Puglia: fanghi tossici sotto gli ulivi
Tredicimila tonnellate di fanghi tossici sepolti in aperta campagna, tra ulivi e piante da frutto disseminate nell’hinterland brindisino: questa la sconcertante scoperta dei Carabinieri del Noe di Lecce che ha portato al sequestro di una ditta di Mesagne che gli inquirenti ritengono responsabile dell’ennesimo episodio di smaltimento illecito di rifiuti tossici che si consuma in Puglia.
Il sequestro preventivo è così scattato anche sui 30.000 mq di terreno adiacente alla Statale 16 che collega il capoluogo brindisino con San Vito dei Normanni.
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Le indagini effettuate dai carabinieri hanno portato alla luce un racket che gestiva migliaia di tonnellate di fanghi di drenaggio provenienti dall’ex-area Belleli del Porto di Taranto e solo apparentemente destinate al regolare smaltimento in apposite aree attrezzate. In realtà i pericolosi carichi venivano riversati in vere e proprie discariche abusive e miscelati con rifiuti di ogni genere che ne aumentavano il potenziale inquinante, nella più totale violazione di tutte le norme ambientali.
Quattro persone sono finite nel registro degli indagati, tra i quali figurano due proprietari terrieri, il titolare di una ditta locale e un autotrasportatore sorpreso in flagranza di reato. I reati ipotizzati sono gestione illecita dei rifiuti e realizzazione di discarica abusiva.
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Non è la prima volta che in Puglia si consumano reati ambientali di questo tipo. Già nel marzo 2013, ancora nel brindisino, gli inquirenti avevano sgominato un traffico di rifiuti tossici provenienti dall’ex-area Belleli. L’operazione evitò l’arrivo di altre 70.000 tonnellate di fanghi pericolosi già pronti per essere tombati nelle cave adiacenti alle campagne degli ultimi ritrovamenti, dove ora si teme per il rischio contaminazione delle falde acquifere e per l’immissione di sostanze altamente inquinanti nella catena alimentare.
Ma la domanda più inquietante è sempre la stessa: quante discariche abusive devono essere ancora scoperte?
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Ultimo aggiornamento il 23 Aprile 2024 da Rossella Vignoli
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