Ambiente

Quante risorse naturali ci rimangono

Le date di esaurimento di minerali, combustibili fossili, alimenti, piante e animali, acqua

Lo sviluppo continuo della civiltà ha portato le risorse naturali all’esaurimento, complice soprattutto l’ingordigia dell’uomo, che sta accelerando il loro consumo in modo sproporzionato rispetto alla loro capacità naturale di rigenerarsi. I motivi sono la continua richiesta di energia per le attività produttive umane, e l’inquinamento, anch’esso generato dall’uomo. Questo lo sappiamo. Ma sappiamo esattamente quante risorse naturali ci rimangono?

Quante risorse naturali ci rimangono

Quali risorse naturali ci rimangono?

I limiti alle risorse naturali e i danni all’ambiente sono processi accelerati anche dallaumento delle classi medie – e dei loro consumi – nelle nazioni emergenti come India e Cina. Il risultato, che ridisegnerà la Terra in questo primo secolo, è la scomparsa o la notevole diminuzione di vari tipi di risorse e specie di piante e animali.

Le previsioni fatte da diversi studi non sono certo confortanti. Basate sui ritmi attuali di sfruttamento o inquinamento delle risorse e sui possibili incrementi futuri, individuano l’anno di esaurimento o scomparsa di molte risorse e la percentuale rimanente.

Vi mostriamo l’andamento delle quantità di cinque categorie di risorse naturali: minerali, combustibili fossili, biodiversità, risorse alimentari e acqua e le loro probabili conseguenze sulla vita dell’uomo e l’equilibrio della Terra.

Minerali

Sta diventando evidente che alcuni minerali, come quelli utilizzati nell’elettronica e nelle batterie, sono soggetti a una crescente domanda e la loro disponibilità a lungo termine è incerta. Inoltre, la stessa industria estrattiva ha impatti ambientali significativi.

L’esaurimento di alcuni metalli e minerali porterà ad una crescente difficoltà di produzione di tutte le tecnologie che ne sono legate, soprattutto cellulari, PC e batterie,, aumentone i prezzi, e vi saranno sempre più impatti ambientali negativi.

Possibili soluzioni a questo trend sono la diffusione della cultura del riciclo, lo sviluppo di materiali alternativi, ed un’attività mineraria più sostenibile.

  • Indio. Esaurimento previsto per il 2028. L’indio è un metallo argenteo che si trova accanto allo stagno nella tavola periodica, condividendone molte delle sue proprietà, come il colore e la densità. Con gli attuali livelli di produzione (l’ossido di indio è un conduttore a film sottile utilizzato nelle TV a schermo piatto), si calcola che si estinguerà appunto tra 17 anni.
  • Argento. Esaurimento previsto per il 2029. Dato che l’argento uccide i microbi, è sempre più utilizzato per i rivestimenti dei prodotti di maggiore consumo. Oltre che ovviamente per farne preziosi. Agli attuali livelli di consumo, gli restano circa 19 anni di vita ma se riciclato, il suo utilizzo può protrarsi ancora per qualche decennio.
  • Oro. Esaurimento previsto per il 2030. A incidere sulla sua estinzione senza dubbio è la crisi finanziaria globale, che ha accelerato la domanda di questo minerale. Secondo Julian Phillips, direttore del Gold Forecaster, probabilmente le riserve di oro ne avranno ancora “solo” per un altro ventennio.
  • Rame. Esaurimento previsto per il 2044. Il rame è utilizzato in quasi tutte le componenti delle infrastrutture: dai tubi alle apparecchiature elettriche. Il quantitativo delle riserve note al momento è pari a 540 milioni di tonnellate ma recenti lavori geologici in Sud America indicano che ci potrebbero essere ulteriori 1,3 miliardi di tonnellate di rame nascosti nelle montagne delle Ande. Insomma, almeno un altro trentennio lo abbiamo garantito.
  • Litio. Esaurimento previsto per il 2560. Sebbene la domanda per questo minerale stia sempre più aumentando, perché è una componente essenziale nelle batterie delle auto elettriche – dunque la domanda dovrebbe subire tra qualche decennio una sensibile accelerazione – le riserve ad oggi conosciute di litio sono grandi abbastanza per durare più di cinque secoli. Senza contare quello contenuto nell’acqua del mare.

Combustibili fossili

Le riserve di combustibili fossili sono in esaurimento ed il loro utilizzo produce emissione di CO2 e contribuisce massicciamente all’inquinamento e, di conseguenza, al cambiamento climatico. Dobbiamo ridurre la dipendenza della società da queste fonti energetiche per arrivare a utilizzare soprattutto fonti rinnovabili e pulite.

