, nel 2000, 100.000mq e 80.000 visitatori al giorno sulla sua strada principale.
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Spostandoci negli Stati Uniti, la prima pedonalizzazione urbana avviene nel Michigan, a Kalamazoo, ed è datata 1959. Questo processo era però destinato ad estendersi a macchia d’olio, raggiungendo negli anni Settanta oltre 200 strade chiuse al traffico in tutto il paese.
Anche la Grande Mela è stata contagiata dal “virus” della pedonalizzazione: nel 2009 sono stati chiusi al traffico 4 isolati a Broadway, in Times Square, e si sta pensando di estendere la chiusura ad altri isolati.
Anche una delle città più estese al mondo, Città del Messico, ha chiuso al traffico gran parte del suo centro storico nel 2010 e ci sono nuovi progetti in cantiere.
Il Canada non resta certo alla finestra a guardare cosa combinano i vicini di casa a stelle e strisce: Vancouver, che nel 2010 ha ospitato le Olimpiadi invernali, durante quell’occasione ha chiuso al traffico parte del suo centro storico e da allora continua la progettazione della pedonalizzazione di parte della città.
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I progetti americani non si fermano qui: Los Angeles nel 2013 ha approvato un finanziamento di quasi 2 milioni di dollari per realizzare un progetto di pedonalizzazione nel cuore storico, a Broadway.
Tornando vicino casa, anche Oltralpe non mancano progetti ambiziosi: a Parigi è stato recentemente varato un grande progetto di pedonalizzazione della riva destra della Senna, per oltre 1,1 km. Si tratta di un progetto che ha comportato la pedonalizzazione di oltre 2,5 km, tra il Musée d’Orsay e il Pont de l’Alma. Un progetto davvero ambizioso, costato al Comune parigino circa 40 milioni di euro, ma che permette di godersi una Parigi a passo d’uomo davvero impareggiabile.
Pedonalizzazione si o no: i fattori critici di successo
Chiudere una zona al traffico non è un’operazione semplice, per molti motivi, non solo di tipo logistico, afferenti la canalizzazione alternativa del traffico. Per far si che una pedonalizzazione sia di successo,infatti, è necessario considerare aspetti come l’accessibilità e il comfort per i cittadini, che li spingano a ritornare e a farne un luogo di frequentazione abituale.
Tutte le aree pedonali devono essere raggiungibili in modo semplice e in vari modi (a piedi, con mezzi pubblici, in bici, in auto con un parcheggio nelle vicinanze), devono essere dotate di elementi di attrazione che destino l’interesse dei pedoni e li spingano a visitarli, siano accessibili con qualunque condizione climatica, ben illuminate e fornite di aree di sosta e relax (panchine, fontane, ecc). E siano sicure.
Il successo di una pedonalizzazione consiste nel coinvolgimento dei cittadini, nell’invogliarli a tornare sempre in quelle aree, nel trovarle utili, ben strutturate e nel sentirle un proprio spazio dove poter passeggiare, stare all’aperto, portare i propri figli e creare un legame con la cosa pubblica, che li porterà ad averne cura, rispetto e ad impegnarsi per migliorarle continuamente.
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Ultimo aggiornamento il 5 Novembre 2024 da Rossella Vignoli
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