La raccolta dell’acqua piovana permette un notevole risparmiare idrico e si chiama rainwater harvesting
Quali sono i dispositivi per ottenere acqua piovana per uso domestico
Esistono alcuni dispositivi per la raccolta dell’acqua piovana che permettono di conservarla per diversi utilizzi domestici e per l’irrigazione del giardino dove non è necessaria l’acqua potabile. Questo garantirebbe un risparmio idrico fino al 50% sia per i privati che per l’industria e l’agricoltura. Vediamo quali sono i sistemi utilizzati, i vantaggi di una raccolta delle acque meteoriche e come è messa l’Italia in questo ambito.
Sommario
Perché è importante la raccolta dell’acqua piovana
Il fenomeno della siccità è un problema in costante aumento, diretta conseguenza dei cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo non così tanto lentamente negli ultimi anni.
Paradossalmente, ci sono altre zone nel resto del mondo dove le piogge cadono in abbondanza, producendo frequenti allagamenti.
Non bisogna dimenticare che l’acqua piovana è un’utile risorsa ambientale completamente sottovalutata, se consideriamo che sono ancora poche le strutture pubbliche ed i privati che la raccolgono e la conservano per diversi usi.
L’usanza è, in realtà, molto antica, risale al periodo degli antichi Romani, i quali dotavano la domus di una vasca denominata impluvium, la quale era posta nell’atrio dell’abitazione; questa era collegata ad una cisterna, di modo che in condizioni di penuria venisse garantita la piena disponibilità.
La raccolta delle acque meteoriche è importante per diverse ragioni, preserva dallo sfruttamento eccessivo le risorse idriche naturali, permette di ridurre i costi d’irrigazione e di acqua per gli scarichi sanitari, migliora l’equilibrio idro-geologico delle zone urbane. In effetti, la pratica di conservazione e riutilizzo dell’acqua piovana, conosciuta internazionalmente come rainwater harvesting, permette una:
- Conservazione delle risorse idriche: in quanto risorsa rinnovabile e sostenibile, permette di ridurre la dipendenza dalle fonti tradizionali come acquedotti e falde acquifere, che spesso sono sotto stress. L’uso domestico e collettivo dell’acqua ricavata dalla pioggia
- Riduzione dei costi: utilizzata per usi non potabili come l’irrigazione del giardino, il lavaggio dei veicoli o lo scarico dei WC permette una riduzione dei costi legati al consumo di acqua potabile fornita dalle aziende idriche.
- Migliore gestione delle acque piovane: riduce il carico sulle reti fognarie in caso di pioggia intensa. Previene il rischio di allagamenti e inondazioni, e mitiga gli impatti delle precipitazioni improvvise. Riduce il run off superficiale e il rischio di erosione del suolo.
- Sostenibilità ambientale: risorsa rinnovabile e pulita, non trattata con agenti chimici, permette di ridurre l’impronta idrica privata e l’impatto sull’ambiente rispetto all’acqua di rete.
A cosa serve la raccolta dell’acqua piovana
Prima di tutto, è importante sapere che l’acqua piovana NON E’ ASSOLUTAMENTE POTABILE, potrebbe essere contaminata da agenti atmosferici, parassiti, batteri, virus.
Bisogna, infatti, essere molto cauti nel caso in cui si voglia fare un uso domestico dell’acqua raccolta, considerando che l’acqua è un potente solvente ed è capace di portare con se tutte le sostanze inquinanti che incontra.
In genere il rainwater harvesting è conosciuto per i suoi scopi domestici, come acqua degli scarichi del WC, per la lavatrice, e per l’innaffiamento di piante, di giardini, dell’orto, del prato e di altre aree verdi, e per il lavaggio di veicoli, arrivando a coprire quasi la metà della quantità d’acqua per scopi domestici e limitando così notevolmente l’utilizzo di acqua potabile
Ma il riciclo della pioggia può passare anche in ambito agricolo, industriale e commerciale.
Nel ciclo produttivo può essere impiegata dove non è necessaria l’acqua potabile, ovvero per i processi di raffreddamento o di lavaggio di prodotti non alimentari.
Può essere reimmessa nel sottosuolo per contribuire alla ricarica delle falde acquifere, mantenendo l’equilibrio idrogeologico e limitando l’esaurimento delle falde sotterranee.
In agricoltura rappresenta una fonte d’irrigazione preziosa nelle coltivazioni, soprattutto nelle zone rurali dove l’accesso all’acqua potabile è limitato o per integrare l’acqua di falda.
Nelle città può essere utilizzata per alimentare fontane, laghetti e là dove costituisce un elemento dell’arredo e del décor urbano, nei giardini e parchi pubblici.
Se usassimo in maniera efficace la sua raccolta, pensate a quanta acqua potremmo risparmiare per irrigare i campi, gli orti ed i giardini, lavare il cane, per le cassette di scarico dei WC e via di seguito.
Come funziona la raccolta dell’acqua piovana
In America è nata addirittura un’associazione no-profit, l’American Rainwater Catchment Systems Association (ACRSA), che cerca di diffondere la cultura del riciclo dell’acqua oramai da più di 15 anni.
