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Quali sono gli effetti delle elezioni USA sulla lotta al cambiamento climatico

Il ruolo della vittoria di Trump ed i rischi di una pericolosa scommessa, basata solo sul profitto

Il posto occupato dalle energie pulite nelle elezioni USA è poco, solo pochi paragrafi dei programmi di Repubblicani e Democratici, ma ha un effetto incredibile sulle politiche di lotta ai cambiamenti climatici. Proviamo a riassumere le due posizioni e capire gli effetti delle elezioni USA sulla lotta al cambiamento climatico, ora che Trump ha di nuovo vinto per altri 4 anni il ruolo di presidente degli USA.

Quali sono gli effetti delle elezioni USA sulla lotta al cambiamento climatico

Le posizioni dei Repubblicani e Democratici sul clima

Da una parte un Joe Biden prima e una Kamal Harris poi prudenti, dall’altra un Donald Trump che non ci vuol sentire molto al capitolo ‘energie rinnovabili’. Nei programmi per le elezioni presidenziali USA, i contendenti alla Casa Bianca hanno affrontato anche i temi delle fonti alternative e della green economy in maniera diametralmente opposta.

I Democratici hanno cercato di dimostrare come la politica promossa sotto la sua guida in favore dell‘eolico, delle fonti rinnovabili e abbia permesso di ridurre le importazioni di petrolio rispetto alla precedente gestione Bush. Credono nel valore positivo dell’energia pulita, in termini di salvaguardia dell’ambiente e creazione di posti di lavoro, ed intende portare avanti una politica di forti investimenti.

Argomentazioni assolutamente lontane per contro rispetto alla posizione dei Repubblicani, assunto a simbolo di un deleterio ritorno ai combustibili fossili e alle fonti inquinanti.

L’amministrazione Biden aveva approvato l’Inflation Reduction Act (IRA), per incentivare l’energia pulita, ridurre le emissioni di gas serra del 40% entro il 2030, rispetto al 2005, stanziando un budget di 400 miliardi di dollari. Un pacchetto di norme, incentivi fiscali a sostegno della decarbonizzazione.

A dirla tutta, le posizioni non potrebbero essere più diverse:

  • Democratici. La vicepresidente Kamala Harris considera il cambiamento climatico una crisi urgente e vuole promuovere energie rinnovabili, elettrificazione dei trasporti e la riduzione dei costi energetici per le famiglie. Sostiene l’IRA e vorrebbe rafforzare l’Agenzia per la Protezione Ambientale (EPA). Tra gli obiettivi principali, l’eliminazione delle emissioni nette dell’agricoltura e del settore dei trasporti entro il 2050, garantendo aria e acqua pulite e salvaguardando la sicurezza energetica attraverso la diversificazione delle fonti, incluse le rinnovabili e il gas naturale.
  • Repubblicani. Da candidato Trump ha sempre minimizzato il problema climatico, osteggiando le politiche per la transizione energetica a favore di combustibili fossili come petrolio, gas e carbone. Ha, in effetti, dichiarato di voler ritirare l’Inflation Reduction Act e di voler ridurre i fondi alle agenzie climatiche e uscita dagli Accordi internazionali sul Clima. Trump nel suo programma propone di aumentare la produzione di energia fossile, semplificare i permessi per trivellazioni e oleodotti, e abolire le agevolazioni per i veicoli elettrici, puntando sull’indipendenza energetica e sulla protezione dell’industria automobilistica americana. E reputa le conferenze per il clima delle inutili riunioni su temi da buttare via. 

Effetti delle elezioni USA sul futuro della lotta al cambiamento climatico

L’impatto delle elezioni del 2024 sul tema della decarbonizzazione è fondamentale. Le elezioni USA del 5 novembre 2024 hanno visto uscire Trump come nuovo presidente, con una maggioranza repubblicana della Camera dei Rappresentanti e nel Senato.