  • Petrolio. Esaurimento previsto per il 2050. Malgrado le nuove frontiere tecnologiche che si stanno aprendo nel campo delle estrazioni, consentendo di estrarre petrolio anche in zone un tempo inimmaginabili (si pensi al largo del Golfo del Messico, tra i ghiacci dell’Alaska e nel Mar Caspio), le risorse di petrolio subiranno un picco di disponibilità a partire dal 2014. Ma nonostante l’incremento di cui sopra, se prima si prevedeva un suo esaurimento per il 2030, ora è slittato al 2050. O quanto meno, da quell’anno, si prevede che resterà solo il 10% dell’attuale quantità di petrolio. Insomma, abbiamo tutto il tempo per mettere sul mercato auto eco-sostenibili ma di contro, c’è anche tutto il tempo per inquinare il nostro Pianeta!
  • Carbone. Esaurimento previsto per il 2072. A differenza del petrolio, il carbone è considerato come una fonte di energia inesauribile. Non è così, almeno nelle previsioni di David Rutledge del California Institut of Technology. Basta vedere cosa è successo nel Regno Unito, dove la rivoluzione industriale è nata e si è sviluppata per prima proprio grazie ai grandi giacimenti carbonferi. Anche qui le curve di produzione hanno seguito una forma a “S”, in crescita e poi in picchiata. Elaborando le disponibilità di carbone dalle miniere del resto del mondo, Rutledge conclude che il mondo avrà estratto il 90% di carbone del carbone disponibile già nel 2072.

Biodiversità

La perdita di biodiversità è un problema causato dalla distruzione degli habitat, dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici e dallo sfruttamento eccessivo delle specie.

Le cause sono da ricercare nella perdita di attività naturali per proseguire i sistemi vitali, come l’impollinazione, la purificazione dell’acqua, ed i cambiamenti climatici. In aggiunta si sta verificando anche un aumento della vulnerabilità di piante e animali agli eventi climatici estremi, sempre più frequenti.

Bloccare questa tendenza è possibile impegnandosi maggiormente nella conservazione degli habitat, lottare contro il bracconaggio, ma soprattutto praticare un’agricoltura più sostenibile e ridurre le emissioni di gas serra.

I numeri delle estinzioni di alcune specie riguardano tutte le principali categorie esistenti.

  • Mammiferi. Il 18% è in via di estinzione. Un animale tra i più a rischio è la lince iberica per via dei conigli che sono nel suo habita sono diminuiti.
  • Piante. L’8% di tutte le specie è a rischio ed in particolare la sequoia Sant’Elena, nativa nell’isola dell’omonima isoletta nel Sud Atlantico.
  • Rettili, si calcola che il 20% delle lucertole si estinguerà. Su tutte la lucertola spinosa blu, a causa il sole diventato troppo cocente, causa quest’ultima che minaccia in generale molte specie. 
  • Uccelli, il 10% degli uccelli è in via di estinzione, in particolare la gru dal collo nero, che soffre di perdita di habitat nelle zone umide dell’altopiano tibetano.
  • Anfibi, il 30% della specie è in via di estinzione e su tutte la rana ad arco, devastata da una malattia fungina nella sua nativa Nuova Zelanda.

Risorse alimentari

La produzione alimentare deve affrontare sfide legate alla crescita demografica, ai cambiamenti climatici e alla scarsità d’acqua.

Questo porta ad una crescente insicurezza alimentare, alla malnutrizione in diverse aree del Mondo, ed a un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Si prevede che entro il 2050, per contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sulla nutrizione, si spenderanno più di 5 miliardi di euro l’anno. Ma nel 2080, lo scenario agricolo mondiale sarà drasticamente diverso rispetto a quello che abbiamo oggi.

Solo il diffondersi di una agricoltura sostenibile e non più intensiva o basata su monocolture, la riduzione degli sprechi alimentari, e il perseguire diete più efficienti dal punto di vista delle risorse potranno ridurre il trend negativo.

Ecco i dati relativi ad alcune risorse alimentari.

  • Pesci. Sono gli animali più a rischio. Alcune specie hanno subito una grave riduzione negli ultimi anni, per la continua richiesta destinata all’alimentazione e per la caccia indiscriminata che subiscono. Quello di seguito è un autentico bollettino di guerra. Il pesce martello è diminuito dell’89% dal 1986. Questi animali sono ricercati per le loro pinne, mentre la zuppa è considerata in oriente un’autentica prelibatezza. Lo storione russo è diminuito del 90% dal 1965, causa la crescente richiesta di caviale La cernia nella varietà “bocca gialla” ormai esiste solo in aree protette della Florida e del Brasile. L’anguilla europea è diminuita dell’80% dal 1968, perché il pesce si riproduce in tarda età e spesso ciò è reso impossibile dal fatto che viene pescato prima. Si stima che, se si fermasse la sua pesca, per ripopolare il mare sarebbero necessari 200 anni. Il pesce specchio atlantico, al largo della costa della Nuova Zelanda, è diminuito dell’80% dal 1970, a causa della pesca eccessiva mediante grandi reti a strascico.
  • Agricoltura. Anche qui i dati non sono meno confortanti. La produttività è influenzata pesantemente dall’aumento delle temperature. Negli Stati Uniti la produttività è prevista in aumento negli stati con grandi pianure ma vi sarà invece un calo in quelli del Sud-Ovest, già oggi in difficoltà. Russia e Cina aumenteranno la loro produzione, mentre India e Messico sempre per il riscaldamento globale, la diminuiranno. In generale, le nazioni in via di sviluppo miglioreranno le quantità prodotte di alimenti primari.

