Rabbia, perché la malattia dei cani può attaccare anche l’uomo
Come curarla e, soprattutto, come evitarla
La rabbia è una malattia di origine virale che intacca il sistema nervoso di tutti gli animali, principalmente a sangue caldo. Nota soprattutto in collegamento ai cani, può colpire anche l’uomo.
Sommario
Rabbia malattia
La rabbia è una malattia infettiva nota anche come Lyssavirus del pipistrello australiano. È infatti il genere di virus che causa la malattia.
Si trasmette da animale ad animale con un graffio o un morso. Con lo stesso principio, può contagiare l’essere umano, anche se semplicemente tocca una animale infetto.
Anche la saliva può essere un trasmettitore della malattia, se viene in contatto con occhi, naso e bocca.
Nelle Americhe, il virus viene trasmesso all’Uomo più spesso dal pipistrello, mentre in altre parti del mondo, come in Europa, i portatori più frequenti sono i cani; i roditori raramente prendono la rabbia.
Rabbia malattia sintomi
Se non curata, la rabbia può portare alla morte; solitamente da 1 a 3 mesi dal contagio, più frequentemente entro 1 settimana. Tra i sintomi, troviamo:
- febbre
- cefalea
- mialgia (dolore ai muscoli)
- prurito locale
- idrofobia
- movimenti violenti
- reazioni incontrollate
- confusione
- ansia
- insonnia
- delirio
- allucinazioni
- paralisi di alcune parti del corpo
- mielite trasversa
- meningite
- perdita di coscienza
- decesso
È una malattia molto infida in quanto la comparsa dei primi sintomi può avvenire entro 10 gg. come 2 settimane.
In alcuni pazienti, è stata riscontrata un’incubazione di 6 anni. Tutto dipende dal tipo di ferita e dunque dalla quantità di virus introdotto.
Negli animali, oltre a queste manifestazioni, ci possono essere modifiche nella fonesi, ovvero nei suoni che emettono.
Rabbia malattia uomo
Inizialmente, la malattia nell’Uomo si presenta con generici sintomi respiratori e gastrointestinali. Dopodiché la rabbia può avere un decorso furioso, con disturbi psicomotori eccitativi, o paralitico, senza cioè le manifestazioni aggressive.
Rabbia malattia cura
Le vaccinazioni hanno ridotto drasticamente la presenza della malattia, ma vengono soprattutto indicate per chi lavora a stretto contatto con i pipistrelli o in aree del mondo in cui la rabbia è endemica. Talvolta vengono somministrate anche le immunoglobuline.
Se si sospetta di essere stati contagiati, è utile lavare immediatamente la parte con acqua e sapone, altro detergente, alcol o iodopovidone.
È bene non prendere le infezioni di rabbia sottogamba e sottoporsi subito al cosiddetto protocollo di Milwaukee o di Wisconsin, un trattamento farmacologico per chi non sia stato vaccinato.
La rabbia porta infatti a morte certa; i decessi vanno dai 26mila ai 55mila all’anno, nel mondo.
I Paesi più esposti sono Asia e Africa, in particolare India, Vietnam, Thailandia, dove la malattia viene trasmessa da cani selvatici e canidi.
Ma la rabbia si trova in tutti i continenti eccetto Antartide, Australia e Nuova Zelanda. Nelle Americhe, sono più che altro animali selvatici come volpi, procioni e puzzole a recare la malattia.
È molto più semplice prevenire un’infezione, stando ben attenti a:
- tenere gli animali domestici sotto controllo
- vaccinare cani, gatti, furetti
- non avvicinarsi ad animali selvatici o randagi
- contattare le autorità preposte nel caso in cui si abbia il sospetto che un animale abbia la rabbia
La malattia può essere trasmessa anche da scoiattoli, donnole, orsi, criceti, ratti, conigli e lepri; manguste, scimmie, marmotte, lupi, coyote e bestiame, infatti le zone rurali e costiere sono le più colpite.
Anche gli uccelli possono essere contagiati dal virus della rabbia ma sono asintomatici. Secondo alcuni studi, il virus si è adattato alla trasmissione anche agli animali a sangue freddo.
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