Trump è un sostenitore delle politiche energetiche tradizionali, per lui l’uso di combustibili fossili ed una deregolamentazione posso solo favorire il settore energetico USA. Si potrà ottenere un incremento dell’occupazione ma solo nel breve termine, quello a cui il presidente mira, ma non si potranno evitare i danni irreversibili che il cambiamento climatico sta determinando sulla Terra.

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca porta dunque al ritorno di politiche energetiche focalizzate sull’espansione dei combustibili fossili, all’uscita dagli accordi climatici internazionali già realizzata, subito dopo il suo insediamento, dagli Accordi di Parigi.

Inoltre il nuovo Presidente USA vuole la riduzione dei sussidi alle energie rinnovabili ed ha una visione poco sostenibile, distante dalle necessità ambientali attuali.

Da qui, il totale disinteresse di Trump per le questioni climatiche e le sue promesse elettorali, hanno l’effetto di  peggiorare ulteriormente la crisi ambientale.

L’impressione è che questa enorme potenza economica mondiale, in cui regna l’assenza di una cultura diffusa della sostenibilità, non può che prendere decisioni sbagliate affidandosi a leader populisti che non hanno interesse nelle problematiche ambientali, e affidando la salvaguardia del Pianeta ai mercati, alla finanza ed alle assicurazioni, istituzioni che agiscono per interesse economico e non certo per spirito ambientalista.

Questo approccio non rappresenta una strategia, ma è una pericolosa scommessa, poiché le dinamiche di profitto possono cambiare rapidamente.

Il rischio a cui stiamo assistendo è che, con un dibattito molto semplificato sulle problematiche vere della questione del cambiamento climatico e la transizione alle energie rinnovabili, e la mancanza di una visione politica chiara e coerente, la sostenibilità diventi un obiettivo irrealizzabile, facile da ostacolare.

Quando riuscirà la politica a recuperare un ruolo di guida, e bilanciare le necessità economiche con quelle ambientali, senza illudersi che il mercato, da solo, possa risolvere la crisi climatica?

Perché nelle elezioni USA si nega il cambiamento climatico

Il cambiamento climatico sta accelerando, basta vedere gli incendi invernali devastanti in California, le tempeste sempre più violente che investono gli Stati del Sud degli USA e i periodi di siccità sempre più frequenti in numerosi Stati americani.

Ma la popolazione ha premiato un Presidente che nega la crisi climatica. Questo paradosso riflette una mancanza di cultura ecologica, alimentata da un’informazione polarizzata, da grandi interessi economici attorno alle energie fossili, il tutto supportato da una narrazione che presenta la transizione energetica come una minaccia piuttosto che un’opportunità.

La complessità della transizione ecologica, spesso mal comunicata e mal pianificata, ha generato frustrazione e resistenze.

Politiche troppo articolate e difficili da realizzare in tempi brevi hanno favorito il successo di slogan semplicistici, come quello di Trump, che promettono benessere economico attraverso lo sfruttamento intensivo delle risorse fossili. La sfida sta dunque nel superare questa narrazione, rendendo la sostenibilità comprensibile e attuabile per tutti.

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Ultimo aggiornamento il 31 Gennaio 2025 da Rossella Vignoli

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Rossella Vignoli

Fondatrice e responsabile editoriale, è esperta di bioedilizia, design sostenibile e sistemi di efficienza energetica, essendo un architetto e da sempre interessata al tema della sostenibilità. Pratica con passione Hatha yoga, ed ha approfondito vari aspetti dello yoga. Inoltre, è appassionata di medicina dolce e terapie alternative. Dopo la nascita dei figli ha sentito l’esigenza di un sito come tuttogreen.it per dare delle risposte alla domanda “Che mondo stiamo lasciando ai nostri figli?”. Si occupa anche del sito in francese toutvert.fr, e di designandmore.it, un magazine di stile e design internazionale.

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