Acqua

La scarsità d’acqua è un problema crescente, soprattutto nelle regioni aride e semi-aride. I motivi vanno ricercati nell’inquinamento, nell’uso eccessivo per l’agricoltura e lnel’aumento della domanda a causa della crescita demografica.

Si profila un futuro di continui stress idrici, conflitti per la dominazione delle rimanenti risorse idriche, migrazioni di massa per approvvigionarsi l’acqua, e un enorme impatto sull’agricoltura e sulla produzione alimentare.

Dal 1976 al 2005 i ghiacciai hanno perso la loro massa ad un ritmo spaventoso. In alcune zone dell’Europa e delle Americhe, i ghiacciai diminuito il loro spessore di mezzo metro all’anno. Entro il 2025 in alcune zone della terra le riserve idriche scenderanno sotto i 500 mc a persona all’anno. Questo, tra l’altro, è considerato il livello minimo accettabile per una società funzionante.

Le situazioni più critiche nell’immediato futuro risiedono in alcuni Paesi africani, guidati dall’Etiopia, che si stanno impegnando affinché si possa utilizzare fino al 50% del del Nilo. Senza il fiume, tutto l’Egitto sarebbe oggi deserto. Nell’Europa dell’Est la situazione del Danubio è molto critica essendo fortemente inquinato. Paesi vicini alla sua foce come Ungheria e Moldavia stanno cercando nuove fonti d’acqua. Nel Medio Oriente il fiume Giordano, tormentato da siccità e deviato dalle dighe israeliane, siriane e giordane, ha perso il 95% del suo flusso.

Nell’ex Unione Sovietica, il lago di Aral, un tempo il quarto più grande del mondo, ha perso il 75% della sua acqua a causa di dissennati programmi agricoli dell’Unione Sovietica, fin dal 1960. Nel 2060, causa l’aumento di siccità in alcune zone e di contro, l’aumento di piovosità in altre, cambierà l’orografia di molti corsi d’acqua. Secondo gli scienziati dell’US Geological Survey, tra 50 anni mentre in Africa orientale, Argentina e in altre regioni, ci sarà un aumento dell’acqua a disposizione,nell’Europa Meridionale e nella costa occidentale degli Stati Uniti se ne avrà molta meno.

Nel 2070 il ghiaccio che copre l’Himalaya sarà ridotto del 43%. Ciò sarebbe un duro colpo per quei fiumi che da esso si approvvigionano quali il fiume Giallo, lo Yangtze, il Mekong e il Gange. Con conseguenze drammatiche per le popolazioni che attingono acqua da questi fiumi. Anche i ghiacciai delle Alpi si stanno sciogliendo in fretta tanto che si prevede che entro il 2100 il Rodano scoparirà completamente.

Insomma, lo scenario è inquietante ed allarmante ma l’essere umano ha ancora il tempo di rimediare. Ha intravisto all’orizzonte un minaccioso iceberg e come il Titanic ci sta andando contro. Ma può ancora virare, rimediando ai suoi errori, prima che sia troppo tardi. E questo è un dovere soprattutto per i nostri figli e nipoti, per evitare che paghino il menefreghismo e l’ingordigia di chi li ha preceduti nel consumare le risorse naturali.

La soluzione è nella capacità di gestire in maniera più sostenibile le risorse idriche del Pianeta, di adottare delle tecnologie di desalinizzazione, nel ridurre degli sprechi, e soprattutto in pratiche agricole efficienti.

Fonti per articolo

Per scrivere questo articolo ci siamo basati su queste report e studi scientifici di varie istituzioni internazionali:

  • How Much Is Left, Scientific American, 2011, sulle possibili date di esaurimento delle risorse naturali
  • Report ONU sull’acqua
  • Ricerche WHO
  • Istituti di ricerca idrologica
  • Rapporti della FAO sulla sicurezza alimentare
  • Studi dell’United States Geological Survey (USGS)
  • Report di organizzazioni internazionali sulle risorse minerarie
  • Rapporti dell’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES )
  • IUCN Red List
  • Rapporti dell’IEA (International Energy Agency)
  • Report dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change)

Altre informazioni

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Ultimo aggiornamento il 4 Ottobre 2024 da Rossella Vignoli

Federica Ermete

Nata a Busto Arsizio nel 1982, dopo il diploma si trasferisce a Cremona – dove vive tutt’ora – per conseguire la laurea in ambito umanistico. Sia per formazione professionale che per passione personale, i suoi ambiti di specializzazione sono l’alimentazione, la salute, il fitness di cui è appassionata anche nella vita quotidiana, ed il benessere naturale. Collabora con entusiasmo con la redazione di Tuttogreen dal giugno 2020.

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