Pitosforo: tutto su questa sempreverde resistente e profumata
Varietà, cura e coltivazione di questa pianta tipica del Mediterraneo
Il Pittosporum (più comunemente noto come pitosforo) è un genere di piante arboree ed arbustive, appartenenti alla famiglia delle Pittosporaceae. Queste piante si riconoscono da fiori e foglie riuniti in mazzetti e piccole bacche non commestibili. Vediamo come prendersene cura.
Sommario
Proveniente da Africa, Asia, Australia e Isole del Pacifico, il pitosforo (o anche pittosforo) si trova, in Italia, soprattutto sui litorali mediterranei. Essendo una pianta sempreverde, si presta infatti molto bene ad ornare balconi, giardini, viali e terrazzi con siepi fitte e compatte. Fatta eccezione per i P. tenuifolium varietà silver queen e nevato, usate anche per confezionare mazzi di fiori.
Il suo nome deriva dalle bacche, che nascondono semi fertili protetti da un film resinoso, infatti pittosporum in greco significa proprio semi vischiosi.
Classificazioni del pitosforo
Le specie sono 150 ma le più coltivate sono 6. In Italia, le più apprezzate sono il Pittosporum tobira, il P. tenuifolium e il P. heterophyllus. Il primo è un arbusto proveniente dalla Cina, il secondo è un albero della Nuova Zelanda presente in ben 7 varietà. Il terzo ha, come le altre due, la caratteristica della fioritura primaverile.
Questi arbusti possono raggiungere anche diversi metri d’altezza, infatti necessitano di frequenti potature, ma poiché il fogliame è fitto, sarà facile dar loro la forma desiderata. Le foglie sono carnose, lucide, piccole, oblunghe e di colore verde scuro nella pagina superiore, resa evidente da una venatura che le attraversa.
Caratteristici del pitosforo sono i suoi piccoli fiori molto profumati, anch’essi riuniti in mazzetti, e di color giallo-bianco. E le bacche legnose, di colore verde o arancio.
Pittosporum tenuifolium
A distinguere il P. tenuifolium sono soprattutto i fiori, che sbocciano in aprile. Il colore è infatti scuro, tendente al marrone-porpora, con un leggero sentore di vaniglia. Rispetto alle altre varietà, non necessita di frequenti potature. I rami sono fitti, sottili e scuri, le foglie più delicate e pendule. Teme il freddo e mal sopporta la siccità.
Le 7 varietà della specie, si distinguono per le striature delle foglie:
- Augyrophillum, con foglie striate di bianco
- Aureo-variegatum, con foglie punteggiate di giallo
- Garnettii, i margini delle sue foglie sono di color bianco-crema
- Irene Patterson, con macchie color bianco-crema sulle foglie e per questo conosciuto anche col nome di pitosforo nevato
- Purpureum, le cui foglie sono tendenti al bronzo
- Silver queen, con venature grigio-argento è la varietà meno resistente al freddo (massimo – 5 °C)
- Variegatum, con foglie affusolate di colore verde chiaro, bordi bianchi e fusto colonnare
Pittosporum tobira nanum
Il P. tobira nanum è una tipologia di pitosforo arbustivo dalla forma tondeggiante, la cui ampiezza non supera gli 80 cm di diametro. Per questa ragione, viene utilizzato soprattutto per decorare balconi e giardini. Le sue foglie, di un bel verde brillante con striature grige e bordi bianco-gialli (a seconda delle varietà), si accompagnano a fiorellini bianco-gialli.
Pitosforo coltivazione
Il pitosforo è una pianta particolarmente resistente alla siccità, quindi adora i luoghi assolati. Per proteggerla dal vento gelido, sarà fondamentale disporlo in una zona riparata del giardino. Il terreno dev’essere morbido, ricco e ben drenato, e le innaffiature non troppo frequenti.
La fioritura avviene tra aprile e luglio, ma per vedere i primi fiori si può attendere anche 1 anno. In questo periodo che vanno effettuate le potature, che permetteranno alla pianta di crescere rigogliosa e secondo la forma voluta.
La ‘cimatura’, cioè l’asportazione delle parti superiori, permetterà una maggior e più rapida crescita della parte bassa della pianta, che assumerà quindi, naturalmente, una tipica forma geometrica. Se il pitosforo dovesse diventare troppo alto, basterà effettuare un’ulteriore potatura tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. La potatura di mantenimento andrà effettuata invece in febbraio.
Per la messa a dimora, basterà scavare una buca o un solco profondo e largo circa 1 metro (sia che si desideri un pitosforo arbustivo sia che si voglia realizzare una siepe). L’inverno, invece, è il momento giusto per concimare il terreno con sali minerali, e per effettuare una pacciamatura con concime organico. Al Nord, sarà necessario coprirne il piede con del tessuto non tessuto.
Pitosforo in vaso
Il pitosforo potrà essere messo in vaso o interrato in autunno avanzato, fatta eccezione per i climi più rigidi, che dovranno prediligere le giornate di febbraio-marzo. Gli esemplari in vaso, necessiteranno di maggiori innaffiature rispetto a quelli in piena terra; inoltre, ogni 2-3 anni, bisognerà cambiare il terreno.
Riproduzione del pitosforo per talea
Il pitosforo si può facilmente riprodurre per talea. Infatti, per le siepi, spesso vengono utilizzati più strati di diverse specie e varietà, per dare un piacevole colpo d’occhio. Meglio privilegiare il periodo tra fine maggio-inizio giugno e prendere, dai rami laterali semi-maturi, delle talee di circa 10 cm.
Privatele delle foglie e mettetele a dimora in un composto di torba e sabbia fine diviso in parti uguali, da mantenere sempre umido e in zona ombreggiata. Per facilitare la radicazione, si possono mettere a bagno le talee in un trattamento ormonico, prima di interrarle.
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Parassiti e malattie del pitosforo
Nonostante sia una pianta particolarmente resiliente, anche il pittosforo ha i suoi nemici, soprattutto cocciniglia, afidi e oziorrinco.
- Gli afidi succhiano la linfa da foglie e fiori sostituendola con una sostanza vischiosa.
- Le cocciniglie, brune o cotonose, ricoprono le foglie di macchie scure o bianche e di un film appiccicoso.
- L’oziorrinco è un coleottero, che mangia le foglie del pittosforo frastagliandone i bordi.
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Ultimo aggiornamento il 23 Settembre 2023 da Rossella Vignoli
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