Le potenzialità della riqualificazione energetica degli edifici esistenti
Lo sapevate che una riqualificazione energetica degli edifici esistenti può abbassare del 30% le emissioni nocive e garantire un risparmio del 60% del gas?
La riqualificazione energetica degli edifici esistenti è uno dei pilastri della Terza Rivoluzione Industriale, quella dell’energia rinnovabili, delle macchine elettriche, della rete non solo di bit ma anche di oggetti e servizi. Una rivoluzione che sta muovendo i suoi primi importanti passi, sebbene la strada sia lunga e passi per le nostre case, per gli edifici dove lavoriamo, studiamo o andiamo per questioni burocratiche.
Le nostre abitazioni sono responsabili del 30% delle emissioni nocive sul nostro Pianeta e del 40% dei consumi energetici. Una grande sfida ma anche un’enorme potenzialità.
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Ha poco senso parlare di automobili elettriche se la gran parte degli edifici in cui viviamo ogni giorno, pensati per l’epoca del “petrolio facile”, sprecano energia in modo insostenibile. Riqualificare energeticamente i vecchi edifici non è però solo una questione etica ma anche un’opportunità economica per un settore, quello dell’edilizia, in grande crisi.
In Italia ci sono 13,5 milioni di edifici, 70% dei quali ha più di 40 anni. La maggior parte delle aziende edili è tuttavia di ridotte dimensioni, con poca propensione all’innovazione, alla creazione di reti d’impresa e all’informatizzazione, sempre più essenziale nell’evoluzione dell’architettura e dell’ingegneria. Una riqualificazione energetica veramente efficace quindi richiede non solo investimenti ma di reinventare l’edilizia come sostiene Thomas Miorin, direttore di Habitech, Distretto Tecnologico Energia e Ambiente di Rovereto, provincia di Trento, che ringraziamo per lo stimolo.
I dati e le previsioni sono tutte a favore di questo processo di innovazione: a fine 2013 i posti di lavoro creati dalla riqualificazione edilizia in Italia erano 236 mila, mentre l’intero mercato della rimodernizzazione degli edifici rappresenta il 67% dell’intero fatturato dell’edilizia; gli investimenti nel settore supereranno i 40 miliardi di euro nel 2014, con la creazione di oltre 400.000 posti di lavoro entro il 2017.
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E se migliorare il rendimento energetico pesasse sugli assetti geopolitici mondiali? Un programma esteso e profondo di riqualificazione energetica ridurrebbe del 60% il consumi del gas, che come sappiamo viene in gran parte importato da paesi instabili politicamente. Obiettivi di questo tipo richiedono ovviamente politiche adeguate e anche fare proprie le buone prassi applicate oltre confine, come quella del deep retrofit (letteralmene: “profondo miglioramento”).
Un esempio di questo processo è stato applicato al celebre Empire State Building di New York, dove il risparmio energetico finale è stato del 38%, con una progettazione e realizazzione di alto livello tecnico. In Europa abbiamo invece il caso della prima società immobiliare svedese, Vasakronan, che in soli sei anni ha ridotto del 30% i consumi dei suoi 192 edifici, con un investimento che ha coinvolto direttamente i locatari, stimolati a partecipare alla riqualificazione con risparmi e vantaggi sia per i proprietari, sia per chi è in affitto. In breve tempo questa azienda ha visto diminuire le spese e aumentato il valore dei propri immboli di 200 milioni di euro.
Interventi di questo tipo richiedono un cambio di mentalità, che non si limiti a guardare solo al discorso energetico ma anche alla qualità dell’aria interna agli edifici, all’efficienza dell’uso delle acque, nonché all’intelligenza progettuale complessiva.
L’edilizia del prossimo futuro richiede quindi nuove competenze e strategie, in grado di fare dialogare il privato con il pubblico e anche i privati tra di loro come nel caso svedese, per creare sinergie e nuovi standard di efficienza come sta avvenendo in Inghilterra, grazie al sostegno di azioni legislative adeguate.
Ultimo aggiornamento il 30 Novembre 2023 da Rossella Vignoli
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