Lo Stato di Washington ha messo a disposizione dei cittadini anche un ufficio informazioni per tutti coloro che volessero dotarsi di un serbatoio, mentre on line è possibile calcolare la quantità di acqua mediante un software denominato rainwater harvesting calculator.
Sono molte le aziende che hanno sviluppato sistemi di filtraggio dell’acqua piovana, garantendo un’ottima qualità.
Un sistema di raccolta della pioggia si compone di alcuni componenti fondamentali:
- Superficie di raccolta: pulita e priva di contaminanti per garantire la qualità dell’acqua raccolta, può essere un tetto di un edificio, una superficie impermeabile o una struttura appositamente progettata.
- Sistemi di convogliamento: grondaie e pluviali convogliano l’acqua piovana dalla superficie di raccolta verso un sistema di accumulo. Questi elementi devono essere dimensionati correttamente per gestire il flusso di acqua in caso di pioggia intensa.
- Filtri e dispositivi di filtrazione: sistemi ad aspirazione per rimuovere foglie, detriti e altri contaminanti che potrebbero entrare nel sistema di raccolta. Scartano anche l’acqua che lava la superficie di raccolta, migliorando la qualità dell’acqua raccolta.
- Serbatoi di accumulo: dopo la raccolta l’acqua va conservata per l’uso differito, quindi deve essere immagazzinata in serbatoi o cisterne interrate o fuori terra. Queste vanno adeguatamente dimensionate in base alle esigenze. Il fabbisogno di acqua dipende dal numero di utenti e dalla quantità di dispositivi da servire (irrigazione, WC, lavatrice…) e dall’apporto di acqua piovana nella zona. I contenitori devono esser dotati di sistemi di aerazione, ispezione e pulizia per mantenere l’acqua in buone condizioni.
- Sistemi di distribuzione: per la distribuzione dove serve è necessaria una rete di tubazioni alla varie utenze, come irrigazione, scarichi dei WC, lavatrici, e si può dotare di pompe per la distribuzione pressurizzata. Questa rete è forse la parte più difficile, perché una casa pre-esistente non ha questo tipo di tubazioni di carico ed è più facile solo negli edifici di nuova costruzione.
- Sistemi di trattamento: a seconda dell’uso previsto, l’acqua piovana può essere sottoposta a un trattamento di filtrazione, sterilizzazione UV o clorazione per migliorarne la qualità e garantirne la sicurezza per scopi domestici.
- Sistemi di scarico delle acque nere: l’acqua meteorica raccolta e riusata in ambito domestico va eliminata assieme agli scarichi tradizionali delle acqua nere del sistema fognario
Un sistema efficace di raccolta delle acque meteoriche consente d’immagazzinare e distribuire questa risorsa in modo mirato e dove serve, riducendo il consumo di acqua potabile e contribuendo al riequilibrio geologico.
Come funziona la raccolta dell’acqua piovana
La raccolta dell’acqua piovana in Italia
Rifacendoci alla situazione italiana, qual è il grado di diffusione della sua raccolta?
Secondo l’ISTAT (dati del 2021) il consumo totale di acqua dolce in Italia è stato di circa 39 miliardi di mc, di cui, circa 26 miliardi di mc (pari al 67%) sono stati utilizzati per usi non potabili, come l’agricoltura, l’industria e altri usi civili diversi dal consumo umano.
L’uso domestico di acqua potabile pro capite medio è di circa 155 l/giorno, ma la parte più elevata è attribuibile allo scarico del WC (29%), alla doccia e all’igiene personale (30%), tutti impieghi in cui non è necessario usare acqua potabile.
Il problema dell’eccessivo consumo dell’acqua è stato oggetto di leggi e direttive che ne regolamentano l’utilizzo. Ad esempio, dal 2009 le nuove costruzioni devono avere, oltre alla certificazione energetica, anche delle caratteristiche tali da garantire il risparmio idrico e al reimpiego delle acque meteoriche (articolo 1, comma 288, legge 244/2007).
Ci sono alcuni Comuni, fra cui spicca Carugate in provincia di Milano, che oltre ad imporre il riduttore di flusso nei rubinetti, hanno anche incentivato il recupero dell’acqua, prevedendo l’installazione di una cisterna sotterranea da cui si ottiene non solo acqua per l’esterno, ma anche per l’interno, quindi lavatrice e lavastoviglie per fare un esempio.
A Venezia invece due artiste, Marjetica Potrc e Marguerite Kahrl, hanno sviluppato un progetto di raccolta per un’azienda agricola dell’isola di Sant’Erasmo. L’acqua viene incanalata direttamente dai tetti delle serre, grazie ad un sistema energetico basato su pannelli fotovoltaici. In tal modo si è completamente svincolati dalle falde acquifere a cui fanno ricorso le isole veneziane per rifornirsi di acqua dolce.
Un altro bell’esempio arriva dal Comune di Sant’Ilario d’Enza (RE), dove è stato realizzato un invaso permeabile che va ad arricchire le falde acquifere in condizioni di siccità.
I numeri sono però ancora pochi, mancano gli incentivi a livello nazionale che potrebbero spingere le famiglie e le imprese a riqualificare i propri immobili.
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Ultimo aggiornamento il 8 Ottobre 2024 da Rossella Vignoli
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