Rapporto ONU sul clima: è colpa dell’uomo
Tante volte ci siamo chiesti se i cambiamenti climatici e il Global Warming a cui stiamo assistendo siano completamente frutto dell’azione indisciplinata dell’uomo ed ogni volta le risposte di scienziati e ricercatori hanno purtroppo confermato le nostre ipotesi.
Era il 1988 l’anno in cui si costituì per la prima volta il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) e da allora sono stati redatti 5 report sulle condizioni climatiche del nostro pianeta.
Ogni rapporto ha mostrato via via dati sempre più inequivocabili sulla responsabilità dell’uomo e anche nell’ultima sessione tenutasi a Stoccolma è stato ribadito che il cambiamento climatico è ancora in corso e la causa primaria è da attribuirsi all’emissione di gas serra.
I climatologi stimano un aumento della temperatura di 2 gradi entro la fine del secolo, fattore che scatenerà una serie di eventi a catena che avranno come risultato l’innalzamento del livello dei mari, l’aumento delle precipitazioni e forti ondate di caldo.
A partire dal 1950 l’uomo si è reso responsabile del fenomeno dei gas serra, arrivando ad accumulare una concentrazione da record di anidride carbonica, metano e protossido di azoto degli ultimi 800.000 anni.
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La principale causa dell’effetto serra è da attribuirsi al consumo di combustibili fossili (35%) impiegati per la produzione di energia elettrica, il funzionamento di raffinerie e forni.
Il 18% è da attribuirsi al mondo industriale, in particolar modo alla produzione chimica e del cemento, mentre il 13% è legato alla combustione per il trasporto aereo, navale, ferroviario e automobilistico.
L’11 % è dovuto agli incendi boschivi, l’utilizzo del terreno per la produzione di riso, insieme alla digestione degli animali, l’uso di fertilizzanti e la gestione del letame.
A seguire troviamo il settore dell’edilizia (8%), nello specifico l’utilizzo di impianti per l’acqua calda, il riscaldamento e l’aria condizionata, così come la cucina.
Da ultimo ci sono i rifiuti nelle discariche e la gestione delle acque reflue, con una percentuale di concausa pari al 4%.
Per la prima volta l’IPCC ha rilasciato dati espliciti sui livelli di biossido di carbonio a cui bisogna attenersi per evitare una catastrofe climatica, specificando che la soglia dovrebbe essere compresa tra gli 800 e gli 880 miliardi di tonnellate di carbonio.
Nel 2011 abbiamo già toccato quota 530 gigatonnellate e questo ci pone inevitabilmente di fronte a due importanti quesiti: le varie multinazionali legate ai combustibili fossili saranno pronte a farsi da parte ? Siamo certi che un intervento a partire da oggi blocchi realmente l’aumento della temperatura?
Il team che ha lavorato alla stesura dell’ultimo rapporto sul clima è composto da circa 800 scienziati, autori di uno studio ricco di articoli a convalida della loro tesi.
Nonostante i più scettici continuino a sminuire l’allarmismo, ribadendo che negli ultimi 15 anni la temperatura atmosferica non abbia subito innalzamenti, sappiamo con certezza che questo invece è avvenuto a livello degli oceani.
L’aumento della temperatura delle acque oceaniche comporta innanzitutto un maggiore scioglimento dei ghiacciai e delle calotte artiche con conseguente innalzamento del livello del mare. Secondo i climatologi entro la fine del secolo questo innalzamento oscillerà tra i 26 e gli 82 centimetri.
Il team dell’IPCC ribadisce l’importanza di una coalizione a livello mondiale da parte dei gGoverni, affinchè il global warming diventi una delle priorità sulle scrivanie dei più potenti.
David Mackay, capo consulente scientifico per il Dipartimento dell’Energia e dei cambiamenti climatici, ha ricordato l’urgenza di massimizzare gli interventi al fine di ridurre la possibilità di una vera e propria catastrofe ambientale finchè siamo in tempo.
Ultimo aggiornamento il 11 Luglio 2024 da Rossella Vignoli
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