Terreni vincolati a rischio per nuova disposizione sul silenzio-assenso
Un punto del disegno di legge sulle semplificazioni sta sollevando accese polemiche e mette a rischio il già ampiamente ‘violato’ paesaggio italiano. Secondo le nuove disposizioni infatti, viene eliminato il silenzio-rifiuto sul permesso di costruire, così da avere maggiore certezza sui tempi dell’iter burocratico. Anche nei casi di vincolo ambientale, paesaggistico o culturale.
Dopo 45 giorni infatti, scatterebbe il silenzio-assenso per costruire anche in luoghi tutelati, in barba anche al relativo articolo 9 della Costituzione.
Da una parte ambientalisti e associazioni che tutelano paesaggio ed i beni culturali sono in allarme perché si teme, a ragione, che la nuova norma, anziché snellire come vorrebbe il percorso delle autorizzazioni edilizie, in realtà sia un boomerang. Di fatto, le Sopraintendenze verrebbero obbligate a dare una risposta ed anche veloce, altrimenti scatterebbe l’autorizzazione, proprio grazie al silenzio-assenso.
Dall’altra il Ministero dei Beni Culturali parla di ‘tutela rafforzata‘.
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In pratica questo significa autorizzare tutte le domande di concessione edilizia, le lottizzazioni, i nuovi insediamenti industriali anche all’interno di aree vincolate e di grande valore paesaggistico e storico. Una vera follia che metterebbe in scacco l’intero patrimonio culturale italiano.
Già con le norme attuali l’abusivismo edilizio in molte zone è quasi la norma, figuriamoci con una clausola di questo tipo…
Per il Ministero dei Beni Culturali invece si tratta di trasparenza delle istituzioni verso il cittadino, e dichiara che “obbedendo a un principio di trasparenza della funzione pubblica, la disposizione ha ribadito il diritto del cittadino ad avere in ogni caso una risposta espressa e motivata (negativa o positiva) sulla propria domanda di permesso di costruire o sulle altre istanze che presenti all’amministrazione“.
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Nelle intenzioni del Ministero l’eliminazione del ‘silenzio-rifiuto’ corrisponde all’introduzione dell’obbligo da parte dell’amministrazione di rispondere comunque al cittadino.
La nuova legge vuole difendere il diritto del cittadino che vuole edificare ad avere una risposta dagli uffici tecnici. In realtà, visti i tempi faraonici con cui la Cosa Pubblica si muove, rischia paradossalmente di riempire il nostro Paese di nuovi eco-mostri.
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Ultimo aggiornamento il 11 Aprile 2024 da Rossella Vignoli
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