Quello che c’è da sapere sul radon, un gas molto nocivo per la salute
Il radon: non si vede, non si sente, ma è importante, in quanto è nocivo per la salute. Vediamo come possiamo difenderci.
Sommario
Cos’è il radon
Alzi la mano chi sa cos’è il radon. Non c’è bisogno di andare subito su Google… ve lo diciamo noi. Si tratta di un gas inodore e incolore che spesso si trova nelle nostre case.
Costituisce la sorgente più importante di radiazioni negli edifici ed è molto pericoloso se inalato.
Generato da alcune rocce della crosta terreste (lave, graniti, tufi, pozzolane) in seguito al decadimento del radio 226 (derivato dall’uranio 238), il radon è un gas classificato come elemento cancerogeno dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro.
Radon come si misura
Per verificare la presenza di gas radon nell’ambiente e la sua concentrazione, vengono effettuate misurazioni tramite appositi rilevatori, come questo di seguito.
La grandezza che viene presa come riferimento per valutare l’entità del fenomeno è la misura della concentrazione di questo gas in aria. Viene espressa in Bq/m3, Becquerel per metro cubo: detto che il un Becquerel corrisponde alla trasformazione di un nucleo atomico al secondo, questa misura ci indica il numero di trasformazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro cubo di aria.
I rischi per la salute legati al radon
Per la sua pericolosità, il radon è secondo solo al fumo di tabacco come causa dei tumori polmonari.
In Italia questo gas provoca in modo silente ben 1.500-1.600 vittime all’anno. Dal suolo e dai materiali da costruzione, il radon si diffonde nell’atmosfera e si trasforma spontaneamente in altre sostanze radioattive, dette “figli”. Ed è esattamente questo il gas che“nuoce gravemente alla salute”.
Infatti, veicolati nel corpo umano tramite particelle di fumo, vapore acqueo o polveri, a livello polmonare i ‘figli’ si fissano ai tessuti e continuano a emettere radiazioni ionizzanti (soprattutto particelle α). Queste ultime agiscono a livello cellulare e possono causare danni irreversibili.
Ne sanno qualcosa i minatori che lavorano nelle miniere sotterranee di uranio. Gli effetti dell’esposizione al radon sono stati evidenziati prima di tutto fra di loro.
Oggi studi scientifici dimostrano che il rischio di tumore polmonare aumenta proporzionalmente alla concentrazione di radon e alla durata dell’esposizione ed è molto più alto tra i fumatori.
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Ma come lavora questo gas? Dal suolo penetra all’interno degli edifici soprattutto per la differenza di pressione tra questi e l’ambiente circostante (effetto camino). Dunque colpisce in superficie, visto che la concentrazione del radon diminuisce con l’altezza dal suolo. Attenzione speciale, quindi, alle cantine e ai locali sotterranei e seminterrati.
Ora vediamo alcune delle armi che possiamo utilizzare per combattere questo pericoloso nemico della salute umana.
Come proteggersi dal radon?
Le contromisure per arginare il pericolo? La prevenzione è l’arma migliore.
Si applicano semplici interventi sulla posizione dei locali, la scelta dei materiali da costruzione, la pianificazione dei passaggi di condotte dal terreno, l’isolamento termico e il sistema d’aerazione.
Per gli edifici già esistenti il metodo “acchiappa-radon” è invece il risanamento, dai risultati non sempre soddisfacenti: prima tra tutte una maggiore aerazione.
Ma anche la sigillatura delle vie d’ingresso, la sovrappressione degli ambienti e l’aspirazione dell’aria dai pavimenti, con un’intercapedine o con apposite canaline, e dal sottosuolo, con un pozzetto o con tubi di drenaggio.
Di fatto si agisce depressurizzando il suolo e/o pressurizzando l’edificio. Nel primo caso, si forma una depressione che raccoglie il gas e lo manda verso l’esterno. Nel secondo caso, si contrasta la risalita del radon dal suolo.
Quindi, senza allarmismi ma rimanendo realistici, se ipotizzate un possibile presenza di radon nella vostra casa è importante rilevarne la concentrazione. Per legge il valore massimo tollerabile è 500 Bequerel/mq, ma si tratta di una normativa che presto verrà aggiornata.
Potete effettuare la rilevazione con appositi strumenti – i dosimetri – sapendo che i locali a rischio sono scantinati, taverne e stanze al pian terreno. In particolare prestate attenzione se i pavimenti o le pareti a contatto diretto con il terreno sono sgretolati, oppure costruiti con tufo, pozzolane o granito. Importante anche sapere se non hanno un buon isolamento dal sottosuolo.
Meglio saperlo prima di andare ad abitare una casa anche se la legge non prescrive questi controlli come obbligatori.
Radon: i limiti per legge
Come dicevamo, la normativa italiana è ancora obsoleta. Di fatto non implementa le raccomandazioni della Commissione Europea (Raccomandazione 90/143/Euratom), che indicavano i valori di concentrazione media annua oltre i quali si suggerisce di intraprendere azioni di risanamento (riprese invece da diversi regolamenti Regioni). Queste raccomandazioni fissano in 400 Bq/m3 per le abitazioni esistenti e 200 Bq/m3 per quelle di nuova costruzione i limiti oltre i quali sono suggeriti azioni di risanamento.
Nel caso degli ambienti di lavoro vige ancora il DL 26/05/00. Qui il limite è un livello (davvero dannoso per la salute) di 500 Bq/m3. Pensate che l’OMS raccomanda un livello medio di riferimento pari a 100 Bq/m3 e comunque mai superiore a 300 Bq/m3. Se questo livello viene superato, il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare in maniera più approfondita la situazione e svolgere azioni di bonifica se il locale è frequentato da lavoratori.
Si va comunque verso una definizione normativa più organica e con limiti più stringenti. Tutti gli Stati membri dell’UE, tra cui l’Italia, sono infatti obbligati a dotarsi di un “piano nazionale radon” entro il 6 febbraio 2018. Il piano dovrà comprendere tutte le disposizioni di legge e attuative necessarie per adeguarsi all’ultima direttiva UE in materia.
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Radon in casa? Gli strumenti in grado di rilevarlo
Un progetto particolarmente interessante degli ultimi anni è lo spin off congiunto tra l’Università degli Studi di Modena, di Reggio Emilia e quella di Trento, denominato RSens. Questo progetto ha dato vita ad uno dei primi dispositivi in commercio per la rilevazione della concentrazione del gas radon nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro.
RStone, questo il nome del dispositivo, è di piccole dimensioni, programmabile, alimentato a batteria e facile da utilizzare. Il sensore permette di mostrare le informazioni relative alla concentrazione istantanea e a quella media di radon. Secondo una Raccomandazione dell’Unione europea (90/143 Euratom) la concentrazione media annua di radon in aria non deve superare i 200 Bequerel/m3 negli edifici di nuova costruzione e i 400 Bequerel/m3 in quelli già esistenti.
Disponibile in tre varianti per avere informazioni direttamente sul display, lo strumento può essere dotato di un software per la programmazione e il controllo in remoto e in simultanea di più dispositivi, dando così informazioni complete, che consentono ulteriori analisi e approfondimenti.
RSens si pone ora l’obiettivo di produrre su vasta scala il dispositivo per distribuirlo in Europa e negli Usa. Un’esportazione del “Made in Italy” nel mondo all’insegna dell’innovazione e alla salvaguardia della salute umana.
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Ultimo aggiornamento il 18 Gennaio 2024 da Rossella Vignoli
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