Petrolio al largo della riserva corsa di Scandola
In Corsica è vero e proprio allarme ambientale. Un esteso sversamento di petrolio, lungo circa 43 km, minaccia la costa nordoccidentale dell’isola, e in particolare la riserva naturale di Scandola, un’area protetta costiera e marina che per la sua unicità è stata dichiarata dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Il pericolo è reale: qualora la chiazza oleosa dovesse arrivare sulla costa, una porzione preziosa e già fortemente minacciata del già malridotto Mar Mediterraneo verrebbe contaminata.
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La segnalazione dell’imponente macchia è arrivata da un elicottero delle dogane francesi. Due mezzi della marina militare, il «Jason» di Tolone e l’«Abeille Flandres», di base ad Ajaccio, sono stati inviati sul luogo per identificare composizione e la provenienza degli idrocarburi, scaricati a poco più di sei miglia nautiche dalla costa da qualche bastimento di passaggio. Di sicuro un atto illegale compiuto per accidente, o in maniera deliberata; per esempio per lavare le cisterne.
Da una prima analisi, soltanto il 10-15% del materiale fuoriuscito sarebbe davvero inquinante, mentre il resto risulterebbe in via di diluizione. Tuttavia l’estensione della macchia, e i suoi spostamenti verso nord-ovest tengono tutti con il fiato sospeso. Lo sversamento di Scandola si aggiunge agli oltre 500 simili incidenti riportati in Mediterraneo dalla fine degli anni ’70 a questa parte – oltre 300.000 tonnellate di greggio immesse in un ambiente marino delicato e già fortemente provato da altre minacce ed abusi.
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Prevenzione e severe punizioni: molto si potrebbe fare, ma poco si fa perché ha un costo eccessivo. Eppure basterebbe una percentuale minima del valore del petrolio trasportato per rafforzare i controlli e finanziare le necessarie strategie di monitoraggio.
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