Ancora problemi: possibile carburante in mare per la Concordia
La nave da crociera Costa Concordia, affondata nei pressi dell’isola del Giglio nel gennaio del 2012,continua ad essere fonte di problemi. Ora potrebbe esserci un possibile carburante in mare per la Concordia. Fin dall’inizio e su tutti i fronti il suo recupero aveva causato disagi, scatenando perfino, all’indomani della tragedia, un orribile turismo di massa.
Purtroppo i guai non sono finiti. La società cui fa riferimento, Costa Crociere, ha annunciato che nel corso del trasferimento a Genova “si prevede possano avvenire rilasci a mare di acque interne, sostanze e preparati censiti all’interno e idrocarburi”.
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Una pessima notizia se si considera che nel viaggio dalla Toscana alla Liguria, dove sarà smantellata, il relitto passerà vicino a dei paradisi naturalistici: a 10 km da Giannutri, a 25 dalla Corsica e a 10 da Capraia.
Sebbene Costa, nello scegliere il percorso di circa 200 miglia marine, dichiari di aver tenuto conto di una rotta che abbia il minor impatto in termini di interferenza con il traffico marino e le aree marine protette.
Quali sono le misure ideate per far si che il relitto inquini il meno possibile? L’installazione di panne assorbenti attorno al relitto, trainate da due rimorchiatori; mentre uno skimmer per il recupero dell’olio verrà messo in mare da un terzo rimorchiatore all’apice dell’arco. Questo potrebbe evitare la dispersione del possibile carburante in mare per la Concordia.
Infine, per raccogliere i materiali che inevitabilmente cadranno dalla nave, sarà installata una rete da pesca a poppa del relitto, mantenuta in tensione da due imbarcazioni dedicate.
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Basterà? Intanto, il presidente della regione Toscana Enrico Rossi, al fine di scongiurare ulteriori danni all’ambiente portando la Concordia fino a Genova, insiste sull’opzione di farla smantellare nel vicino porto di Piombino, che a suo dire dovrebbe essere pronto a settembre per le operazioni.
D’altronde sono ormai 3 anni e mezzo che la nave galleggia esanime accanto agli scogli del Giglio. A questo punto si possono aspettare altri 3 mesi per evitare nuovi danni all’ambiente.
Ultimo aggiornamento il 29 Gennaio 2024 da Rossella Vignoli
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