Scopri i casi di greenwashing con Rank-a-Brand
“Di casi di greenwashing – una pratica della comunicazione commerciale che anche in Italia é piuttosto diffusa e di cui ne abbiamo già parlato- ce ne sono tanti, perché le leggi spesso possono essere aggirate. Il danno maggiore che causa una pubblicità green ingannevole è quello di generare sfiducia nei consumatori verso qualsiasi forma di produzione ecologica.
Per questo è nata un’associazione di volontari che si occupa in modo indipendente dalle aziende di monitorare il mondo della sostenibilità. Rankabrand.org è un insieme di persone che hanno deciso di fare un passo avanti, da consumatori a veri e propri brand watcher, capaci di indagare la veridicità delle informazioni fornite dagli uffici comunicazione delle marche che si dichiarano green.
Il sito si è così rapidamente trasformato nel portale europeo più completo sul controllo dei casi di greenwashing e tanti dei marchi presenti nel mercato ne sono coinvolti. Per dare forza e visibilità al progetto è nato anche un communication team composto da blogger, video maker, fotografi, grafici e anche attori per comunicare e diffondere i risultati delle analisi compiute dagli altri volontari.
Un progetto ambizioso che nasce per controllare un mercato dove concetti come responsabilità sociale e ambientale d’impresa sono diventate parole-chiave per comunicare ai propri clienti.
In un mondo dove sempre più persone acquisiscono consapevolezza sulla dimensione sociale ed ecologica di un prodotto, dove l’etica diventa un valore aggiunto, le aziende spendono tempo e denaro per vestirsi di verde. Ed è proprio nel settore dell’abbigliamento che scopriamo grazie a Rank-a-Brand che il 63% dei 368 marchi presi in esame parla di sostenibilità, eppure il 30% di questi brand fa greenwashing e per questo è stato inserito nel “Greenwashing Alert“, una categoria che ci segnala come la comunicazione aziendale non corrisponda a reali progetti ecologici e di impatto sociale.
Esiste anche un “Performance Index” che ci aiuta invece a capire quali imprese si stanno impegnando davvero verso scelte attente all’ambiente e alle condizioni lavorative dei propri dipendenti.
Il ruolo del consumatore sta mutando rapidamente e non è più quello del secondo dopoguerra a cui bastava un “carosello” o uno spot ben mirato per farsi convincere. La sfiducia verso il modello capitalistico ha portato ad aprire gli occhi e trovare soluzioni come il ‘controllo diffuso’ attraverso il web.
Le aziende potranno anche mentire, ma il rischio di essere scoperte è sempre più alto.
Ultimo aggiornamento il 20 Marzo 2024 da Rossella Vignoli
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